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L’arte come pro-vocazione

Da dove veniamo? Difficile rispondere, ma già porsi la domanda è un passo da giganti. Non c’è bisogno di sfogliare libri di intellettuali o consultare chissà quale guru di turno per tentare una risposta. Basta prendersi una mezz’oretta, o poco più, e recarsi al Museo Civico di Rimini, dove, fino al 6 settembre, sarà possibile visitare la mostra “Riflessioni temporali” del pittore riminese Davide Frisoni.
“Riflessione – spiega il pittore, classe 1965 – , è un desiderio di riflessione sulla tradizione dell’occidente, proprio quando l’occidente, e con esso, ognuno di noi, è andato in crisi”.

La riflessione prende corpo nel 2010, a partire dal quadro del Guercino La visione di S. Girolamo. Frisoni inizia a studiarla, cercando dei punti di sguardo, immaginosi l’opera come “riflessa in uno specchio antico”. Poi una pausa di tre anni. E la riflessione riparte. Ricomincia, attraverso un sguardo attento e curioso, lo studio delle opere di alcuni pittori del passato, da Guercino a Cagnacci, da Pittoni a Caravaggio, da Caravaggio al Murillo, passando per Ingres e Rembrandt.“Chi fa pittura è come una donna incinta. C’è un seme, una gestazione con momenti difficili, nei quali c’è il rischio di arrendersi, di abortire, ma non si può, se si è religiosi, rinunciare a questo talento, che sempre viene messo alla prova”. E i figli, le opere d’arte, arrivano, pronti per essere educati e restituiti al mondo.
Così, senza rinunciare al filo rosso delle sue pitture, la strada, Frisoni interpreta con il suo stile le opere del passato, in un riverbero di luci, colore ed ombre che altro non sono se non l’essenza carpita dalle opere stesse. Una ventina sono le pitture, frutto di quella riflessione ad essere esposte nel Museo della città. Accanto a quelle ci sono anche alcune, di quelle opere, sulle quali il Frisoni, che ad oggi vanta l’onore di essere il primo artista italiano promosso in Russia dalla galleria ArtSeverina di Mosca, ha riflettuto. Essere accanto alle opere di questi maestri, dalle quali sono nate per deviazione riflessa, le pitture del Frisoni, è una concessione straordinaria fatta dall’assessore alla Cultura della città di Rimini, Massimo Pulini e dal direttore del Museo della città Maurizio Biordi. “Sono commosso da come il Comune di Rimini abbia voluto accogliere i miei quadri all’interno del museo”, commenta Frisoni.
Da artista e studioso d’arte a trecentosessanta gradi, Frisoni si interessa anche dell’arte contemporanea, e alla nostra domanda su che cosa pensi di quella approdata a Rimini con Cattelan, dichiara: “C’è un’arte che tende alla provocazione ed una invece che ti provoca, chiedendoti di pensare, come pro-vocazione, cioè «a favore» della tua vocazione, in altri termini che ti conduce alla scoperta di ciò per cui sei fatto”.
Fare arte non significa staccarsi dalla realtà quotidiana e cittadina all’interno della quale l’opera d’arte stessa si mostra. E questo Frisoni, riminese doc, ce l’ha veramente a cuore. “Tutti cercano di dividere Rimini: la Rimini dei bagnini, la Rimini della ferrovia, la Rimini degli alberghi, la Rimini centro, invece per me Rimini è una cosa sola”. Parole sagge, se si pensa che chi andrà a vedere la mostra di Frisoni, su richiesta, all’ingresso potrà ritirare un biglietto, che non solo consentirà di visitare gratuitamente la mostra, ma di entrare gratuitamente all’Embassy di Rimini, “un monumento riminese”, per dirla con il pittore. In tutte le principali librerie riminesi e presso il bookshop del Museo della città sarà possibile acquistare il catalogo della mostra.
Forse, ammirando le “Riflessioni temporali” di Frisoni (una cui opera – per committenza privata – è stata scelta come manifesto dell’edizione 2015 del Meeting di Rimini, nella rielaborazione della grafica Stefania Garuffi), troveremo anche noi una strada per tentare di rispondere a quella domanda esistenziale alla ricerca della quale, sempre di più il mondo occidentale contemporaneo dovrebbe ritornare per ritrovare la sua identità storica, culturale e politica. È il dio soldo che terrà salde le redini dell’Occidente? O qualcos’altro? Ai posteri l’ardua sentenza. Frisoni è del parere che per rispondere a questa domanda si debba iniziare a fare un lavoro su stessi, paragonandosi con l’eroica e al contempo umanissima tradizione artistica che ci precede. Facciamo almeno un tentativo, finché siamo in tempo.

Sara Castellani