Home Attualita “Non ignorare i primi segnali del disagio”

“Non ignorare i primi segnali del disagio”

Ottocentomila vittime, una ogni 40 secondi, a livello mondiale, quattromila in Italia, ogni anno:
sono i dati, allarmanti, che l’International Association for Suicide Prevention (Iasp), all’interno dell’Organizzazione mondiale di sanità (Oms), offre su un fenomeno del suicidio.
Martedì 10 settembre si è celebrata la Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio. Per l’occasione l’organizzazione di volontariato Telefono Amico Italia, che da oltre 50 anni si prende cura, al telefono e via mail, di chi ha bisogno di aiuto garantendo il totale anonimato, ha promosso una street action: “Ad ogni ostacolo Telefono Amico sempre in linea”. L’organizzazione mette a disposizione il numero unico 199.284.284 e il servizio MailAmica, al quale è possibile accedere attraverso la compilazione di un form sul sito. Di prevenzione al suicidio e delle attività di Telefono Amico Italia parliamo con la sua presidente, Monica Petra.

Quanto pesa sui suicidi l’isolamento emotivo di chi è in difficoltà?
”Si è compreso che il fenomeno non è esclusivamente una questione di salute mentale, ma è legato al benessere complessivo ed emozionale della persona. Questo è il nostro campo di intervento, cioè affrontare le situazioni di disagio, di malessere, di isolamento, di emarginazione che vengono prima della scelta definitiva del suicidio.
Vivere da soli non è gratificante. È bello poter fare pezzi di strada con qualcun altro, raccontandosi e sapendo che l’altro ha un interesse per quello che stiamo dicendo”.

Oltre alla solitudine quali altri fattori spingono al suicidio?
“I motivi per i quali una persona si suicida o pensa di suicidarsi sono i più disparati, dalla difficoltà ad affrontare una situazione contingente, ad esempio i problemi economici, a dolori fisici o dell’anima. A monte, dunque, i fattori possono essere tantissimi, ma nel momento in cui si decide di togliersi la vita, l’isolamento è un elemento determinante”.

Quali sono le fasce più a rischio?
“Noi abbiamo maggiori segnalazioni telefoniche dalle donne (65%), tra i 36 e i 55 anni (46%). Si tratta della fascia di utenti che cerca il contatto con noi soprattutto attraverso la linea telefonica. Si tratta di persone che ci chiamano per se stesse o per loro familiari o amici. Negli ultimi anni stiamo registrando una maggiore sensibilità sul tema e più attenzione alle manifestazioni di disagio di chi ci sta intorno”.

Ci sono Regioni da cui ricevete più chiamate?
“Soprattutto dal Nord Ovest, seguito da Centro, Sud e Nord Est. Questi sono però solo i dati forniti spontaneamente perché noi rispettiamo l’anonimato. Il servizio mail riceve tante richieste di dialogo da parte di ragazzi anche molto giovani, ma questo rende ancora più difficile individuare la provenienza”.

Quante segnalazioni ricevete all’anno?
“In media riceviamo circa 2.500 segnalazioni relative al suicidio: non significa che sono 2.500 persone che tentano il suicidio, ma che hanno pensieri suicidari. Il nostro obiettivo è di esserci prima che quel pensiero si trasformi in un’azione, dando ascolto a chi vive un disagio che ha, così, la possibilità di parlare di se stesso e del suo momento di crisi emozionale”.

Come funziona Telefono Amico Italia?
“Abbiamo 20 sedi territoriali distribuite in tutta la Penisola, con una maggiore concentrazione al Nord, tra Lombardia e Veneto. Per ora abbiamo il telefono unico e la mail, ma è nostra intenzione essere disponibili anche attraverso i canali di comunicazione che utilizzano la forma scritta veloce come la chat. Noi siamo tutti volontari, circa 500: tutte le persone che rispondono al nostro numero unico lo fanno da pari, da individuo a individuo, garantendo l’anonimato di chi ci chiama per consentire a chi ci contatta di sentirsi libero di raccontarsi. Il nostro servizio si svolge dalle 10 alle 24 tutti i giorni. I nostri volontari partecipano prima di iniziare a un percorso di formazione e poi a un percorso di formazione durante la permanenza in servizio per essere preparati ad affrontare qualsiasi tipo di conversazione: attraverso il dialogo e l’empatia aiutano le persone in difficoltà a ritrovare il benessere emozionale e, quando necessario, le indirizzano verso strutture o enti specializzati”.

Per la prevenzione del suicidio è, quindi, importante arrivare “presto”?
“La cosa fondamentale è non far finta di nulla. Trascurare o lasciar correre perché alcune frasi, quando le sentiamo da persone alle quali siamo affezionati, ci colpiscono e ci fanno fare un passo indietro per paura, è sbagliato: al contrario, la prevenzione si fa proprio essendo presenti quando il pensiero sorge perché allora è possibile costruire dialogo e dare sollievo alla persona sofferente”.

Avete mai avuto qualche riscontro di persone che vi hanno chiamato e poi ugualmente hanno compiuto il gesto estremo?
”No, qualche volta abbiamo avuto il sospetto. Mentre di persone che hanno già assunto farmaci o che si trovano in una condizione di grosso pericolo, e poi ci hanno chiamato e che al termine della telefonata hanno chiesto un intervento, abbiamo dei riscontri perché ci rivolgiamo in questi casi a chi è preposto a fare il salvataggio, come il 118”.

Quale messaggio volete lanciare per la Giornata mondiale della prevenzione al suicidio 2019?
“Prestare attenzione alle parole degli altri, ascoltare quello che quotidianamente le persone ci comunicano, prendersi il tempo per dialogare con chi ci sta intorno. Inoltre, se si sperimenta un dialogo, anche nel ruolo di ascoltatore si vive un’esperienza veramente forte di senso”.
Gigliola Alfaro