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La ceramica capitale in Cinquecento

A dispetto di quanto si è lungamente ritenuto, Rimini è stata una capitale della ceramica. Dopo decenni di studi oggi è possibile affermare che è stato un importante centro produttore non solo della maiolica quattrocentesca di epoca malatestiana, bensì del più ricco prodotto “istoriato” cinquecentesco, che ha fatto della città un affermato centro ceramico nel Rinascimento.
Fino alla fine degli anni settanta, nonostante numerose ricerche e studi significativi fatti in passato (fra i quali ricordiamo quelli di Luigi Tonini, Luigi Pasquini e Ezio Albini), era fortissimo il pregiudizio, non completamente sconfitto neppure ora, che tutta la produzione ceramica romagnola fosse stata, per secoli, realizzata a Faenza. Tuttavia, a Rimini collezionisti, appassionati e studiosi si preoccupavano di raccogliere e studiare frammenti ceramici ed oggetti affioranti da sterri occasionali che andavano infittendosi nei primi anni della ricostruzione, salvandoli dalla dispersione e conservandoli per studi futuri.
Alla fine degli anni settanta la studiosa imolese Giuliana Gardelli iniziò, a Rimini, ricerche che costituirono l’inizio di una stagione ricca di eventi importantissimi per l’individuazione, l’approfondimento e la sistemazione degli studi sulla produzione ceramica riminese del ’400 e ’500. Fase determinante di questo percorso è stata la mostra “Cinque secoli di maiolica a Rimini” voluta dall’ENAIP e realizzata dalla Gardelli autrice, poi, di un testo fondamentale dello stesso titolo. I materiali più significativi esposti allora appartenevano alla raccolta dell’Avv. Cleto Cucci che ha salvato dalla dispersione una mole preziosa di documenti ceramici. Fortunatamente il nucleo più importante della sua collezione, ora dispersa, è stato acquistato dalla Cassa di Risparmio di Rimini per merito della Gardelli ed è ora conservato nel Museo della Città.
Altro momento significativo di questo percorso è stato, nel 1989, la nascita del Comitato Arimino costituito da Giuliana Gardelli e Anna Graziosi Ripa “per lo studio e la valorizzazione della ceramica antica e artistica di Rimini”. Il suo primo atto fu la coraggiosa realizzazione della mostra ”Rimini, il tempo della maiolica”, ospitata nel Palazzo dell’Arengo fra la fine del 1989 e il febbraio del 1990. La manifestazione si concluse con un Convegno, ma non ebbe un catalogo, e solo la sensibilità di Piergiorgio Pasini rese possibile la pubblicazione degli atti su Romagna arte e storia, nel 1994.
La riscoperta di questo ruolo di primo piano nella produzione della ceramica romagnola è il tema centrale del ciclo di tre conferenze promosse dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini. Dopo quella d’esordio (il 22 maggio), è toccato alla prof.ssa Anna Graziosi Ripa intervenire sul tema “L’istoriato a Rimini: opere inedite” prima della conclusione (venerdì 30 maggio) dello storico dell’arte Riccardo Gresta, su “L’istoriato riminese nei musei italiani e stranieri”, sempre alle ore 17 presso l’ala d’Isotta di Castel Sismondo.
Gli studi degli ultimi decenni hanno dunque portato all’individuazione certa del ruolo di Rimini come centro produttore anche del più ricco prodotto ”istoriato” cinquecentesco che, iniziato dalla presenza di Giulio da Urbino nel 1535, ha continuato nelle botteghe locali. Lo testimoniano una serie di opere coeve, dal piatto de il “Maestro del 1574”, con “La cacciata”, dalla inedita crespina con Io trasformata in giovenca scoperta dalla Graziosi Ripa, fino alla straordinaria “Madonna con bambino” entro cornici, di proprietà Ospedale Infermi di Rimini e in deposito al Museo della Città realizzata nella bottega di Giovan Antonio Garella (1589-1590).
c.z.