Home Vita della chiesa L’amore sponsale di Dio

L’amore sponsale di Dio

Deserto, tempo dell’Amore (3). Attraverso le immagini del suo matrimonio fallito e risanato, Osea descrive l’Alleanza stupulata da Dio nel deserto

Il sentimento di amore paterno di Dio che abbiamo imparato ad apprezzare attraverso il profeta Osea, non esaurisce l’incommensurabile cura con cui Dio ha circondato il suo popolo.

Lo stesso profeta ce ne mostra anche la dimensione sponsale, alle cui vicende il deserto fa da scenario.

La sposa infedele

Attraverso le immagini del suo matrimonio fallito e risanato, Osea descrive l’Alleanza stipulata da Dio nel deserto con il suo popolo come un vincolo intimamente personale e amoroso: Dio è lo sposo e il suo popolo la sposa infedele. La metafora è comune nella predicazione dei profeti.

Ezechiele (16,6ss), racconta come Yhwh abbia raccolto nel deserto il neonato e derelitto popolo di Israele e ne abbia fatto una splendida regina, sua sposa, ma purtroppo deve constatare il suo tradimento: ( Tu, però, infatuata della tua bellezza … ti sei prostituita… hai disprezzato il tuo giuramento infrangendo l’alleanza ). Si è alleata agli idoli Efraim… si sono dati alla prostituzione, han preferito il disonore alla loro gloria (Os 4,16-18). È il peccato di apostasia, paragonato all’adulterio; l’idolatria è cercare la gioia fuori di Dio.

Ma Dio resta fedele

Il Signore, però, non si rassegna a perdere l’amata e continua a richiamarla con premura amorosa. Anche la correzione e la minaccia della punizione sono mosse da amore (Os 11,56; 2,14), perché, come in ogni amore sincero, sono finalizzate al bene: dopo il castigo Dio perdonerà. Dio non si vendica, ma corregge. Ciò che lo Sposo massimamente desidera è la restaurazione dell’amore di Israele verso di Lui: Ma io mi ricorderò dell’alleanza conclusa con te al tempo della tua giovinezza e stabilirò con te un’alleanza eterna. Allora ricorderai la tua condotta e ne sarai confusa… quando ti avrò perdonato quello che hai fatto, conferma Ezechiele (16,6).

Nuovo soggiorno nel deserto

Per realizzare il suo progetto di amore con la sua sposa, è necessario un nuovo soggiorno nel deserto, perché ella possa riscoprire l’affetto di cui Dio l’aveva già una volta circondata: … ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore.

E avverrà in quel giorno… mi chiamerai: marito mio… Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore (2,16-22).

La riconciliazione passa per il deserto. Già una volta Israele vi ha soggiornato e, nonostante le sue infedeltà, vi ha sperimentato le meraviglie dell’amore tenero di un Padre (la manna; le quaglie; l’acqua dalla roccia).

Il cibo e l’acqua miracolosi e, soprattutto, il dono dell’Alleanza contrassegnano il periodo del deserto come il tempo del fidanzamento, dell’idillio tra Dio e il suo popolo. Dopo l’adulterio, nel progetto divino il deserto sarà nuovamente il tempo del fidanzamento, perché è in quel luogo di silenzio e solitudine che Egli si rivela in un modo nuovo; in quel luogo propizio alla preghiera e all’ascolto Lui può parlare al cuore dell’amata e operarne il rinnovamento interiore. Egli stesso circonciderà il cuore di Israele, in modo che possa amare il suo Creatore con tutta la forza (cf. Dt 30,6). Dio darà alla sua sposa un cuore nuovo, un cuore di carne al posto del cuore di pietra (Ez 26,25); un cuore capace di conoscerlo (Ger 24,7) e riamarlo.

I giorni dell’esodo vengono gloriosamente ripetuti e l’Alleanza viene intensificata assumendo i tratti dei vincoli matrimoniali; le prove avranno termine e sarà assicurata tra Dio e la sua sposa una unione definitiva: Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore (Os 2,21-22).

Dio stesso regala la dote alla sposa

C’è una grande ricchezza teologale in questi ultimi versetti: essi descrivono la ricca dote che lo sposo porta in dono alla sposa.

Le mani di questa adultera sono vuote, perché non ha più nulla di buono in sé, ma Dio stesso le riempirà nuovamente di perle preziose: le restituirà quella rettitudine morale che produce pace e benessere (‘diritto’); la capacità di osservare integralmente i precetti divini della legge (‘giustizia’); le donerà viscere di bontà e grazia (‘benevolenza’) e quell’affidabilità nelle relazioni, che aveva perduta (‘fedeltà’).

In questo modo conoscerà il Signore, cioè ne farà esperienza intima e gratificante. (3-fine)

Laila Lucci