L’elezione del nuovo Pontefice è certamente un fatto mediatico, eppure, di natura sua, tende a sfuggire alla semplice omologazione ad evento politico o mondano. Ne è prova il fatto che le votazioni dei cardinali sono coperte da riservatezza, al punto che questi scompaiono dalla vista del mondo e si chiudono “sotto chiave”, cioè in conclave. Nessuna immagine, nessuna registrazione è possibile. Per alcuni giorni un comignolo diventa l’unico strumento di comunicazione tra il cuore della Chiesa e il mondo. Nell’era della globalizzazione può far sorridere. Nostalgia? Attaccamento a cose del passato? Eppure, a ben pensarci, quel camino ha un significato diverso, rispetto a quello dell’attaccamento a riti e tradizioni. Per comprenderlo occorre andare al fondo delle cose. Come avviene la scelta del nuovo Pontefice?
Nella fede affermiamo che Cristo Signore per mezzo dello Spirito indica ai cardinali colui che sceglie come proprio vicario. Questo è il senso di ciò che accade. Tutta la storia della Chiesa è un intreccio di iniziativa divina e di risposta umana, un insieme di opera di Dio e di contributo degli uomini. È chiaro che se ci si pone fuori da questa logica, non si capisce più nulla. Allora l’elezione di un nuovo Papa diventa un fatto politico, anche se di politica alta, perché “è per il bene del mondo”.
Invece la domanda giusta è: qual è il pastore che Cristo Signore indica oggi per la sua Chiesa? I cardinali metteranno da parte le proprie opinioni e si porranno in docile ascolto. Uno dei criteri sarà quello di scorgere le necessità spirituali della Chiesa e del mondo e di associarvi il volto, la figura di un vescovo che risulti il più idoneo. Questo è il motivo delle numerose congregazioni che hanno preceduto il conclave, durante le quali i cardinali hanno preso coscienza delle necessità odierne e si sono conosciuti ancora di più. Ma, poi, Dio parlerà a questi uomini in tanti altri modi a lui noti e famigliari.
L’ispirazione divina deve essere favorita e custodita, affinché non prevalgano altre voci. In passato queste erano le voci dei potenti della terra, oggi sono quelle di talune campagne mediatiche – sempre piegate a qualche potente di turno – le quali promuovono o bocciano. Per questo motivo i cardinali si chiudono a chiave, quasi per non essere disturbati, affinché ciascuno ascolti la voce giusta. E il comignolo? Forse è la migliore immagine della consistenza che ha il contributo degli uomini all’opera della salvezza. I cardinali, pur nell’importanza del ruolo che la Chiesa affida loro, sono solo semplici e poveri strumenti al servizio di un’opera grande: assicurare la presenza di Cristo Signore nella storia attraverso il suo vicario. Non sono importanti in sé, ma per quello che operano.
Marco Doldi