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La banalità del male nella zona di interesse

LA ZONA D’INTERESSE
DI JONATHAN GLAZER PER GIOVANI (DAI 13 ANNI) E ADULTI – AL CINEMA

Una villa con piscina. Una famiglia felice. Tutto ordinato, pulito, la vita scorre tra le cose ordinarie di tutti i giorni. Quella casa però non è proprio così “ordinaria”. Trattasi infatti della dimora di Rudolf Höss, comandante del campo di Auschwitz, il famigerato lager situato proprio accanto alla graziosa magione.

Il regista Jonathan Glazer, un pugno di film in vent’anni tra i quali Birth – Io sono Sean e Under the Skin e videoclip per note band come Radiohead e Blur, basa il suo ultimo film sul libro di Martin Amis prosciugandolo in una messa in scena tanto essenziale quanto fulminante. Perché in quella casa abitata da Rudolf (Christian Friedel), la sua consorte (Sandra Hüller), la numerosa prole e le domestiche polacche, trionfano cinismo ed indifferenza. Le preoccupazioni maggiori riguardano la crescita dei figli, le preoccupazioni di un trasferimento per la promozione di Rudolf, il rendere il più efficiente possibile il campo e sistemare le marachelle dei soldati che raccolgono i fiorellini decorativi.

Del campo non vediamo quasi nulla se non la torretta di guardia, i tetti delle baracche e l’inequivocabile ciminiera dei forni, ma arrivano alle nostre orecchie (orecchie colpite profondamente anche dall’efficace colonna sonora di Mica Levi) suoni di quell’immane tragedia che non lasciano dubbi. Rigoroso e potente, da vedere e rivedere, il film di Glazer è un chiaro monito contemporaneo verso le solide barriere erette per negare qualsiasi parvenza di umanità.