L’integrazione? È in punta di piedi

    Giugno, tempo di feste scolastiche e di saggi di danza. Classica, moderna, contemporanea, hip hop… il ballo è un mondo molto vasto. Ma c’è spazio anche per le diverse abilità?

    Danza, non terapia
    “Purtroppo non è così facile – risponde Riccardo Bianchi, papà di Matilde e vicepresidente dell’associazione Crescere Insieme – far seguire dei corsi di danza ai nostri ragazzi, senza incorrere nelle dinamiche della terapia è molto difficile. Eppure la danza è un’attività ludica e artistica e tale deve essere anche per i nostri bambini”.
    Su 17 scuole in provincia di Rimini, poche, pochissime aprono le loro porte ai ragazzi con difficoltà. Proprio per questo è nato il laboratorio di Danza non Terapia “Le abilità negate”, che si è svolto presso la scuola “Futura” di Rimini e tenuto dalla danzatrice senese, Irene Stracciati e aperto a persone normodotate e a portatori di disabilità.
    “L’integrazione è fondamentale quando si parla di un’attività come la danza – incalza Bianchi – è la chiave di volta che rende preziosa l’esperienza perché permette la relazione tra persone con differenti abilità”.
    Il laboratorio si è concluso con un meraviglioso spettacolo.
    “È stato straordinario vedere i ragazzi muoversi sul palco senza che si notasse la differenza, anzi certi movimenti che nella vita di tutti i giorni sembrano ostacolare la socialità, come ad esempio le spinte, lì assumevano un’intensità comunicativa incredibile”.
    Un’esperienza da ripetere anche l’anno prossimo. “Ringraziamo l’assessorato allo Sport che ha in parte finanziato il corso. Non solo contiamo di replicare l’esperienza, ma speriamo di renderla permanente, magari in collaborazione con le altre scuole di danza della provincia”.

    Integrazione,che fatica!
    Non è facile per gli insegnanti accogliere nei loro corsi bambini portatori di disabilità: significa mettersi in gioco umanamente e professionalmente.
    Sabrina Natalucci è insegnante di danza classica e moderna del corso preprimary (3-6 anni) alla Futura; nel suo corso c’è anche la piccola Matilde.
    “All’inizio è stato traumatico – ammette Sabrina – sono stata costretta a rivedere i miei sistemi di insegnamento e per un periodo ho lasciato perdere. Poi ho lavorato su me stessa e ho ripreso in mano la situazione. Ho capito che dovevo essere molto autorevole, che dovevo dire no. Ho capito che Matilde, anche se Down, è una bimba uguale alle altre, che il rapporto con i compagni è una grande risorsa per tutti. Ogni momento è una tappa di crescita per tutti i bambini, che imparano ad accettare Matilde e il suo caratterino non sempre facile”.
    Insomma, un lavoro difficile che si costruisce giorno dopo giorno tra prove in tutù, umore altalenante e piccole rivoluzioni. Ma che permette di raccogliere anche molto, come sottolinea Roberta Pulito della scuola di Balletto di Rimini, che da 20 anni apre i corsi ad allievi con difficoltà.
    “L’apertura è una grande risorsa, spesso è più quello che danno rispetto a quello che ricevono. Per tutti i bambini la danza ha un effetto positivo ma per i bambini portatori di una disabilità, il corso costituisce anche un’occasione di aggregazione con i loro coetanei fuori dalla scuola”.
    Per questo, secondo Roberta, non dovrebbero esistere programmi specifici.
    “La danza è un bagaglio comune a tutti e va vissuta insieme”.
    Inaspettatamente, a volte, sono i genitori più dei bambini a porre ostacoli.
    “Bisogna che i bimbi abbiano alle spalle genitori che credono fino in fondo nel lavoro che si sta facendo, ma non è facile per loro accettare la situazione, così a volte preferiscono tirarsi indietro. Un peccato perché questi bambini dimostrano di raggiungere ottimi risultati: sul palco fanno gruppo con gli altri al punto che non si nota neppure la differenza!”.

    Romina Balducci