La burocrazia chiude la porta

    Storia di ordinaria amministrazione, anzi storia di ordinaria follia, o meglio ancora: storia di ordinaria amministrazione che può condurre alla pazzia. Gli ingredienti ci sono tutti per raccontare una vicenda “senza fine”. Da una parte ci sono le vittime, dall’altra ci sono i carnefici (più o meno consapevoli) e a guardare dall’alto, nascosta nell’ombra, sopra tutto e tutti, c’è lei: signora burocrazia.
    Ma cominciamo a narrarla questa storia. Domenico Rupelli, detto Mimmo, ha 44 anni, sposato con Maria che di anni, invece ne ha 34. Siculi di nascita (Lampedusa), fanno parte della comunità lampedusana, composta prevalentemente di pescatori. Anche Mimmo è un pescatore, anzi era un pescatore, visto che si è ammalato di insufficienza respiratoria grave (attualmente è in terapia ossigeno), e conseguente cardiopatia e obesità, con limitazione funzionale. I suoi 135 chili e il suo grave stato di salute non gli hanno permesso di rinnovare la licenza di pesca. Così, nell’ottobre del 2006, gli è stato tolto quello che in gergo si chiama “libretto di navigazione”, una sorta di diario nel quale vengono appuntati tutti i movimenti del lavoratore. Ma Mimmo ormai di andare per mare se lo può scordare, è stato dichiarato invalido civile al 75% e all’ebbrezza del mare aperto ha sostituito il fastidio della bombola dell’ossigeno.
    Il 16 settembre del 2006 sulla coppia si abbatte uno sfratto esecutivo (non causato da morosità). Così vista la sua condizione di salute, Mimmo chiede al Comune di poter accedere alle graduatorie per ottenere una casa popolare.
    Ma il peggio deve ancora arrivare. Mimmo è a Rimini dal 1987, ma da quando non ha più la casa risulta pure privo di Residenza. La richiesta per avere una caca popolare può farla, ma prima deve regolarizzare la sua situazione, deve trovarsi una casa dove “risiedere”, che attesti il fatto che lui a Rimini ci vive. Gli viene in aiuto il fratello Orlando, anche lui pescatore e proprietario dell’imbarcazione dove i due fratelli hanno, per anni, lavorato assieme. Lui ha una casa di proprietà, dove vive con la moglie. L’abitazione di Orlando è molto piccola ma per aiutare il fratello è disposto ad ospitarlo, così gli mette a disposizione una piccola stanzetta con un letto a castello, un tavolo e due sedie. La stanzetta è talmente angusta (oltre che umida) che i due coniugi sono costretti a lasciare le proprie cose, compresa la biancheria, in macchina. Ma Mimmo è fiducioso, confida nelle istituzioni e crede che nel suo stato di salute, quella casa non tarderà ad arrivare. Ma non ha fatto i conti con signora burocrazia. Nel 2006 (praticamente subito dopo lo sfratto) parte la prima richiesta per la casa: nello stesso anno la famiglia Rupelli si trova al 389esimo posto in graduatoria, nel 2007 al 185esimo. Nel 2008, sale al 251esimo posto e sempre nello stesso anno (in una graduatoria aggiornata) scende addirittura al 485esimo posto. Cosa è successo, a cosa è dovuto questo tonfo?
    Mimmo si informa. Il problema pare essere quella Residenza a casa del fratello. “Ma come? – dice Mimmo – Prima dall’Ufficio anagrafe mi dicono che se non risolvo la questione residenza non posso accedere alle graduatorie, poi scopro che per questa residenza perdo punti di volta in volta?”. A complicare le cose ci si è messa pure un’eredità. Si, perchè Mimmo, pare abbia ereditato l’ottava parte (da dividere con la madre e i sei fratelli) di una casa che si trova a Lampedusa. Si tratta di una vecchia e fatiscente casa che di certo non va a cambiare la situazione del “reddito” della famiglia Rupelli. Comunque ha complicato la situazione, visto che a questo punto la coppia risultava aver detto il falso rispetto alla loro reale situazione patrimoniale. Anche in questo caso la situazione è stata risolta, ma senza causare una perdita di tempo non indifferente. Dopo varie peripezie e non facili confronti con l’Ufficio Casa e Anagrafe del Comune (vista l’esasperazione del caso) qualcosa si è mosso. I Rupelli hanno fatto richiesta per accedere ai 14 alloggi di Viserba ad affitto calmierato. Ma da poco (lunedì 22) hanno ricevuto una cattiva notizia: i due non possono accedere perchè il loro reddito annuo è troppo basso. Mimmo prende una pensione che sfiora i 500 euro, ma da poco la moglie lavora presso la “Casa della giovane” a Rimini, ma il reddito (che si riferisce al 2007) non raggiunge i 9000 euro. Si direbbe nulla di fatto, se non fosse che appena il giorno dopo (martedì 23) la coppia di coniugi è stata informata della possibilità di fare ricorso. La speranza è che questa storia finisca con un lieto fine.

    Angela De Rubeis