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Lo sforzo umanitario del Titano

SAN MARINO NELLA GRANDE GUERRA (1). Pur rimanendo ufficialmente neutrale, San Marino partecipò attivamente al conflitto, soprattutto in ottica di solidarietà. Ne è la prova l’Ospedale di guerra, da cui passò anche un ferito Ernest Hemingway

San Marino fu neutrale durante la Prima Guerra Mondiale. Ma neutrale non significa indifferente.

Fu profondo, infatti, l’impegno durante la Grande Guerra (e non solo), sotto diversi punti di vista. Uno su tutti, quello della solidarietà, che dal 1917 prese la forma di un Ospedale di guerra operativo sul fronte friulano veneto del conflitto. Un progetto che permise di prestare primo soccorso a migliaia di civili e combattenti feriti, ovviamente di entrambi gli schieramenti, e che vide usufruire delle cure anche personaggi prestigiosi, come dimostra la vicenda del grande scrittore americano Ernest Hemingway. Un’avvincente storia raccontata nei dettagli da San Marino Fixing, portale di informazione sammarinese (a firma di Daniele Bartolucci), che pubblichiamo in due puntate.

“Senza San Marino forse Garibaldi non sarebbe diventato l’eroe dell’Unità d’Italia e forse non avremmo nemmeno mai letto capolavori della letteratura come Il vecchio e il mare o Addio alle armi. Era il luglio del 1849 quando Garibaldi arrivò, braccato dalle truppe imperiali a San Marino, ed era ancora luglio, ma nel 1918, quando Ernest Hemingway entrò, ferito, nell’Ospedale di Guerra dell’antica Repubblica, sul fronte friulano, ed è questo episodio a riportare in luce il modo in cui i sammarinesi si resero protagonisti anche nella Prima Guerra Mondiale. Comune denominatore le guerre italiane, a cui San Marino non fu indifferente, tanto che nel 1927 fu edificata l’Ara dei volontari sotto la direzione dell’ingegner Gino Zani, in memoria dei 150 volontari sammarinesi che dal 1843 al 1918 parteciparono alle guerre di indipendenza in Italia.

Compresa quella del ’15-’18: la Repubblica di San Marino, infatti, pur rimanendo ufficialmente neutrale, partecipò attivamente alla Prima Guerra Mondiale, sia con i volontari arruolati nell’esercito italiano sia con la costituzione dell’Ospedale di Guerra al fronte veneto. Due azioni che determinarono un atteggiamento ostile da parte dei nemici dell’Italia, a cui si aggiunsero quelle umanitarie del ‘Comitato pro fratelli italiani combattenti’, rivolte verso i soldati italiani e i volontari sammarinesi al fronte, ma anche alle loro famiglie rimaste a casa e prive dei mezzi di sussistenza. ‘ Nel 1915 l’impero austro-ungarico ruppe le relazioni diplomatiche con la Repubblica di San Marino. La motivazione era che la Repubblica aveva incentivato l’arruolamento di volontari nell’esercito italiano.

San Marino in seguito violò altre norme internazionali che regolano la neutralità degli Stati con una politica apertamente filoitaliana. L’Austria quindi internò in campi di concentramento tutti i civili sammarinesi che risiedevano nei territori dell’impero’, si legge nella pubblicazione San Marino e la Prima Guerra Mondiale (1914-1918) a cura della Professoressa Lidia Olei, Scuola Media Statale di San Marino, Anno Scolastico 2012-2013, per il Centro di Documentazione sede di Serravalle”.

L’Ospedale di guerra

“L’azione principale, al di là dei sospetti e delle accuse austriache, fu votata quindi alla solidarietà piuttosto che alla battaglia, come hanno potuto testimoniare gli oltre 3.000 feriti curati all’Ospedale di Guerra sammarinese. La prima ‘pietra’ fu posata sul Titano il 27 agosto 1916, quando fu inaugurata la Delegazione della Croce Rossa per portare aiuto sui campi di battaglia: ‘ II Comitato Cittadino Pro-Fratelli Italiani Combattenti fin dal suo inizio vagheggiò l’idea di un Ospedale Sammarinese in zona di guerra’, scrisse Onofrio Fattori in I volontari sammarinesi della IV guerra per l’indipendenza d’Italia, ed. Arti grafiche Della balda – San Marino – 1928. ‘ Dopo l’olocausto dei due concittadini Carlo Simoncini e Sady Serafini l’idea si afforzò, e l’unica missione pietosa e doverosa che restava a noi, di mantenere cioè al soccorso dei Prodi lontani un Ospedaletto con Personale Direttivo composto di Volontari Sammarinesi, e proprio oltre Gorizia conquistata, sulla via di Trieste, aspettante ancora per poco, Lea presto fu un fatto compiuto. Il Concittadino Amedeo Kraus, volontario della Croce Rossa Italiana fin dal Giugno 1915 in un Ospedale da Guerra in Zona di Operazione, che aveva avuto agio di studiare l’ordinamento sanitario militare e il suo funzionamento, all’annunzio della morte gloriosa di Carlo Simoncini in vista di Gorizia il 6 Luglio 1916, avanzava al Comitato Cittadino e al Governo della Repubblica una proposta concreta per far sorgere l’Ospedale in faccia a Trieste, dove lo Stemma del Consolato Sammarinese era sitato bruciato per bieca rappresaglia, contro i nostri volontari combattenti’. (vedi anche. L’Ospedale da Guerra della Rep. di San Marino,

Cap. dott. Amedeo Kraus, Tip. Eugenio Reffi MCMXX;

Rendiconto clinico statistico dell’Ospedale da Guerra repubblica di San Marino, Dott. Amedeo Kraus, Stab.

d’Arti grafiche San Bernardino Siena, 1920). Tantissimi sammarinesi risposero all’appello e subito organizzarono tutto l’occorrente per un ospedale da campo, oltre a fornire il necessario personale specializzato, tutti volontari.

Tra il materiale medico e alimentare, non poteva mancare la bandiera bianco azzurra, realizzata dalle donne sammarinesi, che di lì a poco avrebbe sventolato fuori dall’ospedale quale segno di riconoscimento per tutti i feriti e i bisognosi. La partenza avvenne nel 1917, su richiesta dell’Italia, destinazione San Lorenzo Fiumicello presso Gorizia. ‘ L’ospedale di San Marino diventò operativo nell’aprile del 1917 ed era un ospedale di prima linea che prestava i primi soccorsi ai feriti che poi, in gran parte, venivano dirottati negli ospedali delle retrovie’, come spiega Giuliano Giardi nel suo recente libro

L’Ospedale di Guerra della Repubblica di San Marino.

Questo era dovuto al fatto che dopo ogni battaglia l’afflusso dei feriti era enorme ed era impossibile curare tutti in maniera compiuta. Diversa era la situazione nei momenti di stasi dei combattimenti quando le degenze potevano prolungarsi fino alla guarigione’. Oltre tremila feriti e malati furono curati in maniera compiuta’. Non solo italiani e sammarinesi, però: ‘ Ovviamente l’etica sanitaria imponeva di curare anche i feriti di parte avversa e numerosi furono i feriti austriaci e ungheresi curati’, oltre a diversi civili, anche per malattie comuni non causate dalla battaglia, tanto che le cronache locali lo definivano come: ‘Il miglior ospedale della zona’”.