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La quinta dose

Premessa: dopo esserci scannati per due anni sui vaccini ora che sarebbe il momento di affrontare con oggettività e razionalità, fuori dall’emergenza, quello che della campagna vaccinale ha funzionato e cosa no, ovviamente di vaccini non se ne parla più.

Quei due anni hanno però alimentato una frangia complottista, limitata ma rumorosa, che si è trovata di punto in bianco a bocca asciutta e senza più riferimenti.

Hanno trovato qualche spiraglio nella guerra russo-ucraina ma per poche settimane.

È allora comprensibile che colgano qualsiasi occasione per soddisfare il bisogno sempre più represso di oscuri piani ai loro danni: arriva la sperimentazione dell’alert e apriti cielo: “spengo il telefono, mica voglio farmi controllare’.

Scrivendolo ovviamente su un telefonino già ampiamente geolocalizzato da chiunque. Ma anche l’alert è “una botta e via’ e la sete di complotto rimane più forte di prima. Perché allora non organizzare una quinta dose vaccinale ma per finta, in modo da lasciare libero sfogo al complottismo rimasto orfano del suo obiettivo storico?

Si aprano per qualche giorno hub vaccinali dove una volta dentro invece della siringa viene offerto tè alla pesca. Ma intanto non aspettiamo una nuova pandemia per ricordarci che sui vaccini, come su tanto altro (i Dcpm, ve li ricordate?), si può sempre fare meglio.