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La Diocesi che si… Bilancia

L’unica “impresa” che la Chiesa si può permettere è quella di spendersi per il bene delle persone. Ogni euro va profuso per sostenere le gioie e le speranze della comunità nella sua vita concreta, attraverso l’evangelizzazione e la liturgia, senza mai far mancare la carità, resa visibile in tante sue forme.

Perché tutto ciò abbia concretamente la possibilità di stare in piedi e operare, vanno mantenute le strutture indispensabili ed essenziali.

Questa fotografia “economica”, la Diocesi di Rimini ha cercato di scattarla anche nel Bilancio 2019 che ha chiuso e presentato alla Congregazione per il Clero, a Roma. E si apprestava a discutere nel Consiglio Affari Economici Diocesano, quando l’emergenza sanitaria che ha colpito il Paese ha imposto un freno. “Ma il confronto è solo rimandato” assicura l’Economo Diocesano. In carica dal 2012, don Danilo Manduchi “snocciola” l’Esercizio 2019 con qualche motivo di soddisfazione accompagnato da qualche giustificato timore. I segnali positivi che ilPonte aveva già raccontato a fine novembre scorso, alla prechiusura del Bilancio si sono consolidati. La prima “buona notizia” è il segno “più” da esibire nella casella “utili”, ovvero l’avanzo di 1.545.914 euro (un po’ meno di quello del 2018, che era stato di 1.683.758 euro).

Un risultato importante che testimonia come la solidarietà nella Chiesa non sia soltanto affettiva ma anche effettiva. “Ciò che anima la Diocesi di Rimini è soltanto un principio di solidarietà e sostenibilità. – fa presente don Manduchi – Non ci sono altri riferimenti, non c’è il profitto che anima il commercio ma il sostegno a quel bene non negoziabile che è la cura e la ricerca di umanità e felicità che alberga in ciascun uomo”.

Se la Diocesi non è un’azienda, il suo scopo non è il profitto ma rispondere ai costi che comportano l’attività pastorale, quella liturgica e quella caritativa (sempre più importante, decisiva e onerosa). “Tanti di questi costi – aggiunge l’Economo Diocesano – sono una supplenza a ciò che lo Stato dovrebbe fare ma non riesce a garantire e a cui di fatto non provvede.

D’altra parte riteniamo che proprio attraverso la sussidiarietà (cioè l’assumersi bisogni e urgenze e “povertà” di cui nessuno si occupa) si manifesti molto della testimonianza cristiana che ci sta a cuore”.

I debiti globali della Chiesa riminese continuano a calare, dunque, nonostante una diminuzione sensibile dei ricavi.

Inoltre “L’attenzione alla progressiva riduzione dei costi – assicura il Vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi – non ha pregiudicato una risposta adeguata alle necessità della vita della Chiesa riminese”. Ci sono meno soldi ma la Diocesi non smette di finanziare i progetti delle parrocchie, naturalmente all’interno di esigenze verificate e di sostenibilità dei costi. Casa Paola del Villaggio I Maggio (un centro per giovani, anziani ed enti e associazioni di aiuto) e il centro Salesiano a Marina Centro di Rimini, la chiesa di San Simeone di Serbadone e quella di Scacciano, quella di S.Giovanni in Galilea e la canonica e chiesa di Cento di Roncofreddo, unita a un piccolo intervento a Montalbano di Santarcangelo, così come un intervento invece molto consistente a Misano Cella e un altro a Sant’Agostino di Rimini, per non dire dell’adeguamento antincendio e strutturale alle norme attuali dell’episcopio (anche la sala Manzoni) e curia a fianco del Tempio Malatestiano sono alcuni degli interventi più recenti resi possibili anche grazie al contributo della Diocesi.

Non è un caso, dunque, se la voce più importante nella colonna “costi” è quella dei “contributi erogati” pari a 2.186.876 euro (nel 2018 erano stati 1.088.245). Seguono poi le spese di gestione, una voce in rialzo. Da 233.122 euro (2018) a 274.005 euro nel 2019.

Ma non si è perduto la bussola.

“I costi di gestione sono aumentati in quanto alla Casa del Clero nel 2019 si è esternalizzata la cucina: da qui la conseguente, importante diminuzione dei costi del personale (-80.000 euro) e il maggior esborso per costi di gestione (+41.000). L’operazione ha comunque permesso alla fine un risparmio di 39.000 euro”.

Sul fronte “personale dipendente” si registra l’arretramento delle spese, passate da 445.487 del 2018 ai 361.226 dello scorso anno.

Buono anche il risparmio ottenuto sul fronte “oneri finanziari complessivi”, scesi da 472.298 a 338.626 euro.

La carità è una voce importante nel bilancio della Diocesi. Una voce che pesa. Aiutare la vita delle persone, delle famiglie, dei poveri, degli emarginati, degli anziani, di chi è più in difficoltà è impresa necessaria ma significativa dal punto di vista finanziario. Infatti “ben più della metà del finanziamento annuale dell’8 per mille alla Diocesi (800.000 euro su 1.500.000) viene destinato per questa urgenza, sempre più pressante, mostra i dati don Danilo – avendo a cuore ogni persona, e non solo i credenti”.

Nel cammino che stiamo facendo resta sempre sotto costante attenzione l’obiettivo di azzerare i debiti diocesani.

“Debiti pregressi che nella presente congiuntura economica e sociale che persiste dal 2010 ad oggi, pesano come macigni” ammette il Vescovo.

In particolare, si tratta di un “lascito” formatosi tra il 2008 e il 2013 quando alcuni investimenti (parrocchie e centri pastorali, il nuovo seminario e l’Istituto di Scienze Religiose, la messa a norma del vecchio seminario affinché potesse ospitare una scuola di circa 900 alunni ecc) che dovevano essere pagati con alienazioni di immobili non più essenziali per la vita della Chiesa, non andarono a buon fine.

Il ricorso al prestito bancario fu necessario. Il lavoro di ristrutturazione bancaria ha portato ad una corposa riduzione del pagamento degli interessi: da oltre 1 milione l’anno nel 2014, agli attuali 330.000 euro circa. La ristrutturazione bancaria unita alla contrazione dei costi e al taglio delle spese giudicate non strettamente prioritarie, ha portato ad una significativa riduzione del debito con le banche: da 21.745.869 del 2018, si è passato ai 19.186.000 di fine 2019. E pensando alla “montagna” da cui si era partiti, ovvero circa 34 milioni, di strada in discesa se n’è fatta tanta. Ma c’è ancora da pedalare.

L’attuale situazione italiana e mondiale suscita preoccupazioni poiché avrà anche pesanti ricadute sulla vita sociale ed economica delle persone, del territorio e di conseguenza della Chiesa di Rimini. Le richieste che le parrocchie portano con sofferenza condita da urgenza, ne sono già una testimonianza.