L’edilizia riminese perde i pezzi

    La crisi? È solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. A provocare più di qualche crepa nel settore dell’edilizia locale è una situazione che, per dirla con le parole del presidente di Ance Rimini, Ulisse Pesaresi, “è diventata ormai insostenibile”: “i ritardi, ormai insopportabili – specifica Pesaresi – che si verificano negli uffici comunali, con gravi ricadute sui cittadini che hanno bisogno di mettere in atto un qualsiasi intervento edilizio”. Parla a lingua sciolta il numero uno dei costruttori riminesi, così come i vari rappresentanti della Consulta delle professioni tecniche, dagli ingegneri, ai geometri agli architetti. Nell’illustrare i numeri, sempre più negativi, della Cassa Mutua Edile di Rimini, puntano il dito sugli elevati oneri di urbanizzazione, su una burocrazia troppo lenta (sia nell’approvazione dei piani particolareggiati, stando alle dichiarazioni dei liberi professionisti, che nel rilascio delle autorizzazioni edili) e sugli appalti pubblici al ribasso.

    I numeri
    Il numero delle imprese locali operanti nel settore è in flessione: dalle 601 del 2008 la cifra è scesa a 541 (-10%). Anche l’occupazione è a rischio: su oltre duemila addetti in provincia, la crisi ne ha “tagliati” trecento con un decremento, dal 2008 al 2009, di quasi il 9% contro il meno 0,8% registrato già l’anno scorso. La cassa integrazione non risparmia l’edilizia e neppure le libere professioni tecniche, così come la peggiore delle ipotesi, il licenziamento: “Molti studi – denuncia il presidente dell’Ordine provinciale degli Ingegneri, Marco Manfroni – si trovano costretti ad interrompere delle collaborazioni con giovani professionisti iscritti e non tutelati da alcun ammortizzatore sociale”.

    Appalti al ribasso
    Calo degli appalti pubblici. Secondo i dati di Ance Emilia Romagna, Rimini è, in regione, la provincia con il più basso numero: nei primi otto mesi del 2009 i bandi di gare pubbliche a Rimini sono stati appena 12, ben lontani dalla prima della lista (Parma) a quota 54, ma anche dalla penultima (Forlì-Cesena) che ne conta 25. La denuncia di Ance e Consulta delle libere professioni riguarda soprattutto “le gare al massimo ribasso che penalizzano le imprese più piccole e meno strutturate, specie quelle locali”.
    Un esempio? Delle 52 aziende vincitrici negli appalti banditi da Acer dal Duemila, solo 30 risultano ancora attive. Una conferma, secondo Pesaresi, “che i prezzi posti a base d’asta e quelli delle relative aggiudicazioni non consentono alle imprese neppure la copertura delle spese”.

    Il via a rilento
    “Dobbiamo puntare non tanto su nuove costruzioni quanto sul miglioramento qualitativo del costruito” è la ricetta dell’ingegnere Marco Manfroni che chiede però “uno specchio dall’altra parte”. L’attenzione va ai tempi degli uffici tecnici comunali che, nel rilasciare le autorizzazioni, dal permesso a costruire all’abitabilità, ostacolano quelli delle imprese e dei cittadini. “Mentre a Milano – aggiunge il presidente degli Architetti, Roberto Ricci – basta una autocertificazione del tecnico a garantire l’agibilità, da noi ci vuole almeno un anno di attesa”. Ancora più critico Adriano Leardini del Collegio dei Geometri: “Quando un cliente chiede un lavoro, nell’80% dei casi siamo costretti a dirgli che farlo in quel modo non è possibile. Le norme non lo permettono”.
    Nel comune di Rimini agli inizi del 2008 erano una cinquantina i piani particolareggiati da esaminare ed approvare. Oggi, secondo le categorie, superano l’ottantina.

    “Caro terreno”
    Inutili, dicono Ance e Consulta delle Professioni, gli incontri finora avuti con le amministrazioni alle quali viene chiesto di snellire la burocrazia e di rivedere gli oneri di urbanizzazione, spesso fuori mercato così come il prezzo delle aree.
    “A Rimini – commenta Pesaresi – per 1.000 metri quadrati di superficie utile sono richiesti circa 300mila euro di oneri: 300 euro al mq”. Basti pensare che a Ferrara, in centro storico, non si superano i 216 euro al mq.

    E per finire…
    “La sfortuna di Rimini? È stata quella di aver avuto Benevolo”. Il riferimento negativo all’artefice del vecchio piano regolatore comunale è del vicepresidente di Ance Rimini, Biagio Amati che porta come esempio quello del centro storico: “È completamente bloccato e necessità di una nuova normativa”. “Tutte le modifiche alle abitazioni esistenti, in molti casi vecchissime – fa eco Leardini – sono cassate dall’Amministrazione, compresi gli abbattimenti di barriere architettoniche”. Ad una barriera se ne aggiungono altre. E l’edilizia perde pezzi.

    Alessandra Leardini