Comodi. Maneggevoli. Facili da utilizzare. Forse un po’ costosetti. Ma sicuramente il must dell’estate 2019. Sono i monopattini elettrici.
A Rimini viaggiano da inizio luglio. I primi a scendere in strada sono stati gli Helbiz che, però, hanno avuto vita breve: giusto il tempo di capire che erano «fuorilegge». Poi l’entrata in vigore, sabato 27 luglio, del decreto dell’allora Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli che, normando il loro utilizzo, ha rivoluzionato la micromobilità.
L’arrivo di Lime e Bird, con Rimini che si è ritrovata con mille monopattini (cinquecento mezzi per uno) in giro per la città. Tanta curiosità, tanti spostamenti, ma anche tanti problemi ancora da risolvere. A partire dai parcheggi per arrivare all’utilizzo pericoloso da parte dei minorenni. Ma come funzionano, esattamente, i monopattini? Quali costi hanno? Come si ricaricano? Abbiamo cercato di fare un piccolo riassunto.
Come funzionano
Per poter utilizzare entrambi i monopattini le operazioni da fare sono uguali. Per prima cosa occorre trovare l’App e scaricarla sul proprio telefonino. A quel punto occorrerà loggarsi scrivendo nome, cognome, data di nascita, indirizzo e, ultimo ma non ultimo, il metodo di pagamento. Verrà chiesto all’utente se vuole «caricare» già un saldo prestabilito oppure farselo addebitare di volta in volta. Una volta terminata questa fase occorrerà sbloccare sul telefonino l’opzione posizione in modo tale che l’App sappia dove sei e ti possa indicare quali sono i mezzi più vicini a dove ti trovi. Arrivato nei pressi del mezzo occorre prendere in mano il telefonino, aprire la fotocamera e inquadrare il codice QR che si trova sul manubrio, a fianco del quadrante che indica velocità e chilometri. Se l’operazione andrà a buon fine, dal monopattino, arriverà un suono simile a un bip che significa che il mezzo è sbloccato. Non rimane altro che salirci sopra, darsi un paio di spinte con il piede e poi spingere la levetta dell’acceleratore.
La velocità massima varia tra i 15 km/h e i 6 km/h in Centro storico. Una volta arrivati a destinazione occorre scendere, riprendere in mano il telefonino e spingere il tasto corsa terminata. Entrambe le aziende, a questo punto, chiedono al proprio utente di scattare una foto al mezzo parcheggiato. Se il monopattino è lasciato in sosta in un’area non riconosciuta, l’utente non riuscirà a bloccare la corsa e il «tassametro» correrà veloce. Naturalmente, l’utente, avrà sul proprio telefonino tutto lo storico delle corse e il credito rimanente se ha fatto una ricaricabile.
Le mappe
Perché, e questa è l’unica cosa, con il costo, che diversifica «Lime» e «Bird», le due aziende hanno scelto un raggio d’azione differente. I monopattini Lime, per esempio, possono circolare anche in Centro storico, ma non possono viaggiare in via Destra del Porto. Viceversa, Bird non può correre lungo le strade del Centro, ma può sconfinare fino a Marebello utilizzando la pista ciclabile del lungomare.
Quando l’utente accede all’App, sulla cartina, comunque, le aree sono ben delimitate e se per caso si dovesse ‘sconfinare’, il mezzo produce un suono e poi si blocca. Per fare un esempio molto pratico: con Bird non si può percorrere viale Vespucci perché all’altezza del Caffé Pascucci il mezzo si ferma. Così vale anche per Lime quando si entra in un’area vietata.
I costi
In comune, le due marche, hanno anche i costi. O per meglio dire, una parte di essi. Se, infatti, per sbloccarli, il cliente deve pagare un euro, Lime chiede 15 centesimi al minuto contro i 20 di Bird.
Le problematiche
Come detto all’inizio, i problemi non mancano. A partire dai parcheggi, ci vorrebbero dei luoghi dove ricoverare i mezzi per impedire l’abbandono selvaggio come, purtroppo accade. Poi c’è tutta la questione legata agli utenti: troppi ragazzini ne fanno un uso errato e pericoloso. Per non parlare delle strade su cui vengono usati. Il problema principale è che nessuno, a parte alcuni casi rarissimi, sta facendo rispettare le regole.
I juicers
C’è poi tutta la questione legata ai cosiddetti juicers, ossia quelle persone che stipulano un vero e proprio contratto con le due aziende per ricaricare i mezzi fermi nelle varie zone della città. Una volta compilati tutti i moduli, Lime e Bird, fanno recapitare via corriere espresso, a casa del juicers, l’attacco dove inserire la spina. I costi non sono altissimi, intorno ai 5 euro a dispositivo, ma capite bene che nell’arco della notte, perché naturalmente si devono ricaricare quando vengono utilizzati di meno, più mezzi si «attaccano alla presa» e più soldi si possono guadagnare. Rimini è piccola, 500 mezzi sono ancora un numero esiguo come del resto lo sono quelli dei juicers, ma in una città grande come Parigi, potete capire bene come questo possa diventare davvero un lavoro ‘flessibile’.
Ecco, questo molto velocemente è il mondo dei monopattini elettrici.
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