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“L’aborto, ferita incancellabile”

abortoI consultori dell’Ausl di Rimini e Riccione, spazi in cui famiglie, coppie e singoli possono rivolgersi per un supporto alla maternità e alla salute sessuale, hanno di recente messo in luce un dato. Quasi la metà delle donne con difficoltà psicologiche nel portare avanti la gravidanza ha meno di 18 anni. La sessualità è infatti oggigiorno vissuta sempre più precocemente in età adolescenziale. Il primo rapporto avviene in media a 15 anni, ma si scende spesso al di sotto. Delle 48 donne seguite nel 2014 che hanno deciso di abortire, ben 17 erano minorenni. In 39 hanno invece scelto di tenere il bambino (15 minorenni).
Anche l’Associazione Papa Giovanni XXIII si occupa di maternità difficili e secondo la dottoressa Simona Berardi, psicologa del servizio, ancora prima di parlare del significato di aborto bisogna indagare quello che ha la gravidanza per una donna. “Secondo molti esperti – spiega – la maternità rappresenta talvolta per la donna un periodo di crisi quando viene vista come un rischio per l’equilibrio preesistente. Così insorgono ansia e disagio, e aumenta in loro il desiderio d’affetto, il bisogno di sentirsi protette”.

E cosa succede?
“Quelle più in difficoltà si sentono completamente sole. Abbandonate non solo dai partner, ma anche dalle famiglie. Non si sentono tranquille a portare avanti la gravidanza e perciò decidono di interromperla. Ma se in un primo momento questo atto viene visto come liberatorio, l’esperienza dimostra che si tratta invece di un evento traumatico che produce in seguito profondo stress”.

Quali sono le conseguenze di un aborto sulla psicologia di una donna?
“È una ferita incancellabile. I problemi psicologici sono molto gravi fino a far aumentare il rischio di suicidio, oltre a quello di depressione. Si tratta di donne abbandonate a se stesse”.

Ci può fare qualche esempio tra i casi da lei trattati?
“Ho incontrato donne che in età matura, 50-60 anni, vivono ancora dei flashback. In un primo momento non è stato facile individuare il loro malessere. In certi periodi dell’anno si sentivano a disagio, avevano disturbi di memoria. Ci siamo poi resi conto che in quello stesso periodo, anni addietro, avevano abortito”.

E le giovani, come vivono l’aborto?
“Da noi si sono presentate ragazze che manifestavano deliri a cui non riuscivano a dare una spiegazione, perché il dolore inconscio aveva cancellato il loro vissuto. Solo che il ricordo, scomparso temporaneamente, si è poi ripresentato. Le giovani in genere comunicano in età avanzata di aver interrotto una gravidanza, talvolta più di una. Di solito abortiscono senza dirlo e ne veniamo a conoscenza in ritardo”.

Che ruolo gioca la famiglia?
“Offriamo accoglienza alle donne in casa famiglia perché spesso vengono abbandonate dai genitori, spaventati dalla scelta della figlia di portare avanti la gravidanza. Ricordo una donna di 30 anni che è rimasta con noi fino alla nascita del figlio. Col tempo è riuscita a riallacciare i rapporti ed è stata accettata nuovamente in casa”.

Cosa spaventa questi genitori?
“L’idea di dovere giustificare alla società, agli amici, ai parenti, il fatto che la propria giovane figlia sia rimasta incinta. E anche il fatto che essa non li abbia voluti ascoltare”.

E il partner come si comporta?
“Dovrebbe trovare un ruolo più importante, sorreggere la compagna, ma non è così. In molte occasioni le donne vengono abbandonate dai loro uomini. Capita a tutte le età, anche se è più frequente in quella giovanile”.

Alla base della scelta di interrompere una gravidanza, che mentalità si cela?
“È diffusa l’idea secondo la quale dobbiamo avere figli sono nel momento in cui lo vogliamo. Quando si verificano avvenimenti non previsti, in un momento giudicato come sbagliato, si manifesta il desiderio di porre loro fine. E a farne le spese è la vita che perde così di importanza. Io non ho la possibilità di avere figli, ma grazie a questo servizio abbiamo dato la possibilità a tanti bambini di venire alla luce”.
La dottoressa Simona Berardi ha anche attivato, insieme ad un gruppo di psicologhe, l’Associazione di volontariato “La Filigrana” in via Mameli, 5 a Rimini che offre un supporto psicologico non solo a donne che vivono gravidanze difficili, ma a tutti coloro che non possono permettersi una consulenza psicologica privata.

Mirco Paganelli