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L’odio non sia l’ultima parola

Black and white hands joined together
Black and white hands joined together

“Credo di poterli perdonare”. Quando l’odio non è l’ultima parola. Ed è un’umana risposta alla violenza. Basterebbe quella frase per chiudere il cerchio che a Riccione si è aperto con insulti e offese, ripetute e infamanti: “Sporco negro”. Poi le minacce: “Devi morire”. Infine un’aggressione in piena regola, addirittura sotto gli occhi della madre impotente. Condita da parole che mettono paura: “Ricordati che io odio i negri”.
Il resto è cronaca di pochi giorni fa. Un minorenne residente nella Perla Verde si è trovato con il naso tumefatto, il labbro spaccato e un occhio gonfiato. E tanta paura. Ricoverato al Pronto Soccorso dell’Ospedale Ceccarini, il ragazzino ha sporto denuncia ai Carabinieri, al termine di un periodo caratterizzato da insulti a sfondo razzista nel quale tre minorenni lo avevano preso di mira, lui ragazzino riccionese dalla pelle scura, figlia di una donna italiana e di padre senegalese. La violenza avviene alla luce del sole, attorno alle 15.30. Quello del trio è un vero e proprio raid a casa della vittima: per motivi personali legati a presunte questioni di gelosia relative ad una ragazza conosciuta da entrambi, hanno sferrato pugni e pesanti insulti al ragazzo, accompagnando il gesto con minacce ed insulti dal contenuto discriminatorio e razziale. Il 17enne italiano, residente a Cattolica, coinvolto nell’aggressione è stato deferito in stato di libertà alla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Bologna. Le accuse sono quelle di lesioni personali e minacce aggravate dalla discriminazione razziale.
L’antefatto risale ad alcune settimane fa, quando il riccionese con una amica è stato accompagnato a casa da un’amica e dai genitori di ritorno dalla fiera di Morciano. “Tu la mia ragazza non la tocchi” è stato il tono della telefonata ricevuta dal minore da parte di un ragazzo che diceva di essere il fidanzato della ragazza. Sembrava finita lì, invece il terzetto si è presentato a casa ed ha aggredito il coetaneo sotto gli occhi della madre, che urlava ed è persino corsa in cucina per prendere il matterello.
“Situazioni così gravi – è il commento del vice sindaco e assessore ai Servizi Sociali Laura Galli – non devono verificarsi né a Riccione né altrove. Ci auguriamo che il giovane responsabile si ravveda e rifletta sul deplorevole gesto”.
La vittima è uno sportivo, a cui è già capitato di essere insultato durante le gare “soprattutto dal pubblico avversario, ma è un’altra cosa e devi essere bravo a non ascoltare”. In ogni caso il ragazzo vorrebbe andare avanti, chiudere con questa storia. Intervistato dal “Corriere di Romagna”, ha anche allargato l’orizzonte parlando di immigrati. “È brutto sentire di come si parla degli immigrati, di come si lascino morire o in disparte. Ma credo anche che se una di queste persone bussasse a qualche porta, ci sarebbe qualcuno disposto ad accoglierlo. Non sono tutti razzisti”, dice cercando di allontanare da sé riflettori che non ha cercato. “Io sto bene, non è poi così grave quel che è successo” prova a sdrammatizzare. Prima di finire con i fuochi d’artificio: “Credo che potrei perdonarli, sarebbe giusto”.

Tommaso Cevoli