Imprese, la “Caporetto” del lavoro

    Crisi. La notizia rimbalzata sulle prime pagine dei giornali dei 220 lavoratori della SCM (su 400 dipendenti totali) mandati in cassa integrazione (oggi ridotti a 166, ma la situazione è in continuo divenire) è l’esempio lampante di come la nube scura spinta dai venti del crac della finanza globale possa incombere anche sulle aziende più grandi e più note della nostra provincia. Anche su quelle che da decenni portano alta la bandiera di Rimini all’estero.
    Da settembre solo la Fiom Cgil (comparto metalmeccanico) ha sottoscritto, escludendo la Scm dove l’ok non è stato ancora raggiunto, 19 accordi per la cassa integrazione ordinaria e due per quella straordinaria. A livello provinciale sarebbero coinvolti 437 lavoratori su 625, in maggior parte da piccole e medie imprese. E questi numeri riguardano solo i dipendenti con contratti ‘tipici’ e comunque coperti dall’ammortizzatore sociale menzionato (CIG, da Cassa Integrazione Guadagni, è l’istituto previsto dalla legge, consistente in una prestazione economica, erogata dall’Inps in favore dei lavoratori sospesi dall’obbligo di eseguire la prestazione lavorativa o che lavorano a orario ridotto, appunto le ore CIG).
    Ci sono, infatti, anche tutti quei lavoratori interinali, con contratti a tempo, o ‘collaboratori a progetto’ che stanno perdendo il lavoro senza ammortizzatori equiparati alla CIG: secondo la Fiom, a livello nazionale, 300 mila a spasso entro l’anno.
    C’è poi l’artigianato dove l’ammortizzatore applicato non è la CIG ma l’Eber (da Ente Bilaterale Emilia Romagna). Qui, dicono dalla Fiom, è difficile avere una stima perché contrariamente alla Cassa Integrazione Guadagni l’iscrizione al fondo non è obbligatoria.

    I numeri
    Secondo dati elaborati dalla Cgil di Rimini in base a fonti Inps, Eber e Centro per l’Impiego, i dipendenti interessati da gennaio a settembre 2008 alla CIG sono 1.379, 146 in più rispetto ai primi nove mesi del 2007. Di questi, 1.155 sono interessati a riduzioni di orario mentre 224 risultano sospesi (quelli che secondo la Cgil aumentano con maggior ritmo).
    Venendo alle ore complessive di CIG autorizzate dalla Direzione provinciale di Rimini dell’Inps, il periodo gennaio-ottobre 2008 ha registrato rispetto allo stesso periodo del 2007 un aumento dell’ammontare ore di quasi il 44% mettendo insieme industria, edilizia e commercio (340.761 ore tra operai e impiegati rispetto alle 236.731 dell’anno precedente). Solo l’edilizia registra un +46% sul 2007.

    Legno in crisi
    Partiamo dalla Scm Officine di Rimini: per ora, dicono dalla Fiom Cgil e dalla Fim Cisl, l’azienda ha ridotto il numero di dipendenti in cassa integrazione a zero ore, per dieci settimane, da 35 a 27 su 166. “Ma non ci basta – sottolinea Massimiliano Gabrielli della Fiom – se non si riuscirà a ridurre ulteriormente il numero gli interessati hanno fatto sapere che potrebbero ricorrere a scioperi e presidi”.
    Altra importante azienda riminese del settore legno, in difficoltà, è la Masterwood, 150 dipendenti, ma stando agli ultimi incontri tra vertici e rappresentanze sindacali non si dovrebbe parlare di ore CIG prima del 2009. “L’ipotesi prevalente– dice Luca Giacobbe, Fim – è quella di un ricorso alla CIG dal 2 febbraio al 13 marzo: le zero ore non riguarderanno nessun lavoratore, si parla di una ‘rotazione’, vale a dire due, tre ore in meno alla settimana per ciascun dipendente, a turno, con il 90% dello stipendio comunque assicurato”.
    Secondo la Fillea Cgil il settore del legno conta già 300 vittime tra i lavoratori della provincia. Venti, in mobilità, provengono dalla Maroncelli di Cerasolo, che ha chiuso i battenti. Un’altra ventina (17, per la precisione) dalla Valentini di Rimini (300 addetti totali): qui si parla però di CIG straordinaria.

    Chi chiude…
    Destino incerto anche per i 64 dipendenti della Buzzi Unicem. Dopo novant’anni di attività, il cementificio di Santarcangelo chiuderà. I vertici dell’azienda, internazionale, dalla sede centrale di Casale Monferrato (Al) hanno fatto sapere di voler puntare al risparmio “in seguito agli incrementi dei costi di energia elettrica, combustibili, trasporti, materiali e servizi”. Fillea Cgil e Filca Cisl hanno preso le distanze. Le trattative, al momento in cui scriviamo, sono in corso – ma per ora la proprietà è intenzionata a chiudere entro il 31 dicembre ricollocando, alla meglio, una quindicina di addetti in altre sedi.

    … e chi si ristruttura
    Tra le aziende che hanno avviato procedure per la cassa integrazione c’è anche una delle “Regine” del settore tessile, la Fuzzi di San Giovanni in M., anche se, precisano dalla Filtea Cgil, il motivo non sarebbe dovuto ad una crisi ma a “semplice riorganizzazione”.
    Il tessile per il momento non è intaccato dalla crisi finanziaria. Come spiegano le rappresentanze sindacali del settore, Filtea Cgil e Fim per la Cisl, se ci saranno dei problemi – cosa probabile – questi ricadranno sui bilanci 2009.

    La lista continua
    Tornando alla cassa integrazione, si parla di aziende di diversi comparti. Dalla fonderia Pasquinelli di Rimini (quest’ultima arriva ai 50 dipendenti) alla Omz di Coriano (carpenteria), fino alla Omcv di Misano (meccanica), la Metalstar 2000 di San Salvatore, a Rimini (carpenteria meccanica) con circa la metà dei 40 dipendenti in CIG, e la Semilavorati Srl di Cerasolo Ausa.

    Incubo mobilità
    da settembre sono tre (due per cessata attività) le aziende del territorio che hanno avviato proceduto Situazione indubbiamente peggiore per le imprese che hanno già chiuso i battenti. Tra queste, la Lazzari di Rimini (sempre del settore macchine per il legno) con 26 lavoratori in mobilità e la Milm di Santarcangelo (lavatrici industriali) che di addetti ne contava 8. Anche la B. F. di Misano Adriatico (arredi per la ristorazione) pur non chiudendo, ha licenziato 5 addetti su 13.

    Artigianato
    Nell’artigianato, si troverebbero in difficoltà, secondo dati Fim Cisl (comparti metalmeccanico e tessile), una cinquantina di piccole aziende per un numero di 200 lavoratori coinvolti. Tra queste, la Para Metalfondi(lavorazione lamiere) di Rimini, la fonderia Artigiana di Riccione e la Sepri di Santarcangelo (elettronica industriale). Ma l’elenco è aggiornato, dicono sempre dai sindacati, ogni giorno, con una media di tre-quattro richieste quotidiane da parte di imprese.
    Nel settore tessile, sono in corso accordi tra i sindacati e la Gibby Pelletterie di Cerasolo, con esigenze di riduzione di organico (35 i dipendenti attuali) in seguito a problemi di invenduto. “Sono le piccole aziende dell’artigianato, che lavorano per terzi, a soffrire di più – spiegano dalla Filtea Cgil – la Gibby Pelletterie è stata la prima a mostrare difficoltà, ma la situazione va monitorata giorno dopo giorno”.

    Alessandra Leardini