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LE CONSEGUENZE DEL DOLORE

La Chiesa si interroga sulla sofferenza dei giovani che, come ci dice la cronaca di questi giorni, ha molti e differenti modi di esprimersi. La recente giornata sui disturbi alimentari ha fatto memoria dei moltissimi giovani che manifestano il loro disagio di fronte alla realtà con un gesto di alto valore simbolico: privandosi del cibo o ingoiandone troppo. La salute mentale è sempre più precaria proprio tra i giovani, come ha evidenziato il convegno dell’Ufficio CEI per la Pastorale della salute sul tema nelle settimane scorse in Laterano. Qualcuno potrebbe obiettare che i giovani invece stanno benissimo, che pensano solo a star bene e a divertirsi, e vivono senza pensieri. Sono così tanti i pregiudizi sui giovani, che portano noi adulti a essere giudici spietati; proprio davanti ai nostri giudizi i giovani tanto più sono fragili tanto più tendono a mascherare quella sofferenza che pensano non possa essere capita. La solitudine è una condizione normale dei giovani, forse il prezzo che pagano per cambiamenti troppo rapidi che li distanziano velocemente dalle generazioni che li ha preceduti e che dovrebbe potersi accompagnare a essi per orientare i loro percorsi. Per loro, che si affacciano ora alla vita, è tutto inedito. Ma lo è anche per i loro padri e le loro madri, in un contesto in cui quasi tutto deve essere reinterpretato. Anche la fede, anche il proprio mondo interiore. Vi è nei giovani una ricerca inquieta, un disorientamento, un dolore legato proprio alla fede. Molti, più che andarsene dalla fede, se ne vanno dalla Chiesa, delusi perché in essa non hanno trovato quello per cui la comunità esiste: indicare la via di una vita piena, realizzata, salvata. Dice questa giovane ventenne: “ Al momento faccio fatica a credere a questa idea di fede. Mi piacerebbe tornare avendo delle figure di riferimento, qualcuno che mi reindirizzi in quella direzione senza costringermi, dire no, tu ricomincia gradualmente, se te la senti vieni a messa, vieni a confessarti, senza quegli obblighi stringenti. Questo mi aiuterebbe”. Il dolore dei giovani, quello visibile e quello mascherato, interpella gli adulti e la loro responsabilità generativa: solo in una nuova alleanza tra le generazioni sarà possibile anche per i giovani tornare a credere nel futuro e in una vita piena e realizzata.

Paola Bignardi