Home Cultura La Rimini dei Nobel

La Rimini dei Nobel

“In Germania c’è una piccola cittadina dove una volta all’anno può capitare di bere un caffè con un Nobel”esordì così Salvatore Giannella durante le ultime Giornate internazionali di studio del Centro Pio Manzù, al Teatro Novelli di Rimini. Il parallelo che il giornalista faceva era tra Lindau am Bodensee, città turistica sul Lago di Costanza, e Rimini.
A Lindau si tiene dal 1951 il Nobel Laureate Meeting. Che c’azzecca con la riviera?
“È un meeting estivo durante il quale la città è invasa da studenti, ricercatori e premi Nobel, generando un grande indotto per la città che normalmente conta circa 25.000 abitanti.
Le similitudini tra Lindau e Rimini sono molte: si tratta di piccole città turistiche con afflusso di ospiti soprattutto in estate, ma conosciute pure al di fuori del contesto turistico”.

Parla del Nobel Laureate Meeting perché ne ha esperienza personale?
“Certo, due anni fa sono stato a Lindau e ho potuto vedere di persona come la città muta e si anima grazie a questo tipo di turismo culturale/congressuale. C’è da dire che la cittadina bavarese non ha la potenza ricettiva di Rimini, il suo centro storico si trova su di una piccola isola collegata alla terra ferma da ponti. Si sviluppano dinamiche un po’ diverse. Un esempio è che molti dei ricercatori, giovani ragazzi e ragazze, vengono ospitati in famiglie che si rendono disponibili. La città diventa per una settimana il centro del sapere mondiale. Il meeting è ideato per favorire il dialogo in materia scientifica tra generazioni e l’obiettivo è perfettamente centrato, i dibattiti sono molto partecipati e interattivi. Cosa che purtroppo non noto spesso in occasioni simili in Italia”.

Secondo lei è possibile prendere esempio ed esportare il modello tedesco?
“Innanzitutto bisogna attrarre i cervelli e le personalità più eminenti nei campi che interessano alla città. Un esempio? Si può pensare a un meeting sull’economia del turismo, tema molto caro a Rimini e all’Italia in generale. Questo per trovare soluzioni al cambio di trend nel settore del turismo. Oppure parlare delle tante aziende che magari sono poco conosciute sul territorio, ma sono leader nell’esportazione, soprattutto verso l’Oriente. Diverse aziende del riminese vantano il loro principale mercato in Cina, Giappone o in Russia. Si tratta del tridente che fa grande l’Italia: bellezza-moda/agroalimentare/tecnologia e design. Ma il problema di fondo è la grande lentezza nel ricevere e utilizzare le innovazioni in Romagna. Se penso a quanti hotel ci sono e alla irradiazione solare di cui gode la zona e del fatto che pochissimi utilizzino energie rinnovabili… L’Emilia-Romagna è una regione molto energivora e bisognerebbe far di più per diffondere l’utilizzo di energie rinnovabili e alternative. Mi viene in mente il classico esempio di Friburgo: con metà dell’irradiazione solare annua, ci sono alberghi che non utilizzano combustibili.”

Quindi la sua idea è di trovare una formula di meeting degna di succedere alle Giornate internazionali?
“Non è detto. Certo è che le Giornate si trovano in un momento di transizione, a Dasi dovrà prima o poi subentrare qualcuno, nonostante il mito della sua immortalità. Sicuramente si potrebbe pensare a un cammino guidato da Dasi nella riorganizzazione delle Giornate. Le istituzioni, l’Università, le banche, le fondazioni: tutti dovrebbero sedersi a un tavolo e prendere in considerazione seriamente di investire in un evento del genere. Purtroppo le Giornate stanno vivendo una parabola discendente, il taglio degli appuntamenti è un segno evidente. Inoltre, non ho visto molta interazione durante gli incontri. Sempre a Lindau, ho incontrato Molina (Mario J. Molina, premio Nobel per la Chimica nel 1995, ha partecipato a questa edizione delle Giornate, ndr) al meeting dei Nobel e poi l’ho ritrovato a Rimini, in un contesto completamente diverso! Se a Lindau era attorniato da persone che volevano parlare con lui, mani alzate e tweet session durante i dibattiti, a Rimini l’interazione da parte del pubblico con gli oratori era davvero scarsa. Un vero peccato”.

Avendo conosciuto le Giornate in tempi migliori, è triste vedere scemare l’interesse di pubblico e istituzioni verso questo evento. Evento che ha fatto entrare Rimini nella galassia delle città di meeting e simposi, non dimentichiamo che le Giornate nascono a fine anni ’60, in pieno boom economico. A questo proposito pensa ci siano possibilità di risalire la china?
“Amo le belle utopie e so che si realizzano talvolta, come quando pubblicai come editore il libro Habemus papam, Francesco. Era il 2000. Qualche anno dopo è arrivato il primo Papa Francesco”.

Melania Rinaldini