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L’urgenza di un bene comune

Accordo tra l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) Emilia Romagna e la Caritas regionale.

Gli obiettivi dell’accordo: supporto e accompagnamento delle famiglie in difficoltà nell’accesso ai servizi alla persona, la costruzione di un Osservatorio sulle politiche sociali e sulle misure di contrasto alle vecchie e nuove forme di povertà, incluse quelle determinate dal protrarsi della pandemia da COVID-19.

Proprio il perdurare e l’aggravarsi della pandemia ha fatto crescere, anche nella nostra regione, la preoccupazione per l’aumento di persone e famiglie a rischio povertà, come indica con forza anche il Rapporto regionale Caritas sulle povertà appena reso pubblico (vedi in pagina) dopo quello della Caritas di Rimini. “L’intento – è scritto nel comunicato – è quello di continuare a incoraggiare lo spirito di comunità che ha mos- so le numerose iniziative di solidarietà promosse da singoli cittadini, imprese, realtà della Società Civile e del Terzo Settore che nella prima

fase dell’emergenza hanno affiancato l’operato dei Comuni, dei Piani di Zona, delle ASL e della Regione Emilia-Romagna”.

Le parti coinvolte nell’accordo si impegnano a “ svolgere un lavoro sociale di rete per rimuovere gli ostacoli che impediscono alle persone in povertà di accedere a servizi e informazioni. In tal senso si vuole dare luogo a un servizio di prossimità che faciliti l’accesso ai servizi alla persona, tra cui il sostegno necessario ad usufruire delle misure di supporto al reddito e all’inserimento lavorativo e dei diritti previdenziali riconosciuti dal Sistema di Protezione Sociale”.

A firmare l’accordo sono stati il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, Presidente di Anci Emilia-Romagna; e Mario Galasso, direttore della Caritas diocesana di Rimini, delegato Caritas Emilia-Romagna.

Andrea Gnassi: “ È un accordo che ha una valenza e un impatto sulla sostanza e sul piano educativo. Comuni e associazioni di volontariato sono la prima porta a cui vanno a bussare le persone in difficoltà. Rappresentano i valori dell’istituzione e della comunità e li tengono alti ancora di più in un periodo drammatico, mai visto prima. Il patto siglato da Anci Er e Caritas rinnova e allo stesso tempo amplifica la volontà di dare risposte concrete e ‘esemplari’ da parte di chi oggi fa la propria parte e ci mette cuore e faccia ogni giorno”.

Con la sottoscrizione del Protocollo vogliamo accendere una luce della speranza nelle nostre comunità: insieme per collaborare, insieme per essere più vicini a chi è in difficoltà, insieme per non lasciare nessuno indietro.

– è il commento di Mario Galasso – La forza di una catena si misura nel suo anello debole, quell’anello misura anche la fragilità delle nostre comunità. ‘Nessuno si salva da solo, ci si può salvare unicamente insieme’, ci ricorda Papa Francesco nella sua ultima enciclica, Fratelli Tutti. Grazie al Protocollo saremo ancora più insieme, per costruire comunità più coese e più inclusive, ricche di umanità e relazioni, comunità dove ognuno si sente a casa propria. Certo particolarmente importante è l’accordo sull’Osservatorio delle Povertà per mettere in dialogo le diverse realtà e così orientare anche le scelte politiche. Occorre anche dire che non in tutti Comuni i rapporti sono intensi come in alcune realtà. Questo accordo vuole aprire nuove piste per un lavoro insieme, perchè l’urgenza è proprio questa: ognuno giochi con il suo ruolo, ma per il bene comune”.

L’impegno delle Caritas della regione nel tempo del Covid

La carità è creativa all’infinito” e l’azione delle Caritas emiliano-romagnole lo hanno dimostrato. Lo sottolinea l’Osservatorio regionale Caritas che in occasione della Giornata mondiale dei poveri ha reso pubbliche le cifre del loro impegno in questo tempo di emergenza Covid.

 I Centri di Ascolto sono diventati contatti telefonici attivi, con numeri sempre disponibili per qualsiasi emergenza; sono scesi in strada con gazebi, per garantire il servizio all’aria aperta; sono diventati appuntamenti come si fa con un amico quando si tiene a lui e si ha piacere di incontrarlo. Da gennaio ad agosto sono stati realizzati oltre 16mila colloqui.

– Le Mense si sono trasformate in “ristoranti che fanno cibo da asporto”: c’è chi ha coinvolto professionisti per la preparazione dei pasti per trovare soluzioni creative alle tante donazioni di cibo ricevute; chi ha stretto una convenzione con un ristorante per garantire i pasti caldi quotidiani alle persone in difficoltà; chi è riuscito a riorganizzare gli spazi e ha potuto garantire il servizio al tavolo in sicurezza per i soli senza dimora. Oltre 100mila i pasti distribuiti attraverso le mense Caritas emilianoromagnole.

– I pacchi viveri hanno ricevuto un’esplosione di richieste, il bisogno alimentare è stato il segnale più forte dell’aumento delle situazioni di povertà (segnalato da tutte le Caritas diocesane della regione): 70.500 i pacchi distribuiti, di cui più di 8mila consegnati a domicilio (il 20% in più rispetto al 2019, in particolar modo quadruplicati quelli a domicilio).

– Le accoglienze, hanno visto notevoli trasformazioni: c’è chi ha trasformato i dormitori in strutture residenziali, mantenendo gli ospiti che erano presenti prima del lockdown; chi, sostenuto dal Comune, ha individuato appartamenti e B& B e li ha destinati all’accoglienza di persone senza dimora; parrocchie che hanno messo a disposizione stanze o appartamenti pur di non lasciare nessuno per strada; B& B, alberghi, residence che hanno offerto le proprie strutture con prezzi modici, che le persone hanno potuto pagare grazie al Reddito di Cittadinanza o con altre entrate quali Cassa Integrazione, Disoccupazione, Bonus, Redditi di Emergenza. Sono state garantite oltre 52mila notti a circa 300 senza dimora.

– Le docce, c’è chi è riuscito a garantirle sempre contingentando gli ingressi a 5 al giorno, per poter svolgere la sanificazione; chi ha di garantire la didattica a distanza dei propri figli.

 Ambulatori Medici, associazioni di medici e infermieri solidali, non si sono fermati. Alcuni hanno continuato ad operare dentro le strutture Caritas, altri dai propri appartamenti o ambulatori privati. In tutta la regione è stata garantita un’attenzione ai poveri anche dal punto di vista sanitario.

Prima di tutto con la distribuzione di mascherine chirurgiche per coloro che ne erano sprovvisti e poi con la disponibilità di medici che hanno garantito visite attraverso modalità diverse: colloqui telefonici, colloqui con distanziamento dato dal plexiglass, distribuzione gratuita di farmaci da Banco.

Ma anche convenzioni con dentisti o altri specialisti, per non lasciare indietro nessuno.

Di fronte a così tante povertà è emersa una profonda ricchezza. Si è risvegliata la solidarietà. In tutta l’Emilia-Romagna si è risvegliato un senso importante di appartenenza al genere umano, un desiderio di collaborare, di aiutare, coloro che dichiaravano di essere in maggiore difficoltà. Migliaia le disponibilità ricevute dalle Caritas diocesane di persone che hanno dato la propria disponibilità per fare volontariato. Tra queste tantissimi giovani. Centinaia le collaborazioni che si sono intessute con associazioni locali, ecclesiali e non, con centri commerciali, negozi della grande e piccola distribuzione, professionisti dalle molteplici competenze.

Consapevoli di dimenticarne molti, vorremmo però citarne almeno alcuni: Comuni, Auls, Forze dell’Ordine, Protezione Civile, Agesci, Azione Cattolica, Consulta delle Aggregazioni Laicali, Pastorale Giovanile, Croce Rossa, Papa Giovanni XXIII, San Vincenzo, Banco Alimentare, Comunione Liberazione, Misericordie, società e associazioni distribuito in un primo periodo salviette umide per poi aprire su appuntamento.

Complessivamente sono state effettuate quasi 6mila docce.

La raccolta e la distribuzione di capi d’abbigliamento, ha visto per tutti un rallentamento nel corso del periodo del lockdown, in quanto non era chiaro quanto fosse alto il rischio di contagio con gli indumenti; superata la fase di allerta si è ripreso il servizio ampliandolo anche a strutture esterne alla Caritas.

C’è chi ha portato intimo, scarpe e vestiti in carcere, in quanto per un periodo erano stati sospesi i colloqui tra familiari e detenuti e quest’ultimi necessitavano di abbigliamento; c’è chi ha portato indumenti presso reparti di ospedale, case di riposo, in alberghi Covid… Difficile quantificare i capi d’abbigliamento distribuiti, di certo, più di 6mila.

Il sostegno economico ed educativoè stato ampliamente richiesto da parte di numerose famiglie.

C’è chi ha chiesto aiuto per il pagamento di bollette o di canoni di affitto, ma anche chi ha chiesto un sostegno per reperire PC, Tablet, per ampliare o attivare un abbonamento internet, al fine sportive, ASP, Conad, Coop Allenza 3.0, Tigotà, Ikea, Esselunga, Caddy’s, Summertrade Catering, Team-Bota… Questo piccolo minuscolo e invisibile virus, che tanto ci ha e ci sta obbligando al distanziamento sociale, – è scritto nell’intervento della Caritas Regionale – ha risvegliato la voglia e il desiderio di sentirsi parte della propria comunità.

C’è chi ha aiutato per quello che ha potuto: chi ha cucito mascherine e poi le ha donate alla Caritas, chi ha aiutato nelle raccolte ai supermercati, chi ha contribuito nella logistica dello stoccaggio e chi nella preparazione e distribuzione degli alimenti. Sono nate relazioni, amicizie, ma soprattutto si è risvegliato un senso di appartenenza e una particolare attenzione nell’essere attenti a non lasciare indietro nessuno, a ricordarci che, tutti, ‘siamo sulla stessa barca’ come ci ha ricordato Papa Francesco”. (GvT)