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La parrocchia è casa nostra

San Giovanni in Marignano è una parrocchia dove i giovani si sentono protagonisti, sono, come amano dire, sempre “sul pezzo” e al servizio della loro comunità. L’unità pastorale comprende anche le parrocchie di Pianventena, Isola di Brescia e Santa Maria in Pietrafitta: essere uniti e camminare insieme è una priorità.
Alle chiacchiere preferiscono l’impegno in attività educative, di formazione e di semplice ma fondamentale incontro.
Abbiamo parlato di questo e di tanto altro con don Luca Fantini, il parroco di Pianventena e coordinatore della pastorale giovanile della Zona.

Tra le vostra fila quali gruppi avete?
“A San Giovanni è molto radicata l’Azione Cattolica. In particolare è impegno dell’AC la catechesi rivolta ai ragazzi che si preparano alla Cresima. A Pianventena dopo la Cresima si aprono due possibilità, l’AC o gli Scout. Una bella e significativa caratteristica di Pianventena sono i gruppi biennali in preparazione ai sacramenti.
In generale lo stile e la direzione intrapresi sono di collaborazione e coordinamento, soprattutto tra educatori. Proprio l’anno scorso è nata una segreteria mirata a questo obiettivo”.

Quali le novità recenti o in vista?
“Possiamo vantare un oratorio che è occasione d’aggregazione e condivisione per chiunque voglia starvi. L’abbiamo inaugurato l’anno scorso e con grande entusiasmo lo consolideremo in quest’anno pastorale che sta per iniziare. Invece, una novità che prenderà vita tra poco tempo è il gruppo Scout dell’unità pastorale, che a San Giovanni è sempre mancato. Le sue attività saranno rivolte a reparto e clan, quindi ai ragazzi di età compresa tra i dodici e i ventuno anni”.

Quale stile contraddistingue i giovani?
“Innanzitutto mi preme dire che anche a livello giovanile si cercherà di rafforzare sempre più l’unità pastorale. In questi casi si rischia di dire frasi scontate, preconfenzionate e spesso mai vere. I tanti giovani che seguo hanno veramente a cuore la comunità di cui sono parte integrante. Ci tengono molto alla crescita umana e spirituale personale dei ragazzi affidatigli: non a caso in loro riscontro sempre una notevole consapevolezza del ruolo educativo che rivestono. Sanno che ciò che vivono è dovuto alla vocazione ricevuta e trasmettono ai più piccoli i valori cristiani.
Ogni ragazzo che desidererà intraprendere il cammino di educatore sarà chiamato a vivere tre mesi di formazione nei quali potrà capire se la sua missione educativa è vera e profonda e prepararsi a dovere a questo ruolo così bello, ma anche così delicato. Si tratta di una novità introdotta dal Consiglio di Azione Cattolica”.

Tommaso Mazzuca