Il 21 marzo 1918 nasceva a Ferrara Alberto Marvelli.
Sono passati 100 anni da quel lontano giorno e tutti conosciamo la sua vita, il suo impegno educativo, caritativo, sociale e politico.
In soli 28 anni ha realizzato una vita a “misura piena”: spesa tutta nell’amore a Dio e al prossimo.
Quando il 5 ottobre 1946 la sua vita fu interrotta tragicamente, abbiamo pianto, credevamo di averlo perso per sempre e che il suo impegno, il suo sostegno e il suo esempio sarebbero andati perduti.
Non avevamo capito che i santi hanno una vita “postuma”: cominciano a vivere nel momento in cui li perdiamo su questa Terra.
Oggi Alberto è vivo ed operante più che mai: il bene che ha operato sulla Terra, si è dilatato nel tempo e nello spazio.
La sua santità esemplare è divenuta modello per i laici impegnati nel mondo, alla ricerca di identità cristiana, e di coerenza con la fede.
Ha aperto una strada nuova, percorribile per tutti. La diffusione della sua testimonianza nel mondo, i molti giovani che l’hanno preso come modello, come testimoniano le molte lettere che riceviamo, sono il segno sicuro della sua persona viva ed operante in mezzo a noi.
Celebrare il suo centenario per noi significa, non commemorare, ma riconoscere questa presenza.
Il centenario della nascita di Alberto, ci piace collegarlo con un altro grande evento che coinvolge tutta la Chiesa: il prossimo sinodo dei Vescovi su “i giovani, la fede, il discernimento vocazionale”.
La Chiesa ha deciso di interrogarsi sui giovani di oggi “per trovare le modalità più efficaci per annunciare loro la Buona Notizia”.
Il Papa, con una lettera del 13 gennaio 2017, si è rivolto direttamente ai giovani chiedendo che ascoltino “il grido che nasce dal vostro cuore giovane che non sopporta l’ingiustizia e non può piegarsi alla cultura dello scarto, della globalizzazione e dell’indifferenza”.
Anche Alberto ha “gridato” con tutta la sua vita, il desiderio di cambiare una società ingiusta, uscita da una guerra, che ha procurato rovine e povertà e si era rimboccato le maniche.
La sua voce oggi e la sua vita sono di grande attualità e possono essere una risposta di collaborazione al Sinodo, come chiede Papa Francesco.
don Fausto Lanfranchi