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La Provincia scende dal Marecchia

Chi si avventura lungo la pista sul fiume Marecchia adesso rischia di percorrere non più solo un percorso storico-naturalistico che collega il mare all’entroterra, ma di avventurarsi a suo rischio e pericolo in un vero e proprio camel trophy su due ruote. Buche, avvallamenti ed erba alta sono un “effetto” della spending review e degli effetti del riordino istituzionale. La Provincia lo attesta senza peli sulla lingua: “a seguito della mancanza di risorse economiche questo Servizio non è più in grado di effettuare interventi manutentivi, ordinari e straordinari, sull’intero tracciato del percorso”. Lo ha scritto a chiare lettere il dirigente Massimo Venturelli (in pensione dal primo maggio) a forze dell’ordine ed enti locali (tranne, stranamente, il comune di Santarcangelo che pure pedala su quella pista). In parole povere, la Provincia non si occuperà più di tagliare l’erba, asciugare il fango o spostare rami sporgenti ma neppure di mettere in sicurezza situazioni di eventuale pericolo come argini erosi, piani sconnessi o alberi pericolanti. L’unica cosa che l’ente di Corso d’Augusto assicura “pur con le limitate risorse ancora disponibili, sarà installare in corrispondenza dei varchi principali di immissione, preavvisi per gli utenti”. Un avvertenza che ha il sapore del danno, oltre alla beffa. Manutenzione fai-da-te, noi al massimo – spiegano dalla Provincia nella circolare del 30 marzo scorso – avvertiamo gli utenti dello stato di noncuranza della ciclabile che collega Rimini con Ponte Verucchio e la vallata del Marecchia. Quella che fino a poche stagioni fa era una risorsa storico – naturalistica del territorio riminese ora diventa l’ennesima vittima dell’assenza di fondi e della precarietà delle province. Da risorsa ad area degradata, il passo purtroppo è breve. Con buona pace di chi la attraversa ogni giorno in bicicletta, o solo di tanto in tanto, per una scampagnata. Così è se vi pare. E il futuro può solo essere ancora più plumbeo. L’ente di Corso d’Augusto infatti mette le mani avanti. “Qualora la situazione dovesse ulteriormente peggiorare e permanesse l’impossibilità di effettuare interventi manutentivi, si provvederà anche a chiudere i suddetti varchi”.
Cala il sipario su quel percorso così frequentato? “Abbiamo richiesto e sollecitato un incontro tra le parti in causa” fa sapere l’assessore verucchiese Alex Urbinati. Il comune malatestiano non ha intenzione di assistere inerme ad una chiusura del percorso. “La pista rincorsa negli anni passati è stato un obiettivo politico: garantisce la permeabilità tra costa ed entroterra. Lasciarla in balia di se stessa – prosegue Urbinati – non è un bel biglietto da visita per il territorio”. Né i comuni in questa congiuntura possono accollarsi con i bilanci sempre più magri da approvare, la manutenzione del percorso.
Come pedalare senza essere sommersi dalle erbacce, e con il rischio di trovare il cartello di stop all’altezza di San Martino dei Mulini? Occorre trovare qualche accorgimento. Quale Verucchio non lo sa. Coinvolgere associazioni, comitati civivo, il Wwf? C’è da pedalare.

Paolo Guiducci