Home Attualita Ma Dio non è indifferente

Ma Dio non è indifferente

Dio “non è indifferente a noi” e a “quello che ci accade”: per questo il cristiano deve dire no alla “globalizzazione dell’indifferenza”, cioè a quella “attitudine egoistica, di indifferenza” che “ha preso oggi una dimensione mondiale”.
È quanto scrive il Papa, nel Messaggio per la Quaresima, sul tema “Rinfrancate i vostri cuori” (Gc 5,8). “Dio non ci chiede nulla che prima non ci abbia donato”, scrive Francesco nel messaggio, diffuso oggi: “Lui non è indifferente a noi. Ognuno di noi gli sta a cuore, ci conosce per nome, ci cura e ci cerca quando lo lasciamo. Ciascuno di noi gli interessa; il suo amore gli impedisce di essere indifferente a quello che ci accade”.
“Quando noi stiamo bene e ci sentiamo comodi – nota il Papa – certamente ci dimentichiamo degli altri (cosa che Dio Padre non fa mai), non ci interessano i loro problemi, le loro sofferenze e le ingiustizie che subiscono… allora il nostro cuore cade nell’indifferenza: mentre io sto relativamente bene e comodo, mi dimentico di quelli che non stanno bene”.

La globalizzazione
dell’indifferenza
Questa “attitudine egoistica, di indifferenza, ha preso oggi una dimensione mondiale, a tal punto che possiamo parlare di una globalizzazione dell’indifferenza”. Per il Papa, “si tratta di un disagio che, come cristiani, dobbiamo affrontare”.
“L’indifferenza verso il prossimo e verso Dio è una reale tentazione anche per noi cristiani”, ammonisce Francesco, secondo il quale “abbiamo bisogno di sentire in ogni Quaresima il grido dei profeti che alzano la voce e ci svegliano”. “Dio non è indifferente al mondo, ma lo ama fino a dare il suo Figlio per la salvezza di ogni uomo”, ricorda il Papa. “Nell’incarnazione, nella vita terrena, nella morte e risurrezione del Figlio di Dio, si apre definitivamente la porta tra Dio e uomo, tra cielo e terra. E la Chiesa è come la mano che tiene aperta questa porta mediante la proclamazione della Parola, la celebrazione dei sacramenti, la testimonianza della fede che si rende efficace nella carità”.

Nessuno possiede
solo per sè
Tuttavia, è l’analisi del Santo Padre, “il mondo tende a chiudersi in se stesso e a chiudere quella porta attraverso la quale Dio entra nel mondo e il mondo in Lui. Così la mano, che è la Chiesa, non deve mai sorprendersi se viene respinta, schiacciata e ferita”. “Il popolo di Dio ha bisogno di rinnovamento, per non diventare indifferente e per non chiudersi in se stesso”.
“Nessuno possiede solo per sé, ma quanto ha è per tutti”. A ribadirlo è il Papa, che nel Messaggio per la Quaresima spiega che “poiché siamo legati in Dio, possiamo fare qualcosa anche per i lontani, per coloro che con le nostre sole forze non potremmo mai raggiungere, perché con loro e per loro preghiamo Dio affinché ci apriamo tutti alla sua opera di salvezza”. “Se un membro soffre, tutte le membra soffrono”, Francesco sceglie questa immagine, tratta dalla prima lettera ai Corinzi, per descrivere la Chiesa. “La carità di Dio che rompe quella mortale chiusura in se stessi che è l’indifferenza, ci viene offerta dalla Chiesa con il suo insegnamento e, soprattutto, con la sua testimonianza”.
Tuttavia, “si può testimoniare solo qualcosa che prima abbiamo sperimentato”, precisa il Papa, ricordando che “il cristiano è colui che permette a Dio di rivestirlo della sua bontà e misericordia, di rivestirlo di Cristo, per diventare come Lui, servo di Dio e degli uomini”.
A questo proposito, Francesco cita la liturgia del Giovedì santo con il rito della lavanda dei piedi: “Pietro non voleva che Gesù gli lavasse i piedi, ma poi ha capito che Gesù non vuole essere solo un esempio per come dobbiamo lavarci i piedi gli uni gli altri. Questo servizio può farlo solo chi prima si è lasciato lavare i piedi da Cristo. Solo così può servire l’uomo”.

Quaresima,
tempo propizio
“La Quaresima è un tempo propizio per lasciarci servire da Cristo e così diventare come Lui”, scrive il Papa nel Messaggio, e ciò “avviene quando ascoltiamo la Parola di Dio e quando riceviamo i sacramenti, in particolare l’Eucaristia. In essa diventiamo ciò che riceviamo: il corpo di Cristo. In questo corpo quell’indifferenza che sembra prendere così spesso il potere sui nostri cuori, non trova posto. Poiché chi è di Cristo appartiene a un solo corpo e in Lui non si è indifferenti l’uno all’altro”. Per questo, come afferma san Paolo, “se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui”. La Chiesa è “comunione dei santi”, precisa il Santo Padre, “perché vi partecipano i santi, ma anche perché è comunione di cose sante: l’amore di Dio rivelatoci in Cristo e tutti i suoi doni”. Tra essi, “c’è anche la risposta di quanti si lasciano raggiungere da tale amore. In questa comunione dei santi e in questa partecipazione alle cose sante nessuno possiede solo per sé, ma quanto ha è per tutti”.

I santi camminano
con noi
“Per ricevere e far fruttificare pienamente quanto Dio ci dà vanno superati i confini della Chiesa visibile”. Ne è convinto il Papa, che nel Messaggio per la Quaresima invita a unirsi “alla Chiesa del cielo nella preghiera”. “Con i santi che hanno trovato la loro pienezza in Dio – spiega – formiamo parte di quella comunione nella quale l’indifferenza è vinta dall’amore”. “La Chiesa del cielo non è trionfante perché ha voltato le spalle alle sofferenze del mondo e gode da sola”. Puntualizza il Papa: “Piuttosto, i santi possono già contemplare e gioire del fatto che, con la morte e la resurrezione di Gesù, hanno vinto definitivamente l’indifferenza, la durezza di cuore e l’odio. Finché questa vittoria dell’amore non compenetra tutto il mondo, i santi camminano con noi ancora pellegrini”.
Santa Teresa di Lisieux “scriveva convinta che la gioia nel cielo per la vittoria dell’amore crocifisso non è piena finché anche un solo uomo sulla terra soffre e geme”, sottolinea il Papa citando una sua lettera: “Conto molto di non restare inattiva in cielo, il mio desiderio è di lavorare ancora per la Chiesa e per le anime”.
“Anche noi partecipiamo dei meriti e della gioia dei santi ed essi partecipano alla nostra lotta e al nostro desiderio di pace e di riconciliazione. La loro gioia per la vittoria di Cristo risorto è per noi motivo di forza per superare tante forme d’indifferenza e di durezza di cuore”.

Le parrocchie siano
isole di misericordia
“Ogni comunità cristiana è chiamata a varcare la soglia che la pone in relazione con la società che la circonda, con i poveri e i lontani”: alle parrocchie, in particolare, spetta il compito di diventare “isole di misericordia in mezzo al mare dell’indifferenza”. È il doppio invito del Papa, che nel Messaggio per la Quaresima ricorda come “la Chiesa per sua natura è missionaria, non ripiegata su se stessa, ma mandata a tutti gli uomini. Questa missione è la paziente testimonianza di Colui che vuole portare al Padre tutta la realtà e ogni uomo”. “La missione è ciò che l’amore non può tacere”, afferma Francesco: “La Chiesa segue Gesù Cristo sulla strada che la conduce a ogni uomo, fino ai confini della terra. Così possiamo vedere nel nostro prossimo il fratello e la sorella per i quali Cristo è morto ed è risorto. Quanto abbiamo ricevuto, lo abbiamo ricevuto anche per loro. E parimenti, quanto questi fratelli possiedono è un dono per la Chiesa e per l’umanità intera”. “Quanto desidero che i luoghi in cui si manifesta la Chiesa, le nostre parrocchie e le nostre comunità in particolare, diventino delle isole di misericordia in mezzo al mare dell’indifferenza!”, l’auspicio del Papa.

Cosa possiamo
fare?
Non solo come Chiesa, ma “anche come singoli abbiamo la tentazione dell’indifferenza”, denuncia il Papa nel Messaggio per la Quaresima: “Siamo saturi di notizie e immagini sconvolgenti che ci narrano la sofferenza umana e sentiamo nel medesimo tempo tutta la nostra incapacità a intervenire”. “Che cosa fare per non lasciarci assorbire da questa spirale di spavento e di impotenza?”, si chiede Francesco. “In primo luogo – la risposta – possiamo pregare nella comunione della Chiesa terrena e celeste”. Non trascuriamo la forza della preghiera di tanti!”, l’esortazione del Papa, che ha citato l’iniziativa “24 ore per il Signore”, in programma il 13 e 14 marzo, auspicando che “si celebri in tutta la Chiesa, anche a livello diocesano”.

In secondo luogo, “possiamo aiutare con gesti di carità<+testo_band>, raggiungendo sia i vicini che i lontani, grazie ai tanti organismi di carità della Chiesa. La Quaresima è un tempo propizio per mostrare questo interesse all’altro con un segno, anche piccolo, ma concreto, della nostra partecipazione alla comune umanità”. Infine, “<+nero>la sofferenza dell’altro<+testo_band> costituisce un richiamo alla conversione, perché il bisogno del fratello mi ricorda la fragilità della mia vita, la mia dipendenza da Dio e dai fratelli”. Solo così “potremo resistere alla tentazione diabolica che ci fa credere di poter salvarci e salvare il mondo da soli”.

Un cuore forte
e misericordioso
“Per superare l’indifferenza e le nostre pretese di onnipotenza”, nel Messaggio il Papa chiede a tutti “di vivere questo tempo di Quaresima come un percorso di formazione del cuore”, come scrive Benedetto XVI nella “Deus caritas est”. “Avere un cuore misericordioso – precisa Francesco – non significa avere un cuore debole. Chi vuole essere misericordioso ha bisogno di un cuore forte, saldo, chiuso al tentatore, ma aperto a Dio. Un cuore che si lasci compenetrare dallo Spirito e portare sulle strade dell’amore che conducono ai fratelli e alle sorelle. In fondo, un cuore povero, che conosce cioè le proprie povertà e si spende per l’altro”.