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Mai dire Rimini

Forse tutti non sanno che la carriera televisiva della Gialappa’s Band cominciò spernacchiando Rimini. Il 1 luglio 1989 nella prima puntata di “Mai dire Banzai” il primissimo gioco autolesionista si svolgeva in una piscina nipponica dove i concorrenti dovevano resistere sott’acqua respirando con degli sturalavandini.“ Sembra di essere a Rimini per l’affollamento ma l’acqua è trasparente quindi non siamo sicuramente a Rimini”, commentò Marco Santin. Mai battuta fu più nefasta: di lì a qualche giorno Rimini finì sommersa dalle mucillagini. Ma l’aneddoto conferma anche come la fama delle acque locali fosse pessima anche prima del disastro di quel luglio. Sono passati decenni, sono cambiati i media ma per Rimini il problema resta lo stesso: combattere contro i pregiudizi sul suo mare. Lo abbiamo visto lo scorso anno, quando le mucillagini scatenarono sui social un bombardamento di commenti velenosi.

Il Comune di Rimini ha denunciato i più scorretti, e bene ha fatto, ma forse è arrivato il momento di passare alla prevenzione. Il mare di Rimini col Piano di Salvaguardia della Balneazione oggi è meno a rischio e più controllato di tanti altri lidi più cristallini ma non per questo altrettanto sani, anzi. Non vale la pena sbandierarlo davvero ai quattro venti piuttosto che sperare che non ci siano imprevisti che rendano necessario poi ribadirlo a buoi già scappati? Di fronte ad assalti tossici come l’anno scorso le campagne smart firmate dall’artista di tendenza servono poco.

Non è facile, sia chiaro, far capire le qualità del nostro mare per sua natura non chiaro. Ma forse è il momento di cambiare atteggiamento se non vogliamo fare una fine alla Mai dire Banzai.