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La separazione, una ferita

La vicenda del bambino tolto a Cittadella a una coppia di genitori separati con l’uso della forza pubblica impone di fare alcune riflessioni generali su quella vicenda e solleva almeno tre questioni.
La prima è culturale.
Molti politici si sono strappati la veste per quel filmato, ponendo urgenti interrogazioni e chiarimenti al Governo, dimenticando che in Parlamento è in discussione un disegno di legge, sponsorizzato da una gran quantità di parlamentari, per giungere al Divorzio breve, che non solo non tiene conto del fatto che separarsi non è una operazione indolore per nessuno, né per i coniugi né per i figli, ma che presenta il matrimonio come un oggetto “usa e getta”. Ad uso ed esclusivo interesse dei due adulti.

Anche tutta la “cultura” che circola oggi in televisione o sui rotocalchi, è quella che separarsi è normale, l’importante è separarsi bene, che le unioni sono qualcosa che non hanno valore, che ci si prende, si fa un figlio e poi ci si lascia, come se questo non significasse anche dolore e sofferenza per gli adulti e per i bambini. Il dato sugli aumenti degli omicidi all’interno delle famiglie ci dice anche di una fragilità affettiva delle persone, di una incapacità di superare le perdite, le separazioni, i distacchi. Anche di una non volontà di interrompere delle relazioni che si hanno con l’altro coniuge e soprattutto con i figli.
Don Oreste Benzi diceva che per un figlio è più accettabile la morte dei suoi genitori che la loro separazione, perché quest’ultima mina fortemente la sua base sicura rappresentata dalla sua famiglia – anche da quella meno adeguata – , ostacolandoli in una crescita equilibrata.

La seconda questione è politica.
Molti dicono che si sarebbe dovuto ascoltare di più il minore, che si sarebbe dovuto affrontare una psicoterapia di coppia, che il Giudice avrebbe dovuto… che l’assistente sociale avrebbe…
Ma noi ci troviamo di fronte ad uno smantellamento dello Stato sociale sui territori, da anni di tagli alle risorse, di tagli e di cancellazioni ai progetti di prevenzione, di educazione, di formazione, di sostegno alle persone ed alle famiglie in difficoltà e che non si possono attuare perché non ci sono risorse.
Dove sono le risorse per accompagnare le famiglie in difficoltà? Per una psicoterapia di coppia, per accompagnare in gruppi di auto aiuto, per un numero adeguato di assistenti sociali sul territorio, per la formazione degli operatori che operano con i minori…

È tempo di sostenere, curare, valorizzare le famiglie perché nessuno sia lasciato solo nella difficoltà, e per evitare che queste difficoltà si incancreniscano, sviluppando reti solidali capaci di farsi ”prossimo” degli altri.
La terza è organizzativa.

Troppi bambini nelle cause di separazioni sono vittime dei conflitti dei loro genitori sostenuti ognuno dai loro avvocati difensori . Muri che si contrappongono e diventano invalicabili perché ognuno ha le proprie ragioni da difendere.
Introduciamo l’obbligatorietà della mediazione familiare nei casi di conflittualità.
Una mediazione che lavori per lenire e curare le relazioni dei genitori tra loro e con i figli.
La legge 54 va modificata in tal senso.
Rendiamo anche obbligatoria l’istituzione di un avvocato /tutore che difenda le sorti di questi bambini nella loro separazioni quando sono conflittuali per tutelarli nei loro bisogni di certezze e stabilità affettive.

Giovanni Paolo Ramonda
Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII