Parrocchia ”La Resurrezione”: già dal titolo si capisce che la parrocchia è di recente costituzione: non intitolata al tradizionale Santo patrono, ma al mistero più alto della nostra fede, la risurrezione del Signore.
E nel titolo è già compreso anche il progetto pastorale dei sacerdoti fondatori: togliere questa borgata di periferia dall’emarginazione e darle il volto di una comunità solida nella fede e accogliente nella carità.
E bisogna anche dire che già nella sua origine questa parrocchia è stata anticipatrice dell’orientamento di oggi, cioè di una pastorale integrata, vuoi all’interno dei suoi confine, vuoi per la collaborazione con realtà esterne.
Certamente non possiamo dimenticare che a dare lustro alla sua origine c’è stata anche una figura carismatica come quella di don Oreste Benzi, sempre accompagnato da don Elio Piccari, che ne ha raccolto l’eredità al raggiungimento dei 75 anni e che a sua volta l’ha ceduta all’attuale parroco don Renzo Gradara.
A don Renzo dunque ci rivolgiamo per presentare l’attuale parrocchia della Resurrezione, anche se molte altre voci sono intervenute nella conversazione.
“Io sono parroco qui da pochi mesi … troppo pochi per poter tratteggiare con sufficiente precisione i contorni di questa comunità. Certamente raccogliere l’eredità di don Oreste e di don Elio è cosa impegnativa, ma, grazie a Dio, don Elio è ancora con me, e con lui e con me collaborano i due diaconi Bruno Suzzi, protodiacono della nostra diocesi, e Guido Guidi, ordinato nel 2009”.
Proprio perché sei qui da poco tempo le tue impressioni saranno più spontanee e genuine. Come hai trovato questa comunità?
“Si riconosce facilmente l’impronta di don Oreste e del suo carisma, soprattutto nel clima di accoglienza che si riscontra in tutte le famiglie. E poi c’è la consuetudine a fare le cose insieme, un po’ sul tradizionale, ma sempre con grande spirito di partecipazione e comunione. E ho trovato una bella rete di rappresentanti di via, veri operatori pastorali, attenti alle necessità e alle problematiche di chi vive nella loro via, portando conforto immediato e comunicando ai sacerdoti gli eventuali bisogni. Se ti accontenti delle impressioni, ecco, io ho avuto una buona ed edificante impressione”.
Non ce ne voglia don Renzo, ma a questo punto passiamo a dialogare con don Elio.
Sappiamo bene che tu non sei più il parroco, almeno in senso giuridico, ma sicuramente sei la persona che meglio conosce la storia e la fede di questa comunità. Incomincia col raccontarci quello che vuoi.
“Siamo nati come parrocchia nel 1968, l’anno della grande contestazione. E la nostra grande contestazione è stata quella di fare della nostra parrocchia una accogliente famiglia di famiglie. Siamo nati in una zona rurale che in poco tempo si è urbanizzata, passando dalle 350 famiglie iniziali agli attuali 3000 abitanti circa. Il maggior incremento demografico l’abbiamo avuto fra gli anni 1998 – 2008. Purtroppo non tutte le famiglie nuove sono pienamente inserite nel contesto parrocchiale, in quanto diverse sono ancora legate alle comunità di origine; con altre c’è la necessità di stabilire rapporti più forti e stabili”.
Per quel che ricordiamo dai racconti di don Oreste, una vostra prima preoccupazione è stata quella di ascoltare le necessità e le esigenze della gente del territorio. È ancora possibile, adesso che la popolazione è aumentata?
“Questo deve essere sempre possibile, altrimenti si rischia di vanificare ogni altro sforzo pastorale. Fin dal suo nascere noi sacerdoti (con don Oreste c’erano don Sisto, don Romano e io) andavamo in giro nelle vie, casa per casa, a domandare alla gente che cosa ritenevano prioritario per la nuova parrocchia. Ci hanno detto: una chiesa e la scuola materna. E noi abbiamo fatto la chiesa e l’asilo. Attualmente la scuola accoglie 86 bambini, dai 3 ai 6 anni. Purtroppo, per gravi motivi economici (una così piccola parrocchia non è più in grado di sostenere l’onere economico di gestione di una scuola), dal prossimo anno scolastico l’asilo sarà affidato alla Comunità Papa Giovanni XXIII, che la gestirà in nome e per amore di don Oreste.
Un’altra nostra premura è stata ed è quella di una sollecita attenzione ai malati. E questo è possibile grazie anche ai rappresentanti di via. Non c’è un malato che non riceva la visita del sacerdote, sia nella sua casa, sia negli ospedali.
Poi ci sono gli anziani. Con orgoglio possiamo dire che quasi tutti gli anziani delle nostre famiglie sono rimasti nelle loro case, assistiti dai loro cari. Abbiamo abolito in ogni modo dal pensare e dal sentire dei nostri parrocchiani l’idea del ricovero.
Poi, se vuoi, c’è l’aspetto ricreativo che raccoglie tanta gente attorno alla parrocchia, formando, come dicevo, una sola grande famiglia. Il circolo ANSPI, oltre ad essere luogo di svago e di ritrovo, è anche occasione per organizzare diverse attività coi nonni e coi ragazzi: tornei di briscola e di calcio, polisportiva, feste e gite… In estate per i ragazzi c’è il Centro estivo che da quest’anno si trasformerà in oratorio pomeridiano, e i campeggi”.
Ascoltare la gente è una necessità pastorale, ma l’evangelizzazione ha bisogno di fare un passo ulteriore.
“Il fare vita insieme, partendo cioè dall’ascolto della gente, curando costantemente le relazioni fra e con le persone, è il primo modo di evangelizzare. Le varie iniziative della parrocchia, il Circolo, le commedie dialettali, il carnevale, l’asilo … favoriscono un clima di simpatia verso la Chiesa. È bello stare insieme; porta la gente ad avvicinarsi anche alla vita della parrocchia e ai sacramenti … Poi, naturalmente, ci sono le iniziative più specificamente mirate all’evangelizzazione: i Centri di Ascolto del Vangelo, la vista alle famiglie per la benedizione pasquale, le Missioni Popolari …
L’esperienza dei Centri di Ascolto del Vangelo è nata nel 1999, su proposta della diocesi per una evangelizzazione capillare sul territorio. Siamo consapevoli che questi momenti di incontro sono molto importanti, per questo sentiamo il bisogno di un loro necessario rilancio, proprio con riferimento all’evangelizzazione e alla vicinanza alle persone della parrocchia.
Molte esperienze significative sul piano dell’evangelizzazione si sono fatte in questi anni grazie alla collaborazione della comunità missionaria di Villaregia, che per due anni ci ha aiutati ad avere attenzione alla missione universale della Chiesa. E grazie anche ai padri Passionisti di Casale con la loro predicazione particolare nel mese di maggio”.
Dal momento che ci sono qui delle catechiste, approfittiamo per ascoltare anche loro sul loro servizio in parrocchia.
“Partiamo da noi: la nostra formazione avviene attraverso incontri periodici con il nostro parroco e partecipando ai vari incontri della Diocesi; inoltre alcune catechiste da quest’anno sono iscritte al corso di teologia pastorale proposto dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose.
Per quanto riguarda il catechismo, esso coinvolge i bambini dalla seconda elementare alla seconda media, terminando il percorso di iniziazione cristiana con la Cresima.
Dall’ottobre 2012, coi più grandi, abbiamo intrapreso il cammino ACR (Azione Cattolica Ragazzi) e ACG (Azione Cattolica Giovani) per coinvolgere e accompagnare i ragazzi dopo la Cresima nel periodo dell’adolescenza”.
La bandiera dell’accoglienza, l’attenzione a malati e anziani, il monitoraggio dei bisogni della gente … tutto ci rimanda al concetto di carità. Ma esiste anche un Centro Caritas in parrocchia?
“Il servizio della Caritas parrocchiale – ci conferma don Elio – è nato con il coordinamento del diacono Bruno. L’intera comunità in generale e alcuni parrocchiani volontari in modo capillare, si sono attivati costantemente per sostenere persone e famiglie in difficoltà, con l’aiuto a cercare lavoro, con pacchi alimentari o con sostegno di vario genere.
Da un anno circa si è cercato, con il diacono Guido, un coordinamento con la Caritas diocesana per organizzare gli aiuti secondo criteri più oculati e diretti. Si è cercato di rendere questo servizio più strutturato ed efficace, ampliando la presenza attiva nell’accoglienza e nell’ascolto”.
A don Renzo, all’inizio del suo mandato alla parrocchia della Resurrezione, tocca aprire il capitolo della pastorale integrata, allargando i confini alle parrocchie vicine.
“Stiamo tentando di iniziare qualche tipo di collaborazione coi preti viciniori di Sant’Aquilina e San Fortunato. Siamo comunque in un momento di passaggio: da un Consiglio pastorale che è stato concepito come assemblea parrocchiale, ad un Consiglio rappresentativo delle zone della parrocchia e delle varie realtà pastorali, per arrivare poi, quando Dio vorrà, ad un Consiglio interparrocchiale”.
Egidio Brigliadori