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L’anno che verrà

Uno dei tormentoni di questa estate in via di conclusione è stato: bisogna cambiare il nostro modello turistico. Avessi un euro per tutte le volte che l’ho sentito negli ultimi trenta anni, ci farei l’estate a Ibiza che negli anni ‘90 di punto in bianco si è costruita un mercato quasi dal niente. Ma questa non è Ibiza, è la nostra Riviera e il suo modello non lo cambierà, rassegniamoci. Perché la Riviera ha creato schemi e strutture talmente radicati che per cambiarli ci vorrebbero almeno un paio di anni sabbatici, e perché di sabbatico la nostra Riviera non riesce neanche a prendersi un paio di mesi. Il nostro atteggiamento nei confronti del ‘dibattito sul turismo’ ormai infatti segue un modello piuttosto consolidato che proverei a riassumere così.

Aprile: c’è la Pasqua, buone indicazioni dai ponti primaverili. Maggio: il maltempo, il caro energetico o qualche altra avversità ci si mette inevitabilmente di mezzo. Ovvia preoccupazione. Giugno: presentazione della Notte Rosa, polemiche sulla Notte Rosa che è superata.

Luglio: coro di “la gente non viene più, bisogna cambiare modello turistico”.

Agosto: riproposizione dello stesso modello turistico di sempre. Per fortuna c’è il Meeting. Settembre: si pulisce e si chiude. Troppo presto per fare bilanci. Ottobre: alla fine i numeri, come succede alle elezioni, non sono andati così male.

Novembre: ma come, non è stato ancora presentato il programma di Capodanno? Dicembre: C’è da fare, ne riparliamo dopo Capodanno.

Gennaio: i grandi eventi fieristici anche quest’anno ci danno una grossa mano. Destagionalizzazione tutto l’anno. Febbraio: promozione sui mercati internazionali, ma che ci proponiamo a fare se non abbiamo l’aeroporto tosto? Marzo: tra poco è Pasqua, non facciamoci trovare impreparati. Il dibattito, promesso, lo riprendiamo a stagione finita.