“La mia vita rilassante in Australia”

    L’Australia come Rimini? Il paragone potrebbe certamente sembrare irriverente, ma se lo si chiede a Claudio Giulietti, nostro concittadino che nell’enorme stato dell’Oceania vive ormai da quasi dieci anni, le affinità esistono. Sarà per via del sole e della spiaggia, o forse per via dell’oceano, ma Coolum, la città dove Claudio risiede, con la moglie Karen ed i due figli, Rio ed Alec, sulla Sunshine Coast australiana, pare davvero una Rimini agli antipodi.
    Claudio, raccontaci un po’ la tua storia. Come sei arrivato in Australia?
    “Tutto è partito quando ho incontrato Karen durante una vacanza in Croazia. Ci siamo subito piaciuti e, un anno e mezzo dopo, ci siamo sposati a Rimini. In seguito ci siamo trasferiti a vivere in Australia, sulla Sunshine Coast, la zona più turistica”.
    Ma come mai proprio questa parte del mondo?
    “La vita in Australia è molto semplice e rilassante. In particolare nel Queensland, dove viviamo, dicono che si tratti di una vita «laid back», sdraiata, vale a dire rilassata e rilassante. Direi un po’ come la nostra vita in riviera nei mesi estivi, quando un po’ tutti rallentano i ritmi di lavoro e abbracciano la brandina al mare per l’abbronzatura. Ho scelto di vivere qua perché ho visto un futuro più facile per mia moglie e i miei figli e perché considero quest’area un piccolo paradiso, dove è possibile andare in giro tutto l’anno in ciabatte e calzoncini”.
    Cosa ti ha stupito e ti continua a stupire di più, rispetto a Rimini e all’Italia?
    “La cosa che mi ha stupito di più è la natura: qui la fa da padrone e sia la flora sia la fauna sono parte integrante della vita quotidiana. È tutto davvero molto affascinante”.
    Di che ti occupi a Coolum?
    “Ho avuto subito tante opportunità dal punto di vista lavorativo. Prima lavoravo come fisioterapista a San Marino. In Australia, dopo due anni, sono riuscito ad avere il mio studio. In pi§, insieme a mia moglie e suo fratello Anthony, abbiamo aperto una gelateria, «Gelato Mio», che è ormai attiva da 7 anni e riscuote tantissimo successo da queste parti. Trovo che essere un libero professionista sia molto meno complicato che in Italia, almeno dal punto di vista burocratico, e la competizione è sensibilmente ridotta. È logico che sopravvivere è molto più semplice. Tutti riescono a trovare un proprio spazio, con il giusto impegno. Ognuno viene giudicato per le proprie azioni. Se ti dai da fare, verrai ricompensato. Trovo che questo sia veramente bello”.
    Quindi, niente nostalgia per Rimini?
    “Rimini mi manca, eccome! Ricordo che mi scocciava persino andare a Bologna durante la settimana universitaria. Non vedevo l’ora di arrivare alla stazione. Ora che vivo a 18mila chilometri di distanza, ogni volta che ritorno in un posto familiare, come il parco Briolini a San Giuliano o piazza Cavour in centro o il Rockisland al porto, mi sembra di sciogliermi, come se mi sbrinassero dopo essere stato congelato per anni. Rimetto a fuoco una vita che in un certo senso ho lasciato del tutto a 25 anni. Gli odori e i sapori sono un’altra cosa che mi tocca il cuore, come il profumo dei tigli in giugno o la piadina sul testo… non c’è niente da fare, Rimini è parte integrante di me”.
    Ci torni mai?
    “Appena posso. Mi mancano i miei genitori e i miei quattro fratelli. Sono stati fantastici nel supportarmi in tutti questi anni e non ho mai ricevuto una critica da parte loro. In più sono venuti a trovarmi tante volte in Australia. Onestamente sono tanto orgoglioso della mia famiglia e non passa giorno in cui non li ringrazio per quello che ho imparato da ognuno di loro. Poi gli amici del liceo «Serpieri», dell’università e in particolare i compagni di squadra che ho avuto quando giocavo a calcio a San Giuliano, San Marino e Ospedaletto, tanti ragazzi e persone che ho ancora nel cuore”.
    I tuoi figli sono mai stati nella città del loro papà?
    “Tante volte. Rio, il più grande, ha 5 anni ed è già venuto quattro volte. Alec ha 2 anni e mezzo ed è stato a Rimini un paio di volte. Tutto questo grazie soprattutto alla mia splendida moglie Karen che vuole che i nostri figli siano bilingue e passino più tempo possibile con il nonno e la nonna. Sia Rio sia Alec adorano giocare in spiaggia e in piazza. Parlano italiano (anche se con un po’ di accento) con i loro cugini e coetanei e, non c’è bisogno di dirlo, piada e stracchino sono il loro piatto preferito!”.

    Fabio Parri