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La fragile generazione del bisturi

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“Cara Befana, vorrei tanto un naso nuovo che mi rendesse più sicura di me e che mi permettesse di farmi fotografare alle feste o in vacanza con gli amici senza vergognarmi del mio enorme profilo”. Una sorta di confessione da parte di una giovane ragazza, che porta alla luce un fenomeno importante. A pubblicare questa testimonianza è stato Il Giornale, che mette in luce come questa giovane, cresciuta nella società dove devi apparire sempre perfetta, non sia che lo specchio di quello che sognano tante ragazze di oggi. Questo fenomeno solleva numerose domande e riflessioni sulla realtà contemporanea, sui suoi standard di bellezza e sulle motivazioni individuali che spingono i giovani a farsi, come “regalo”, interventi di chirurgia estetica.

L’American Academy of Facial Plastic and Reconstructive Surgery, la più grande associazione al mondo di chirurghi plastici, ogni anno sottolinea l’allarme per un’età media della clientela che si sta abbassando vertiginosamente, sempre di più. Per citare qualche numero: solo dal 2020 al 2021 le giovani che hanno scelto di fare ricorso alla chirurgia è aumentato di addirittura il 40%. Ma il fenomeno deve far riflettere da un altro punto di vista: se è vero che sempre più adolescenti ricorrono alla chirurgia estetica, il problema va spostato sui genitori, in quanto in Italia (e non solo) prima della maggiore età non si possono effettuare operazioni di chirurgia se non tramite il consenso di un adulto. Quindi sempre più genitori accolgono e accettano i desideri dei propri figli: perché? Per volerli vedere “sempre felici”, perché i tempi cambiano e anche loro sono entrati in un’ottica dove la perfezione non è più considerata come mero capriccio? Acconsentono a mandare le proprie figlie dal chirurgo per troppa superficialità? Per troppo amore?

Un fenomeno anche riminese?
La testimonianza

Anche a Rimini, in linea con il trend, sono sempre più le adolescenti che scelgono come regalo di compleanno l’appuntamento dal ‘professionista della bellezza’. Ed ecco allora che ho deciso di intervistare una mia conoscente, che per l’occasione ha scelto di non voler rivelare la propria identità, quasi timorosa nel voler rivendicare una “bellezza sofferta”, ricercata per anni. Premessa: non è mio intento stabilire se la chirurgia estetica sia un qualcosa da osannare o condannare, ma le dichiarazioni di questa intervista fanno emergere la punta dell’iceberg di una generazione sempre più fragile e che sta soffrendo.

Quando e perché hai deciso di ricorrere al chirurgo estetico? “In verità è un desiderio che è nato in me fin dall’inizio dell’adolescenza, all’età di 13 anni circa. Da ragazzina avevo la passione di sfilare a piccoli eventi di paese e per un certo periodo della mia vita ho bramato ardentemente fare la modella. Poi un giorno arrivarono le parole di quell’agente che mi bruciarono come lava ardente: ‘Sei sicuramente una bella ragazza, peccato che i tuoi lineamenti non siano proprio conformi a quello che cerchiamo’. Da lì iniziai perennemente a sentirmi inadeguata, non abbastanza bella per quel mondo che non ammetteva difetti. Guardandomi allo specchio, dopo quello spiacevole episodio, cominciai a domandarmi se nella mia faccia ci fosse qualcosa che non andava. E in effetti notai che qualcosa non quadrava: non avevo gli zigomi alti, le labbra carnose e il nasino sottile come quelli delle ragazze che vedevo in televisione e, crescendo, sui social. Così all’età di 15 anni decisi che anch’io, come tanti personaggi del web e non solo, sarei ricorsa alla chirurgia estetica”. Hai parlato di questo con i tuoi genitori? Se sì, come la presero? “Decisi di esprimere questa mia ossessione prima con mia mamma. Lei è sempre stata molto giovanile e di mentalità molto più aperta rispetto a mio babbo, sapevo già a priori che lui non mi avrebbe capito. Quando raccontai a mia mamma cosa avrei voluto come regalo per i miei 16 anni, vidi sul suo volto un misto di preoccupazione, compassione e riflessione, e inizialmente rifiutò la mia proposta categoricamente, disse che ero bella così e che dovevo imparare ad accettarmi così com’ero. Da buona madre qual è la mia, ha sempre cercato di insegnarmi l’importanza della bellezza interiore, della fiducia in se stessi e del rispetto per il proprio corpo. Penso che quel giorno, quando decisi di confidarmi con lei, abbia provato dolore nel sapere che mi sentivo perennemente insicura e infelice nel vivere in un corpo che sentivo non appartenermi. Quando cominciai a confidarle le motivazioni psicologiche che mi avevano spinto a prendere questa decisione, vidi che si smosse qualcosa, come se avessi fatto breccia nei suoi sentimenti più profondi”.

E lì cambiò idea?

“Diciamo che ci misi diversi giorni per convincerla del tutto, sicuramente il più grande pregio di mia madre è quello che ha sempre saputo ascoltarmi, anzi, addirittura mi aiutò lei a smussare il totale disappunto che mio padre provò quando dissi anche a lui cosa volevo come regalo di compleanno. Una volta che mia mamma accettò la mia decisione, mi accompagnò a tutte le visite preliminari prima di essere operata, e anche quel giorno lei era lì, con me, forse non troppo felice, forse non troppo convinta di avermi supportato nella scelta che io ritenevo giusta, ma in fondo penso che un bravo genitore debba portarsi sulle spalle anche le difficoltà della responsabilità di avere una figlia adolescente che vive in una società dove devi sempre e comunque eccellere in qualcosa”.

Federica Tonini