RACCOLTO Calo della produzione del 70%, frantoi frenati. Mosca e meteo i principali colpevoli di una ‘annata disastrosa’ secondo l’Arpo Rimini
La raccolta non è ancora del tutto conclusa, ma le previsioni sono tutt’altro che… verdi. “ È la peggior stagione da trent’anni a questa parte”.
Sabrina Paolizzi non ci prova neppure a mitigare l’amarezza che arriva dagli uliveti.
Responsabile dell’ARPO di Rimini, l’Associazione Regionale tra produttori olivicoli dell’Emilia Romagna, la Paolizzi mette sul tavolo un dato che fa rabbrividire: “ Il calo della produzione previsto in provincia di Rimini è del 70%”. La campagna 2025 potrebbe assestarsi sui 20.000 quintali: lo scorso anno furono 35.000. “ La produzione 2024 fu molto alta, e dopo una stagione del genere un’annata di scarico è ipotizzabile ma non in questi termini disastrosi”.
Molti piccoli produttori sono rimasti a braccia conserte, come pure qualche azienda, mentre i frantoi (ventidue sul territorio riminese) lavorano a scartamento ridotto in un periodo dell’anno tradizionalmente di piena attività. “ Il raccolto specialmente nella piana di Villa Verucchio non è stato nemmeno effettuato. – è la fotografia di questa zona della Valmarecchia di Luigi Dolci – L’attacco della mosca, da luglio, ha compromesso tutto. Solo alcune zone collinari e ai confini di San Marino, trattate con cura, hanno retto meglio”.
Oltre al danno, la beffa: alla scarsissima quantità, si accompagna spesso una qualità non brillante. “ In diversi casi – aggiunge sconsolata Paolizzi – anche la qualità dell’oliva è risultata deludente”.
Il principale indiziato di questo disastro è la mosca olearia. “ L’inverno mite ha permesso alla mosca di svernare facilmente – spiega l’esperta – poi le alte temperature di luglio hanno accentuato la cascola fisiologica. Il colpo di grazia è arrivato con il clima instabile dell’estate. Chi non ha seguito le nostre indicazioni sui trattamenti, ha perso tutto: quantità e qualità”.
Se Rimini piange, il resto dell’Emilia- Romagna non ride. Il territorio riminese rappresenta il 70% della produzione regionale con 2.700/2.800 produttori, 650.000 piante su 2.825 ettari. In regione si stimano un milione di olivi su circa 5.000 ettari totali. La produzione stimata è di circa 40.000 quintali, sostenuta dalle zone emiliane (come l’imolese), meno colpite dalla mosca.
Il 2025 passerà agli annali come l’annus horribilis dell’olivicoltura riminese. Un disastro per un olio rinomato, Dop e spesso biologico, limpido, profumato, gustoso.
L’unica consolazione è una resa dell’oliva accettabile, intorno al 12/13%, mentre lo scorso anno non superava il 10%. “ Con frutti disidratati, la resa è alta – conferma Dolci – nel mio caso ha raggiunto il 16,3%”.
Con un orcio così a secco, dobbiamo aspettarci una impennata dei prezzi?
Paolizzi resta cauta. “ Credo che l’olio 2025 si discosterà molto dal prezzo del 2024. E 12 euro al lt per un olio di qualità oggi è davvero una soglia minima, considerando anche i costi di produzione sempre più importanti”.
Più che un raccolto, quello 2025 è un segnale d’allarme. Se l’olio riminese resta un prodotto d’eccellenza, è sempre più chiaro che senza investimenti, prevenzione e filiere solidali, il futuro dell’olivicoltura locale sarà ogni anno più in salita.

