Home Osservatorio Musicale Ma non è la …Traviata

Ma non è la …Traviata

Terzo atto, il soprano Claudia Pavone (Magda) e il tenore Matteo Falcier (Ruggero) - PH Binci

La stagione lirica del Teatro Pergolesi si è conclusa con La Rondine  di Puccini, rappresentata a Jesi per la prima volta  

JESI, 15 dicembre 2023 – La metafora della rondine, applicata a una protagonista femminile, suggerisce un’idea di libertà e indipendenza. Se poi l’autore di questa ‘commedia lirica’ si chiama Giacomo Puccini, s’intuisce che sarà un altro ritratto da aggiungere nella sua multiforme galleria di donne, tutte profondamente diverse fra loro. Questa volta, pur non possedendo alcun tratto eroico, la protagonista si discosta dalla mentalità corrente e, con il suo atteggiamento in anticipo sui tempi, registra la profonda trasformazione dei costumi in atto all’inizio del ventesimo secolo.

Il soprano Claudia Pavone (Magda) e il tenore Matteo Falcier (Ruggero) – PH Binci

La Rondine, andata in scena a Jesi per la prima volta come titolo conclusivo della stagione lirica, ha per protagonista Magda, una mantenuta. Non deve trarre in inganno però la somiglianza con il personaggio verdiano di Violetta, perché – ascoltando soprattutto quello che succede in orchestra – è più facile rintracciarne affinità con la musica di Richard Strauss: soprattutto nei lussureggianti colori strumentali, in particolare nel primo atto e in un canto disteso ma irto di difficoltà. Inoltre, pensando che il secondo atto è incentrato sull’idea del travestimento per prendere coscienza di ciò che si desidera veramente, la vicenda di Magda sembra anticipare di una ventina d’anni l’Arabella straussiana, dove la protagonista diviene consapevole in modo analogo della propria identità.

Nel libretto di Giuseppe Adami, l’avvenente Magda – annoiata dagli agi legati al tipo di vita che conduce, e piena di nostalgia per il suo passato da grisette – si traveste per andare in incognito al Caffè Bullier, con la speranza di rievocare l’atmosfera di un’avventura vissuta in gioventù (la scena però non ha niente in comune con il più iconico Momus della Bohème, perché qui ci si scatena in balli modernissimi per l’epoca). E se è proprio in questo locale che scatterà l’amore con Ruggero, nel terzo atto – almeno nella prima stesura dell’opera, la più coraggiosa e “scandalosa”, che è poi quella scelta a Jesi – Magda rivelerà tutta la sua natura anticonformista: di fronte all’idea di sposare l’uomo che pur ama, si spaventa per la noia che potrebbe scaturire da un tranquillo menage borghese e da un futuro di sposa modello. Preferisce così continuare per la sua strada, che le permetterà comunque la libertà.

L’opera di Puccini – appare davvero riduttivo definirla ‘operetta’, secondo l’idea originaria – è frutto di una coproduzione con Pisa, dove ha debuttato: la regia porta la firma di Paul-Émile Fourny e le scene di antica fattura sono di Benito Leonori, che concepisce un teatro diroccato inteso soprattutto come spazio mentale, premonizione inevitabile dell’ormai imminente conflitto mondiale. Non bisogna dimenticare, infatti, che La Rondine fu composta a ridosso della Grande Guerra, e dovette attendere il 1917 prima di andare in scena nel territorio neutrale di Monte Carlo; soltanto tre anni dopo poté infine essere rappresentata a Vienna, alla Volksoper, il teatro che l’aveva commissionata a Puccini. All’interno di questo palcoscenico fatiscente si compongono i diversi ambienti: la casa parigina nel primo atto, il caffè nel secondo e la spiaggia sulla Costa Azzurra nel terzo. Molto belli i costumi stilizzati di Giovanna Fiorentini, che immagina silhouette astratte ma in grado di evocare una visualità liberty.

Protagonista il soprano Claudia Pavone, che ha impresso un’innegabile grazia al personaggio di Magda; vocalmente sicura, a suo agio nei pianissimi e allo stesso tempo in grado di sfoderare un volume sostanzioso al momento opportuno. L’altro personaggio femminile di rilievo è affidato a Maria Laura Iacobellis, che disegna una cameriera Lisette leggermente caricaturale nel ruolo di aspirante attrice senza grande successo. Sul versante maschile ci sono due tenori coprotagonisti. Matteo Falcier, nonostante l’indisposizione, è stato un convincente Ruggero: spaesato al suo arrivo a Parigi, perplesso quando Magda decide di rinunciare al suo amore. Sempre a suo agio, in scena e sul versante vocale, l’altro tenore, Vassily Solodkyy: un brillante Prunier – in casa di Magda suona anche il pianoforte, senza necessità di ricorrere al raddoppio in orchestra – che intreccia il suo legame amoroso con la cameriera. Il baritono Francesco Verna ha l’aplomb necessario al banchiere Rambaldo, gran signore nel gestire i suoi rapporti con la protagonista. Molti i personaggi minori, che restano tutti satellitari ma sempre in grado di rispondere alle sollecitazioni della musica. Ben preparato da Marco Bargagna il Coro Arché (assai impegnato nel quadro del Caffè Bullier), mentre sul podio dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana era Valerio Galli, direttore di lunga esperienza pucciniana. E il buon risultato ottenuto da buca e palcoscenico lo conferma.

Giulia  Vannoni