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L’ecumenismo del sangue

Diamoci, idealmente, appuntamento venerdì 12 febbraio nell’aeroporto internazionale di Cuba: si incontrano papa Francesco con il patriarca di Mosca Kirill. Il patriarca si trova in America Latina per una visita pastorale alle Chiese della Ortodossia che vivono in quell’isola, dove il rigore poliziesco nei confronti dei cristiani si è allentato e papa Francesco arriva alla vigilia del suo incontro con le comunità cristiane della Chiesa cattolica che vivono e soffrono in Messico. Magari servendosi di “strumenti” non proprio appartenenti alla comunità dei credenti, non ultimo la situazione dei cristiani in Medio oriente e la guerra in Siria. Fonti giornalistiche hanno anche scritto di un significativo interessamento del presidente cubano Raùl Castro. Un passo importante e fecondo per l’Ecumenismo, per la realizzazione della preghiera di Gesù nell’ultima cena nel Cenacolo di Gerusalemme: “Padre, che siano una sola cosa come Io e Te lo siamo, perché il mondo creda”. È un evento che irrompe nella storia per la prima volta in modo così particolare, in mille anni di separazione tra la Chiesa di Oriente e di Occidente. Quanti danni per la grande impresa dell’Evangelizzazione. Quanto reciproco impoverimento. Come non pensare tuttavia alle violente persecuzioni che nel secolo scorso si sono abbattute sui discepoli del Signore Gesù nel gulag del sistema sovietico e nei lager del neopagano reich nazista. Nel sangue del martirio ha ripreso forza il desiderio di ricomporre in unità la Ecclesia, nel profondo convincimento che le “diversità” vissute con il cuore del Signore sono fonte di ricchezza che zampillano per la pienezza della vita, per un servizio evangelico a tutti i fratelli, i più poveri, i perseguitati (oggi vittime della persecuzione scatenata dai seguaci del califfo musulmano!), per una convivenza pacifica e operosa. Riandiamo tuttavia a quel giorno triste e amaro (era il 16 luglio 1054), quando sull’altare della Cattedrale di Costantinopoli Santa Sofia, furono deposte dal patriarca Michele Cerulario e dal delegato del papa di Roma Leone IX, il cardinale Umberto di Silva Candida, la “reciproca” bolla di scomunica; e i motivi erano tutt’altro che ispirati al Vangelo! Le conseguenze dello scisma furono gravi anche per l’Oriente cristiano che si frantumò in tanti patriarcati “autocefali” ricalcando le unità politiche nazionali.

Piero  Altieri