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L’obiettivo: familiari con Gesù

Riparte la visita pastorale, dopo la pausa estiva, e riparte dal Vicariato di Coriano, dalla panoramica terrazza di Montescudo, da cui il Vescovo potrà vedere, con un solo sguardo, tutta la Diocesi.
La parrocchia di Montescudo, dal 2006, è unita pastoralmente alla parrocchia di Trarivi, pur mantenendo distinta personalità giuridica, nella persona del nuovo parroco don Roberto Battaglia.
“Con la mia nomina a parroco nel 2006 ho sostituito i due precedenti parroci: don Paolo Bartoli a Montescudo e don Stefano Vendemini a Trarivi. Così mi sono trovato con due parrocchie e cinque chiese, perché alle due parrocchiali dei santi Biagio e Simeone nel capoluogo e dei santi Pietro e Paolo a Trarivi vanno aggiunte le chiese di Valliano, Albereto e Vallecchio, oggi solo chiese succursali, ma fino a non molti anni fa anch’esse chiese parrocchiali”.

Ogni cambio comporta una certa fatica di adattamento. Come hai trovato e come hanno reagito tutte queste comunità?
“Innanzitutto desidero esprimere la gratitudine per il lavoro e la testimonianza dei sacerdoti che mi hanno preceduto: don Paolo Bartoli (che tuttora abita a Montescudo ed è un prezioso collaboratore) ha alimentato la devozione dei fedeli, curando il ministero della confessione e la liturgia, con grande attenzione a tutti i gesti di devozione. Don Stefano Vendemini è stato una presenza paterna e coinvolgente nei rapporti coi fedeli. Tra i parroci che mi hanno preceduto è di grande rilievo la figura di don Giocondo Magnani (parroco del capoluogo dal 1948 al 1975), la cui testimonianza sacerdotale ha segnato la storia di Montescudo: ogni volta che vado al cimitero prego di fronte alla sua tomba per tutta la nostra parrocchia. Non posso inoltre dimenticare don Mario Molari (parroco di Trarivi dal 1982 al 1999), una presenza paterna e di grande spessore, che ha accompagnato lo sviluppo della frazione di Trarivi, con il restauro delle chiese e la costruzione delle opere parrocchiali. Certamente l’unione delle due parrocchie e delle tre frazioni di Valliano, Albereto e Vallecchio, unitamente allo sviluppo urbanistico, che ha portato ad un notevole incremento della popolazione in poco tempo (alle famiglie residenti nelle frazioni si sono infatti aggiunti numerosissimi nuovi abitanti provenienti dalla riviera e da altre regioni per un totale di oltre 2800 anime) comporta alcune difficoltà e richiede un particolare impegno nell’azione pastorale. Ma le circostanze in cui ci troviamo sono sempre un modo in cui Dio ci chiama alla conversione: la storia delle frazioni costituisce infatti una ricchezza che è innanzitutto da valorizzare come dono per tutti; soprattutto, il cambiamento delle caratteristiche di quello che un tempo era un piccolo paese dell’entroterra, costringe ogni cristiano a prendere posizione nei confronti di Cristo e dell’appartenenza alla Chiesa, per riscoprire e riproporre missionariamente le ragioni della propria fede”.

E quali sono stati i tuoi primi passi e le prime preoccupazioni?
“In questi anni ho cercato e di coinvolgere diversi laici nella responsabilità pastorale, lavorando al fine di recuperare la dimensione ecclesiale di ogni gesto della vita parrocchiale, con una cura per la formazione spirituale e culturale di chi sta maturando un’appartenenza più consapevole alla comunità cristiana e con la costante preoccupazione affinché ogni iniziativa fosse rivolta missionariamente a tutti. Nell’aprile scorso si è costituito il Consiglio Pastorale Parrocchiale e poco dopo è nata la Caritas parrocchiale, con un Centro di ascolto a Trarivi, ma già da diverso tempo diversi laici si erano assunti le loro responsabilità: dalla maggior cura della liturgia e delle strutture pastorali fino alla condivisione reale dell’azione educativa, missionaria e caritativa della Comunità cristiana. Il metodo seguito è stato quello di privilegiare l’educazione alla fede, con la proposta di un percorso ecclesiale vissuto in una piena e consapevole appartenenza alla Chiesa, richiamando al riferimento costitutivo al Vescovo e al Papa. Non si sono formati prima gli organi di partecipazione ecclesiale a partire dai quali sviluppare l’organizzazione di iniziative; al contrario, è accaduto che la crescita e la maturazione dei singoli fedeli e della comunità parrocchiale, ha condotto alla formazione di un luogo preciso di corresponsabilità pastorale come il Consiglio Pastorale Parrocchiale, così come la costante preoccupazione a vivere consapevolmente gesti di carità nei confronti di opere missionarie ed a sviluppare una attenzione alle situazioni di bisogno presenti nel territorio, ha generato la Caritas”.

E dunque, con questa nuova consapevolezza come state sviluppando il vostro lavoro pastorale?
“Come accennavo in precedenza siamo stati costretti dalle circostanze a ricominciare un percorso che ci portasse a “rendere ragione della fede” (1Pt 3,15), valorizzando i gesti tradizionali della vita del paese e delle frazioni, rivedendoli in una prospettiva missionaria, sia nella proposta (cogliendo queste occasioni per visitare le famiglie) sia nelle modalità espressive, generando nuove iniziative”.

Potresti offrirci qualche esemplificazione?
“Nel Natale 2006 si è svolta la prima edizione del Presepe vivente (stiamo ora preparando la quinta), che ha visto unite per la prima volta tutte le frazioni in un gesto missionario, capace di coinvolgere persone di ogni età anche “lontane” dall’esperienza ecclesiale. In questo gesto, come in tutte le grandi iniziative parrocchiale, abbiamo curato il rapporto con le altre realtà sociali come la stessa Amministrazione Comunale, la Pro Loco, la Società sportiva, e, quando possibile, l’Associazione commercianti e le scuole.
Ugualmente abbiamo cercato di valorizzare i gesti tradizionali di ogni frazione anche prendendo coscienza del valore artistico e culturale delle immagini e dei luoghi sacri del territorio, dal Crocifisso ligneo del ’300 custodito a Montescudo al dipinto originale della Madonna dell’Ascensione, dalla Croce sul monte Godio, ideale abbraccio a tutta la Riviera, fino alla Chiesa della pace di Trarivi. Una grande attenzione merita poi il Santuario di Valliano, luogo dedicato al culto mariano fin dall’epoca medievale, con l’attuale chiesa, arricchita dagli affreschi del ’500, in cui è custodito il più antico altare della Diocesi (V sec.) ed è presente una statua in legno della Madonna del ’700, “vestita” con gli abiti cuciti e ricamati dalle donne del posto ed arricchita dai capelli di una giovane di Valliano. Qui sono stati realizzati il nuovo tabernacolo ed il nuovo ambone, opere artistiche di rilievo a cura dell’arch. Francesco Baldi, con il concorso di vari artisti e artigiani tra cui la scultrice riminese Paola Ceccarelli, che il Vescovo benedirà in occasione della Visita pastorale, assieme al dipinto col ritratto di Benedetto XVI realizzato dal pittore Davide Frisoni, il quale andrà ad aggiungersi alla serie dei ritratti dei Papi degli ultimi secoli presente nell’attuale chiesa parrocchiale di Trarivi. Soprattutto, riguardo alle feste ed alle tradizionali Processioni di ogni frazione, abbiamo cercato di promuovere questi gesti coinvolgendo sempre tutto il paese, invitando sempre ogni famiglia, quando possibile con visite e inviti personali, curando il canto e la preghiera, valorizzando la creatività popolare.
A questi gesti tradizionali, oltre al Presepe vivente, si sono aggiunte alcune proposte ai ragazzi e ai giovani, tra cui le Feste di Carnevale sulle strade e i “Giochi sull’acqua” estivi.
Circa l’esigenza di “rendere ragione della nostra fede” a livello pubblico, “uscendo dalle sagrestie”, ci siamo sempre aiutati ad approfondire i fatti di attualità nel mondo, in Italia, nel nostro paese, alla luce di un giudizio che sorga dall’esperienza della fede. Spesso sono state proposte “rassegne stampa”, interventi del Papa, della CEI, o del nostro Vescovo su specifici argomenti, ma sono nati anche gesti pubblici nel Teatro Comunale, come le Conferenze con esperti sui temi della famiglia e del valore della vita, sulla libertà di educazione, ecc. A questi vanno aggiunti volantini e comunicati, tra cui voglio ricordare il documento del Consiglio Pastorale Parrocchiale dello scorso aprile, dal titolo “Una Presenza più grande di ogni male”, nato a partire dal lavoro sugli interventi di Benedetto XVI riguardanti la pedofilia, diffuso sia in paese che sulla stampa locale, cui è seguita la partecipazione di alcuni membri del CPP al grande gesto di unità col Papa in Piazza San Pietro domenica 16 maggio”.

Guardiamo in avanti: quali sono le priorità pastorali che vi attendono?
“Sicuramente i giovani e le famiglie. In questi anni abbiamo ristrutturato i luoghi di incontro come la canonica di Albereto, ora dotata di un sala con cucina e di spazi all’aperto. Nel Centro Parrocchiale di Montescudo sono state rinnovate le aule di catechismo, con la realizzazione di una sala polivalente, dotata di attrezzature multimediali, giochi e cucina, per incontri, feste, cene, ecc. Nella frazione di Trarivi sono state ampliate le attrezzature sportive con la ristrutturazione del campo sintetico di calcetto e la costruzione degli spogliatoi. Spesso abbiamo organizzato momenti di ritrovo coi ragazzi in questi ambienti, da incontri con riflessioni a momenti di convivenza e gioco. Se ancora non c’è un ritrovo stabile, attraverso questi gesti si sono stabiliti dei rapporti significativi. Alcuni giovani più grandi, oltre a partecipare alla Messa domenicale, sono stati coinvolti nel coro e nell’animazione dei ragazzi più piccoli in gesti educativi e ricreativi. Certamente un’azione più incisiva nella realtà giovanile è una delle priorità nel lavoro che ci attende. Ad essa un certo contributo è dato anche dal Circolo parrocchiale di Trarivi.
Le famiglie in genere si sentono “a casa loro” in parrocchia, chiedendo anche di utilizzare gli ambienti per feste e ritrovi. Con loro il rapporto privilegiato passa attraverso la catechesi dei loro figli. Cerchiamo di coinvolgere i genitori dei bambini del catechismo in ritiri, gite e feste. I “Giochi sull’acqua” organizzati nelle strutture sportive di Trarivi nell’estate scorsa hanno coinvolto centinaia di bambini e giovani di ogni età con le loro famiglie. L’altra grande priorità del lavoro che ci attende è la proposta alle famiglie di un confronto sul tema della “sfida educativa”, con itinerari educativi specifici per i genitori”.

Volgiamo al termine: Cosa potrà portare o cosa speri che porti la Visita Pastorale alle tue Comunità?
“Il desiderio è che, in me e nei miei parrocchiani, si incrementi la familiarità con Cristo affinché ognuno di noi possa dire “Tu” a Gesù, “Ti amo o Cristo”, fino a lasciare che questa affezione trascini tutta la nostra fragile umanità. Questa passione ha generato un riconoscimento tra me e alcuni laici che condividono la responsabilità pastorale, provenienti da formazioni spirituali ed ambiti ecclesiali differenti, ciascuno valorizzato e accolto secondo il proprio carisma.
L’unità in cui ci stiamo scoprendo è il segno più grande nella vita del paese. Desideriamo essere sostenuti e corretti dal nostro vescovo Francesco in questa familiarità con Gesù”.

Egidio Brigliadori

Un momento della Visita Pastorale a Montescudo (foto Roberto Masi)/i>