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La fede più forte della Sla

“L’uomo non è il suo limite” sussurra mamma Laura parafrasando don Oreste. Nel suo caso il limite è la Sclerosi laterale amiotrofica. La Sla. Ma non le ha impedito di sposarsi, dare alla luce la figlia Alessia e incontrare papa Francesco in udienza, in piazza San Pietro, a Roma. Un desiderio tanto coltivato che è divenuto realtà.
Laura è una mamma che ha messo l’amore per la vita che portava in grembo prima di se e prima della sua salute. Ugo Morganti è il marito, premuroso e positivo. Lei è di Montefiore, il loro incontro nell’estate 2004. Si conoscono, si piacciono, si mettono insieme. E progettano il futuro. Il matrimonio è l’orizzonte. Una “notizia poco piacevole” può mettere tutto in discussione. È l’ottobre 2010, la diagnosi parla chiaro: Laura ha la Scerosi amiotrofica laterale. I due non mollano, anzi rilanciano con amore, consaspevolezza e responsabilità. Decidono il matrimonio e “il prima possibile, così che lei potesse percorrere la chiesa fino all’altare con le sue gambe e al braccio di suo padre – racconta con serenità Ugo – , come tutte le spose”.
La patologia non lascia troppi spazi all’immaginazione ma Ugo e Laura affrontano la malattia senza sconti. “Sapevamo che non avremmo potuto avere bambini e che, seppure fosse rimasta incinta sarebbe stato molto pericoloso…”.
Capelli biondi a caschetto, occhi chiarissimi, mamma Laura accarezza Alessia, la figlia. È il frutto “dell’amore più forte della morte”, come assicura il biblico Cantico dei Cantici. I medici la sconsigliano vivamente di proseguire la gravidanza, quasi con un suggerimento insistito. I rischi sono alti, Laura rischia la vita ma la coppia ha una certezza incrollabile. “Quel dono, se Qualcuno aveva voluto farcelo, allora ci avrebbe dato anche la forza di portarlo avanti. Di accudirlo”. E così è stato. Otto mesi fa Laura ha dato alla luce Alessia. “In sala parto eravamo quattordici persone tra infermieri, medici e anestesisti” ricorda il marito. Una festa più che un parto. Un atto di fede più che di coraggio, la decisione per la vita.
E la festa è proseguita anche a casa, a dispetto della Sla che non fa sconti. “Un disabile ha solo bisogno di maggiore aiuto, la sua dignità non può certo essere scalfita dalla malattia” incalza Ugo. Attorno alla coppia cresce l’affetto delle persone in maniera proporzionale all’amore tra marito e moglie. Trentaquattro anni lui, trentuno lei, ridono spesso. E con l’arrivo di Alessia ridono ancora di più, quasi come Abramo che mostra Isacco, il figlio impossibile nato dalla sterilità di una coppia sterile in tarda età. Laura non alza la figlia ma le si illuminano gli occhi al solo guardarla. “Lei è la stessa persona, prima e dopo la diagnosi. – assicura senza tentennamenti Ugo – Non è cambiato nulla, lei aveva scelto me e io avevo scelto lei”. Lo sguardo incrocia la carrozzina di Laura e Ugo rincara la dose sorridendo: “In realtà, ora le basta uno sguardo per comandarla”.
Laura, il marito Ugo e Alessia ora hanno coronato un altro sogno. Da tempo la mamma di Morciano nutriva il desiderio di incontrare il Santo Padre e la sua lettera tramite l’Unitalsi (Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali) è arrivata nelle mani di Papa Bergoglio che subito l’ha invitata a Roma, all’udienza generale in piazza San Pietro. Anche il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi durante una visita a Laura si era interessato per regalarle questo incontro con Padre Bergoglio. Laura Grassi e la famiglia si sono seduti nelle prime file riservate in piazza San Pietro alle persone con disabilità e al termine dell’udienza hanno salutato e ricevuto la benedizione del Pontefice. Il desiderio è divenuto realtà: “Siamo credenti, con una fede profonda, vediamo il papa come un grande papà, che ci dà speranza e forza per andare avanti”. A Roma si sono sentiti ricaricati, a Morciano fanno ritorno con le pile cariche.
“Siamo molto felici – ha raccontato a newsrimini il presidente dell’Unitalsi di Rimini, Valentino Antonelli – per l’incontro di domani e per Laura e la sua famiglia. L’ho conosciuta due anni fa quando è venuta con la nostra sezione in pellegrinaggio a Lourdes. Aveva saputo della malattia da pochi mesi e con fede si è affidata a Maria. In questi due anni si è sposata e ha messo al mondo una bambina. Ha partorito a Milano con non poche difficoltà, ma oggi la sua è una famiglia felice. Una storia straordinaria, di grande coraggio, di grande fede, una testimonianza per tutti noi”.
Ugo svela un desiderio. È scolpito nel cuore e intende esternarlo con la semplicità di sempre. “Spero che la nostra storia sia un esempio e un motivo di speranza – dice cercando lo sguardo di Laura – per tutti coloro che come noi si trovano a dover affrontare una così dura battaglia. Fortunatamente ci sono tante persone che ci aiutano e ci sostengono, dai nostri famigliari e amici fino ad arrivare ai fantastici volontari dell’Unitalsi che ci hanno accompagnato da Papa Francesco”.

Paolo Guiducci