Home Vita della chiesa L’ultimo saluto a un prete povero fra i poveri

L’ultimo saluto a un prete povero fra i poveri

Don Carlo Cicchetti era un sacerdote che ci credeva, povero e di spirito contemplativo. Non è facile fotografare il caro amico don Carlo che io ho avuto la grazia di conoscere da seminarista, prima quando ero ancora a Rimini poi a Roma quando ero al Seminario Romano. Ricordo che mi accompagnò lui di persona a Roma con il suo Wolkswagen Maggiolone assieme al babbo e che si prese cura di me nei primi mesi interessandosi spesso personalmente. Un bel ricordo fu un tour in Francia nel 1965 con la tenda assieme anche a don Silvano, eravamo i suoi due seminaristi, viaggio quanto mai avventuroso e imprevedibile per le sue estrosità. Quello che rammento con piacere di don Carlo era il suo profondo interessamento per la Sacra Scrittura, amava già da quegli anni lo studio e l’approfondimento della Parola di Dio, leggeva tanto e così coinvolgeva anche noi. Ritenendosi poi, a suo parere, inadeguato a fare il parroco, ebbe una forte crisi tanto che chiese al vescovo Biancheri di lasciare la Parrocchia di Sant’Ermete. Diceva: “Non sono capace di fare il parroco”; dopo poco tempo il Vescovo gli concesse di fare una nuova esperienza. Da contemplativo quale era, studiò e si appassionò molto alla spiritualità di santa Teresa di Lisieux e di Charles de Foucauld. La scelta cadde sulla possibilità di fare esperienza nei Piccoli Fratelli di Gesù. Fu per un anno a Spello presso Carlo Carretto; con grande dispiacere, Carretto gli dovette dire che non era adatto per quel tipo di vita comunitaria. Che fare? Si orientò allora verso la Francia nella periferia di Grenoble, sempre presso i Piccoli Fratelli; pure lì non fu accolto tuttavia fece la scelta di rimanere in Francia, con il permesso del Vescovo, accanto a una fraternità dei Piccoli Fratelli, ma vivendo da esterno.
Vivrà il suo sacerdozio per il resto della sua vita, sempre con entusiasmo lavorando, consumandosi come prete operaio in fonderia. Lavoro pesante e massacrante. Nel tempo libero incontrava le persone le più diverse, soprattutto emigrati cristiani e mussulmani di varie provenienze. Abitava un appartamento in un condominio come tutti, perché voleva stare in mezzo alla gente comune, in mezzo al loro chiasso e alla loro confusione. Anche la Casa di Riposo dove è stato per qualche anno, farà la scelta di stare con tutti e non in una casa per sacerdoti. Qui diceva messa ogni giorno ed era amato e stimato da tutto il personale e dagli altri ospiti. Gli fecero grande festa per il suo cinquantesimo di sacerdozio.
Quello che ha caratterizzato don Carlo specie nei momenti più critici della sua vita, è stata una grande fede; fede che oltre che nutrirsi di Parola di Dio, si è continuamente alimentata della lettura di santa Teresa di Lisieux, che poi ha trasmesso anche a me, e della spiritualità Charles de Foucauld. Don Carlo perdette la mamma da piccolo, un po’ come santa Teresa e trovò nella sua spiritualità un grande conforto. Don Silvano ed io lo vedemmo l’ultima volta lo scorso anno, e ancora al pensiero della Santa si commuoveva.
Grazie Carlo per la tua vita sacerdotale vissuta nel distacco, nell’umiltà, nella povertà e nella grande fiducia in Gesù e dell’amore verso i fratelli.
Ti ricordiamo come un grande sacerdote, schivo degli onori e dei riconoscimenti umani, ma pieno di amor di Dio e tanto caro al Suo cuore.

don Giuseppe Scarpellini