Home Cultura La cassiera degli affari altrui

La cassiera degli affari altrui

“Chi sono io per giudicare?”. Rosalba Corti è chiara e serena, la sua rubrica su di un noto quotidiano riminese riceve tantissime lettere di donne (ma anche di alcuni uomini) in preda a crisi coniugali, problemi sentimentali e tradimenti. “Cerco di dare un consiglio da amica, senza esprimere giudizi, ma anche di sdrammatizzare con ironia” assicura la cassiera–scrittrice, come lei stessa si definisce.
Rosalba inizia a scrivere tardi, mentre lavora come cassiera in un centro commerciale riminese. L’input è un evento tragico che le cambia la vita: la sorella, insegnante, muore improvvisamente lasciandole un vuoto incommensurabile. È nella casa di lei, piena di libri, che Rosalba raccoglie un testimone simbolico. Da allora comincia a scrivere, in ogni luogo si trovi, in ogni momento, scrive sugli scontrini abbandonati da clienti distratti. Scrivere è la sua cura per il dolore. E osserva, i suoi soggetti sono le donne che ha attorno, le colleghe, le clienti, le sconosciute… quando un giorno Isabella Leardini, poetessa riminese e ideatrice del Parco poesia festival, le dà l’idea della rubrica di posta.
Poi c’è l’incontro con il suo mentore: Alessandro Meluzzi. “Ricordo che era una serata dedicata alla depressione e dopo il suo intervento gli chiesi se potevo leggere alcuni brani che stavo scrivendo a riguardo, espressione del mio stato d’animo del tempo” ricorda la Corti. “Ne fu entusiasta e gli consegnai le bozze di quello che poi è diventato il mio primo libro: mi richiamò e si offerse di farmi la prefazione”.
Quindi nel bel mezzo di una crisi profonda, ecco che trova una strada alternativa. Cosa c’è di Rosalba in ciò che scrive, nei ritratti di donne?
“Sicuramente ci sono alcuni miei tratti, ma la maggior parte delle storie prendono spunto da storie vere di persone esistenti. Tutto quello che vedo e ascolto è fonte di ispirazione”<+testo_band>.
Affronta temi anche delicati come il tradimento. Come si pone di fronte alle confidenze che le vengono fatte?
“Parto dal mio punto di vista che è quello di donna sposata da 30 anni, il mio matrimonio è molto felice, senza la mia famiglia non sarei la stessa. Non riesco a immaginarmi. Poi ho un esempio fantastico: i miei genitori sono sposati da 58 anni. Ma non do giudizi sulle persone che mi scrivono e di cui racconto, cerco di dare ascolto e consiglio. Siamo tutti sensibili alle tentazioni, il tradimento è una debolezza umana. Non è negandone l’esistenza che scompare. Bisogna però prendersene le responsabilità o meglio, evitarlo del tutto, non cadendo nella tentazione”.
Ha un figlio neo diciottenne. Cosa ne pensa lui di questa madre che scrive “degli affari altrui”?
“Mio figlio è un ragazzo intelligente, riflessivo. Quando mi vede scrivere mi dice sempre: «Scrivi? Che bello!» e poi lui e mio marito leggono sempre in anteprima i miei romanzi: criticano e suggeriscono”.
Sta collezionando presentazioni dei suoi libri con personaggi di spicco, tra cui ultimamente anche Catena Fiorello. Qual è il suo obiettivo?
“Catena è entusiasta, mi ha confidato che quando le hanno chiesto di farmi da madrina per la presentazione di «Solo per un’ora» ha accettato ma senza particolare entusiasmo. Invece poi, conoscendomi e leggendo alcuni brani ha apprezzato molto il mio lavoro. Ho tanti sogni che poi diventano obiettivi, al momento sto cercando e trovando in parte contatti nel mondo del cinema. Vorrei tanto che i miei romanzi fossero la trama di un film. A proposito ho consegnato alcune copie del mio ultimo libro al produttore cinematografico Domenico Procacci (Fil fondatore della nota casa di produzione Fandango, ndr), ad Aurelio De Laurentiis e al mio mito: Luciano Ligabue”.
Con il Liga ora è in contatto, grazie anche al fatto che nei suoi romanzi la musica del rocker emiliano è la “colonna sonora ufficiale”. Il cinema in fondo non era molto lontano da lei anche nel passato…
“Sì, in effetti sono sempre stata a contatto con le persone e immersa nelle storie… per 15 anni ho lavorato con mio marito in un videonoleggio con vendita: era il tempo delle VHS. Mi guardavo anche due film al giorno! E consigliavo i clienti, raccontavo le trame per sommi capi e davo le mie recensioni. Sì, in fondo ero già nel settore!”

Melania Rinaldini