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La fatica di scrivere in provincia

L’altra metà del cielo della letteratura sono gli scrittori. E se nel riminese la situazione degli editori non è delle migliori, per loro stessa ammissione, quali aspirazioni coltivano e quale futuro intravedono i giovani scrittori riminesi? Lo abbiamo chiesto a tre scrittori, molto diversi tra loro: Maurizio Ceccarini, Marco Pivato e Marco Missiroli (nella foto).
Il primo ha pubblicato il romanzo Extended Play (il Ponte Vecchio, 2007), ambientato proprio nel Riminese. Inquadra il suo discorso focalizzandosi specificatamente sul rapporto editore – scrittore, partendo dalla sua esperienze personale: “Ho lavorato a lungo e faticato parecchio per il mio romanzo. Per prima cosa ho cercato di individuare quali potessero essere gli editori interessati a pubblicare il mio romanzo, ovvero un’opera di narrativa, e ho infine deciso di puntare sugli editori locali. È capitato che la mia opera venisse considerata valida, ma non in linea con la linea editoriale dell’editore, risposta che frequentemente gli scrittori ricevono. Sono così approdato alla casa editrice Il Ponte Vecchio, marchio cesenate, che mi ha pubblicato, previo il pagamento di un contributo per le spese di edizione. È questa, una soluzione frequentissima adottata dagli editori e, sicuramente, non tutti coloro che ricevono una risposta in cui si richiede un contributo, sono disposti a versarlo, anche perché molto spesso sono sottoposti a vincoli burocratici o a clausole economicamente onerose. La pubblicazione di un’opera costa davvero molta fatica … e talvolta non poco denaro”.
Marco Pivato autore del poemetto A poca voce (Manni 2008), allarga l’orizzonte facendo uno specifico riferimento ai generi letterari: “L’iter tradizionale, è quello di spedire il manoscritto. Se come è consigliabile si opta per una casa piccola, magari locale, è più facile ottenere una certa attenzione e sperare in una proposta editoriale. E qui le soluzioni spesso sono due: il versamento di un contributo (di norma compreso fra i 1.500 e i 4000 euro) o in alternativa l’acquisto, definito con uno specifico contratto, di un certo numero di copie, a spese naturalmente dell’autore. Queste spese potranno poi essere ammortizzate se si sceglie di cercare uno sponsor. Bisogna però sottolineare che l’autore esordiente non ha praticamente «senso commerciale«, in poche parole gli sarà difficile catturare l’attenzione dei lettori, vuoi che l’editore non abbia speso fatica nel promuovere l’opera (è impensabile che uno scrittore emergente veda le sue copie negli scaffali più frequentati delle librerie!) vuoi che il lettore non sia fisiologicamente attratto da un nome nuovo. Inoltre ha molto peso il genere della pubblicazione: l’attuale tendenza, vede la narrativa come il genere più frequentato, la saggistica lo è meno ma comunque gode dell’attenzione di quelle persone che sono legate al tipo di tema proposto. Chi lavora ad esempio nel mondo della fisica può sicuramente essere colpito da un saggio che tratta proprio di fisica, e così via, inoltre, per quanto riguarda questa tipologia, il lettore si lascia più facilmente catturare dal tema trattato che dalla notorietà o dal «prestigio» dell’autore, cose che più difficilmente accade per altri tipi di pubblicazioni”. Secondo Pivato la poesia è un genere che oramai gode di una percentuale quasi nulla di frequentazione: “basti pensare che un’opera di poesia è ritenuta «successo editoriale» quando riesce a venedere 1,000 copie, contro le 3,000 ritenute necessarie per considerare un successo un saggio o un’opera di trattatistica”.
Marco Missiroli è uno dei romanzieri più promettenti a livello nazionale. Riminese doc, ora di stanza a Milano, autore dei romanzi Senza Coda (Fanucci 2005), Il buio addosso (Guanda 2008) e Bianco (Guanda 2009), ci racconta il suo esordio: “Il mio percorso è un «classico» del mondo editoriale. Una volta scritto il mio romanzo Senza Coda l’ho fatto rilegare a mie spese e l’ho inviato a dieci case editrici. Ho aspettato otto mesi e poi ho avuto i primi rifiuti e i primi riscontri positivi.
È importante, per chi ha un manoscritto nel cassetto e vuole provare a pubblicare, selezionare una rosa di editori il più vasta possibile puntando soprattutto sugli editori più piccoli. È meglio accompagnare il manoscritto con una lettera breve di presentazione. E poi armarsi di pazienza: le risposte delle case editrici possono impiegare ad arrivare anche dieci mesi”
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In conclusione per cercare di delineare le coordinate che legano i sistemi vigenti nell’editoria messi a disposizione degli aspiranti scrittori e degli scrittori emergenti, ci siamo basati su un campione di testimonianze “riminesi”. La situazione che si evince, del tutto simile a quella delineata dagli editori, è però omogeneamente estesa a tutto il paese, è lo stesso Missiroli a precisarlo: “Non c’è un territorio preferibile di pubblicazione, quello che conta è avere un manoscritto e selezionare gli editori più vari possibili. Certo, conoscere gli «operatori» culturali aiuta: avere un referente «che accompagna» il manoscritto evitando che si perda nei meandri degli uffici editoriali è un vantaggio. Questi operatori sono più facili da incontrare a presentazioni o a eventi culturali organizzati nelle grandi città. Di certo però non è il luogo dove si nasce o dove si vive a facilitare una pubblicazione, ma il cosa e il come si scrive”.

Enea Conti