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Moda e fashion, che Archivio!

L’Archivio di Stato visto non più come deposito di tomi ponderosi e polverosi, percepiti magari come inutili, ma come strumento utile e operativo per interpretare la realtà con uno sguardo al presente proiettato la futuro all’insegna della modernità. È questo il senso del progetto presso la sede riminese dell’Archivio di Stato, dal titolo: “Patrimonio culturale a Rimini e in Romagna: archivi storici per il fashion e la moda tra Ottocento e Novecento”.
Inserito nel contesto della XIV Settimana della Cultura proposta dal Ministero, l’iniziativa – ha spiegato il direttore dell’archivio di Stato di Rimini e Forlì-Cesena, G. Braschi – “si rivolge a tutti i soggetti produttori di cultura. Si tratta di un progetto innovativo, in linea con la tendenza attuale dell’Archivio di Stato che volge i suoi interessi verso il moderno e il contemporaneo, in questo caso nei confronti del mondo della moda e del fashion. Una particolare attenzione che coinvolge anche il sistema archivistico nazionale. Si tratta – ha concluso Braschi – di un progetto in fieri, che implica anche un rapporto con il privato”.
Per il professor Angelo Turchini, docente dell’Università di Bologna, sede di Ravenna, “il progetto colloca i soggetti produttori di cultura in una realtà territoriale. Gli archivi storici correnti sono la memoria del futuro”. Occorre sfatare il luogo comune che vuole gli archivi solo un posto in cui conservare carte polverose: “oggi gli archivi guardano ai nuovi media e nel caso specifico agli archivi storici della moda. – prosegue il prof. Turchini – Per esempio, l’archivio del noto fotografo riminese Davide Minghini, si può estendere a tutti i settori, anche alla moda. Occorre poi valorizzare pure quelle iniziative che sono collaterali al moda e al fashion, come il Museo del Bottone, che contribuiscono anch’esse alla valorizzazione di un territorio”. È un progetto ambizioso, ne è convinta la professoressa Calanca, docente dell’Università di Bologna sede di Rimini, “anzi ambiziosissimo, che si avvale anche dell’apporto di soggetti privati, come Confindustria. Riguarda la conservazione dell’Archivio Storico e di tutto quello che ruota attorno al discorso della moda, anzi del fashion: parlare solo di moda è riduttivo, non riesce a cogliere la complessità della questione. Siamo in presenza di un patrimonio sociale e culturale riferito al mondo del fashion di notevoli dimensioni. Rimini e la Romagna hanno potenzialità straordinarie”. Secondo la professoressa Dallari, si tratta di archivi prestigiosi per la moda e il fashion, che fanno riferimento anche alla cultura e al turismo che è la vera vocazione del territorio. Insomma, gli archivi come luogo della memoria per quello che siamo nel presente e siamo stati nel passato, anche se siamo ancora deboli nel concetto di contemporaneità. “La cultura dovrebbe avere una dimensione di comunicazione, l’immenso patrimonio archivistico italiano manca di una adeguata politica di divulgazione. I distretti della moda, come la provincia di Rimini, mettono in evidenza la capacità delle piccole e medie imprese in questo specifico settore”.
L’archeologa C. Ravara Montebelli osserva la questione da un’altra angolatura. “A Rimini è totalmente assente l’archeologia industriale più recente, ci sono solo tracce di attività tessile molto sviluppata nell’epoca romana. Una particolare attenzione merita il tema delle filande e della seta, dei marchi di fabbrica e dei produttori di tessuti, si registra un incremento di questa attività”. La documentazione archivistica è necessaria per interagire fra i vari soggetti. Ed è importante – secondo Confartigianato – anche eseguire una mappatura di tutta la documentazione in nostro possesso.
Perché la Biblioteca di Rimini ha aderito al progetto? “Anche se la Gambalunghiana dispone di una grande e autonoma banca visiva – puntualizza Oriana Maroni – la Biblioteca ha aderito per fare rete e per mettere in relazione fra loro ente pubblico, mondo accademico e mondo delle imprese. Si tratta di un rapporto fondamentale per capire l’evoluzione e le dinamiche che si muovono nella società. Disponiamo di un grande archivio fotografico per quanto riguarda l’arredamento”. Fare sistema è importante per creare un prodotto culturale, che può essere proiettato anche in campo economico, facendo sinergia con le imprese.

Patrizio Placuzzi