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Non dare i numeri

Il tasso di noiosità di questa puntata è superiore al consueto. Premetto l’aureo consiglio di don Lisander per chi non si curasse di ascoltare le nostre quattro parole: cioè saltare alla pagina seguente (cap. XXII). Chi resta, alla fine non ci accusi di essere stati indigesti. Ma che colpa abbiamo noi (come diceva una canzonetta) se nei commenti politici circolano opinioni piuttosto strane come quelle che danno corpo ad una terza Repubblica italiana per il semplice fatto che abbiamo un governo di Tecnici anziché di Politici? Per cambiare la targa del nostro Stato, occorrerebbe una nuova Costituzione.
Noi (e se consentite, aggiungiamo un grazie al Cielo) abbiamo ancora quella del 1948 che reca con sé il ricordo delle tragedie che la precedettero. In Italia si è soltanto mutato il sistema elettorale. I suoi ideatori ed estensori lo hanno etichettato con sincero ribrezzo come porcata, tanto per essere chiari nel pentimento da scontare senza penitenze. Poi il prof. Giovanni Sartori con eleganza ha parlato di porcellum.
In questo porcellum abbiamo identificato la cosiddetta seconda Repubblica. Che dopo la recente crisi di governo è diventata immediatamente la terza. Una Repubblica così sembra una specie di autovettura con il cambio automatico che non richiede al conducente nessuna attenta manovra.
Il tasso di noiosità delle nostre righe sta superando la soglia del pericolo d’inquinamento, mentre ci avviciniamo al comma due dell’art. 92 che più semplice di così non può essere: ”Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio…”. Nessun paletto è messo dalla Costituzione all’operato del Capo dello Stato, tranne quel severo richiamo all’alto tradimento o all’attentato alla Costituzione medesima (art. 90, comma due).
Tutto ciò serve per concludere che sono senza fondamento le fantasie eroiche di quanti hanno mormorato sulla presunta violazione della Legge fondamentale dello Stato per la nascita di un governo di soli Tecnici. Il problema è diverso. I Politici sono stati fatti apparire dai commentatori come tante donne Prassedi pronte a comandar su tutto ed a prender per cielo il loro cervello. Serve soltanto ad onorare il ricco contratto con la Rai definire, da parte di messer Ferrara, governo del preside quello che gli altri chiamano governo del Presidente. È uno di quei raffinati giochi di parole che sono nebbia la quale impedisce di vedere il burrone e scansarlo. (1059)

Antonio Montanari