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Piero Scarpellini – L’uomo del continente nero

SCARPELLINIPiero Scarpellini –  Lavora nelle retrovie, ma poi siede a pranzo con i grandi del Mondo. Dal presidente degli Stati Uniti d’America a quello Russo passando per Gheddafi e i sultani più influenti. Stiamo parlando di Piero Scarpellini, originario di Cesena, ma riminese d’adozione visto che vive a Torre Pedrera insieme alla moglie Angela e ai due figli (nella foto è l’ultimo alla vostra destra, al suo fianco il sultano Abubakhar della tribù Tuareg; Ahmed Gaddafeddam cugino del colonnello Gheddafi e Re Munongo capo tribù Katanga del Congo). Consulente del Governo Prodi, direttore del sammarinese “Pragmata Institute” che si occupa di relazioni internazionali, Scarpellini poche sere fa è stato tra i relatori dell’incontro Nord Africa ed Europa a confronto: Islam ed economia organizzato dai volontari della parrocchia di Castelvecchio e tenutosi all’interno di “Villa Malatesta” a Poggio Berni.“L’Africa è una grande opportunità, specialmente per le nostre piccole e medie imprese”  – ha detto Scarpellini – Che poi ha sottolineato come “Europa ed Africa non possono fare a meno l’una dell’altra: dobbiamo cogliere le possibilità che ne derivano”. A differenza di quello che si può pensare, quello del continente nero è un grande mercato. Non esiste un’Africa unica, ma 54 stati, ciascuno diverso dall’altro, organizzati nell’Unione Africana. Il tentativo di esportare le democrazie occidentali ha messo, e sta mettendo, fortemente a rischio la stabilità dei paesi che sono oggetto di una rinnovata e violenta colonizzazione da parte dell’occidente. Ne è un esempio la questione libica.

“Se avessimo dialogato con Muammar Gheddafi, e l’Italia ne ebbe l’opportunità, le cose oggi sarebbero diverse. Oggi la Libia è un paese martoriato gestito da un governo che non risolve la situazione”.

E a proposito del Colonnello, racconta un piccolo aneddoto.
“Una volta ci mise a disposizione il suo aereo presidenziale, ci venne a prendere a Bologna: ci salimmo il sottoscritto, i medici del Sant’Orsola e don Oreste Benzi, andavamo tutti dalla Marilena Pesaresi per Operazione Cuore. Gheddafi, però, volle conoscere il don e si parlarono per oltre trenta minuti e quando uscì mi disse: questo è un marabutto che significa uomo santo. Gli chiese di bloccare la tratta delle nigeriane che venivano da noi in Italia per prostituirsi”.
Poi è tornato a parlare della questione africana e di come l’Unione Europea stia destinando molti aiuti ai paesi perché ha capito l’importanza di relazionarsi con questi “vicini di casa”, anche nella gestione del tema migrazioni. A proposito delle quali ha sottolineato che “i vantaggi economici che l’Italia ricava dalla presenza degli immigrati extracomunitari superano del 15% i costi che ne derivano”.

Gli italiani, a differenza di quanto capita per gli inglesi e i francesi, sono amati in Africa dove molti paesi stanno crescendo in maniera sensibile, con percentuali del 7, 8 fino anche al 10%. C’è un clima di effervescenza economica molto simile a quello che c’era negli anni ’60 in Italia e le zone francofone come Sierra Leone, Guinea, Costa D’Avorio, Liberia e anglofone, come lo Zimbabwe e le zone dell’est, stanno cercando nuovi partner economici, con paesi che non vogliano forzatamente imporre la propria cultura. In questo ambito l’Italia è sensibile, sta facendo molto, ed è presente anche con esempi eccellenti come il Cuamm, Gino Strada, l’Operazione Cuore” di Marilena Pesaresi e così via. <+cors>“Le aziende, invece, mancano. Ma le porte sono aperte e molti progetti potrebbero essere portati a buon fine senza rischio, potendo contare su ampi finanziamenti a fondo perduto e senza garanzie perché fornite dall’Unione Europea, interessata a progetti che coinvolgono anche imprese artigiane in grado di fare formazione e trasferimento del know out (il comparto calzaturiero per esempio). Per chi vuole affacciarsi su questo immenso mercato ci sono poi i grandi settori come l’agricoltura, l’agroindustria, il turismo e l’area delle infrastrutture”<+testo_band>. Insomma, un mercato tutto da esplorare.

Mariaelena Forti