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Pagliarani, poesia e realismo

“Ma se quando l’inverno ibernasse, indeclinabile resterà l’amore: Cetta, aspetta, che non ho finito”. Sono queste le ultime righe di Pro-memoria a Liarosa, l’autobiografia pubblicata nel 2011 con cui Elio Pagliarani, il poeta scomparso a Roma l’8 marzo scorso, voleva spiegare la sua vita e la sua poetica alla figlia.
La testimonianza è stata scritta cominciando nel 1979, con Lia bambina. L’ultima pagina è del 2009, ma senza la parola “fine”. Un “commiato un po’ brusco” dovuto ai primi segni della malattia. Più della metà del Pro-memoria è dedicata ai ricordi dell’infanzia e della giovinezza a Viserba.
Il padre carrettiere col posteggio fisso in piazza. Elio bambino che gli porta il pranzo in bicicletta e gli dà il turno nell’attesa dei villeggianti. La mamma operaia alla corderia. L’occhio perduto all’età di 19 mesi. La scuola elementare con la maestra Perdicchi, il liceo al Serpieri. E i personaggi, le ville dei signori, i pescatori, il fronte.
A 18 anni Elio saluta Viserba per l’Università a Padova e in seguito si trasferisce a Milano, e poi a Roma, diventando uno dei Grandi della letteratura del Novecento.
Nato a Viserba il 25 maggio 1927, Pagliarani è stato tra i fondatori del “Gruppo 63”. Il poemetto sperimentale La ragazza Carla, risalente ai primi anni ’60, è stato definito dalla critica la sua opera più significativa. Laureato in Scienze politiche a Padova, ha collaborato alle più importanti riviste letterarie del secondo Novecento. Dopo aver vissuto dagli anni ‘40 a Milano (redattore al quotidiano L’Avantì) si è trasferito nella capitale negli anni ’60. A partire dal 1968 ha lavorato come critico teatrale a Paese Sera. Nelle sue raccolte degli anni ‘50, Cronache e altre poesie e Inventario privato, Pagliarani affronta temi realistici come quello del lavoro, dell’economia e della vita delle classi subalterne. Protagonisti dei suoi versi sono gli operai, i camionisti, le commesse, i manovali e le dattilografe della Milano dell’epoca.
La sua continua ricerca, dopo La ragazza Carla, tenta le vie sperimentali con Lezioni di Fisica (1964), che nel 1968 confluirà in Lezioni di fisica e Fecaloro. Inizia in questo periodo la stesura de La ballata di Rudi, il suo secondo romanzo in versi. Presente coi suoi scritti nell’antologia “I Novissimi”, Pagliarani ha vinto i maggiori premi di poesia, dal Viareggio al Mondello, dal Betocchi al Napoli, dal Penna all’Orient Express.
Famoso a livello non solo nazionale, Elio non ha mai spezzato il legame con Rimini, pur rimanendo critico su certe trasformazioni subite e volute dalla città.
Fin quando era viva la madre il poeta tornava a Viserba piuttosto spesso. In seguito un po’ più di rado, ma almeno una volta all’anno per le vacanze estive.
I viserbesi lo ricordano passeggiare sul lungomare con Cetta (nella foto a destra), la giovane moglie, pure lei poetessa e direttrice della Biblioteca Vallicelliana di Roma.
“Voleva arrivare fino a villa Serena, a Viserbella. – racconta Cetta – Durante il fronte con la famiglia visse per un certo periodo nelle sue cantine insieme a tanti altri sfollati. Villa Serena è citata anche nel suo «Canto d’amore»”.
Da quando era malato le passeggiate erano più brevi e aiutate dalla carrozzina. Un caffè in piazza e poi sotto l’ombrellone, sulla spiaggia di fronte a casa. Chi lo riconosceva non mancava un saluto e una stretta di mano. Per il 25 agosto del 2011 era stata organizzata una presentazione del suo libro, che Cetta aveva inizialmente pensato a Viserba (in spiaggia o nell’aula magna del Liceo “Serpieri”). Elio si era dimostrato felice della scelta. Poi, per sopraggiunti problemi logistici, insieme a Simone Bruscia dell’associazione “Assalti al Cuore” e all’associazione “Ippocampo Viserba” si era deciso di trasferire l’evento presso la Libreria Riminese. L’assessore alla Cultura Massimo Pulini si era reso disponibile, dimostrando grande interesse da parte dell’amministrazione comunale per l’artista, già premiato nel 1995 col Sigismondo d’oro. Purtroppo le condizioni di salute del poeta si aggravarono improvvisamente e all’ultimo momento venne tutto annullato.
L’ultima immagine di Elio a Viserba, in un’afosa mattina di fine agosto, è nel ricordo dell’amica Maria: “Quando è salito sull’ambulanza gli ho dato un bacio dicendo che lo aspettavo per le prossime vacanze. Lui mi sorrise annuendo, senza poter trattenere una lacrima”.

Maria Cristina Muccioli