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Il Vangelo nella “nostra parlata”

Su Famiglia Cristiana del 27 dicembre scrive Donatella Trotta che “fare il presepe a Napoli equivale a tradurre il Vangelo in dialetto”. “Perché” ci siamo detti “a Napoli e non anche dalle nostre parti?”. Ecco, quest’anno, per le nostre valutazioni, abbiamo considerato in particolare la traduzione del Vangelo nella “nostra parlata”.
Ottime traduzioni, attente, mai invadenti, attraverso costruzioni tradizionali, concettuali, diverse.
Un Dio, insomma che si fa “burdel, tabach, basterd” qui in Romagna, ma sempre Bambino.
Non sono mancate realizzazioni complesse, come tradizione di alcuni gruppi.
Castelvecchio di Savignano, ha preso come tema l’avvicendamento dei Parroci ed ha impostato la realizzazione a partire da un’accurata riproduzione del Duomo con tanto di Vescovo che si aggira per la cattedrale e poi nella Parrocchia.
Anche Santa Giustina ci offre una riproduzione, questa volta della facciata della Chiesa della Madonna di Loreto, accompagnata dalla figura del Papa che si affaccia a benedire la grotta.
Il presepe dell’associazione culturale “La Ginestra” punta invece, all’interno di un’impostazione classica, sul movimento e sulla rappresentazione dei mestieri tradizionali, con più di venti azioni. Meno movimentato, ma molto ben articolato nella composizione, il presepe della parrocchia Gesù nostra Riconciliazione. Altri lavori sono meno complessi, ma con il tocco di poesia dell’autore, come nel caso dell’ambientazione di Corpolò e delle delicate statue originali di Sant’Andrea dell’Ausa. Ben costruiti, nella tradizione, i presepi della parrocchia Stella Maris, della ditta prefabbricati Morrri e della chiesa dei Cappuccini di Santarcangelo. Quest’ultimo realizzato con i ragazzi del “Centro incontri”.
Altri gruppi, oltre ad alcuni già citati, hanno optato per il “concettuale”. Le mani metalliche alzate al cielo della Parrocchia della Riconciliazione si distinguono fra gli altri per una originalità nelle forme che tuttavia rispetta pienamente i significati della natività. Nella parrocchia di San Salvatore l’ambientazione è una stanza terremotata con un ben preciso riferimento all’Abruzzo, mentre a San Domenico Savio hanno inserito nel presepe un altare a simboleggiare l’anno del sacerdozio. Infine gli Scout di Miramare, con una costruzione soprelevata nel loro tipico stile, hanno preso alla lettera la frase “E Dio pose la sua tenda in mezzo a noi”.
I presepi dei bambini sono basati tutti su statuine allestite da loro stessi artigianalmente con materiali vari, spesso di recupero. Tutti di buon livello, a testimoniare l’impegno dei ragazzi, la competenza degli educatori e la passione di tutti. Fra gli iscritti sono risultati più articolati e attraenti quelli della parrocchia Gesù nostra Riconciliazione e della parrocchia della Colonnella. Originale l’ambientazione della Primaria di Sant’Onofrio, gradevoli quelli delle materne di Sant’Onofrio e della Resurrezione.
Per meglio riconoscere i meriti di alcuni realizzatori, la giuria attribuisce due premi speciali.
Uno viene assegnato alla Parrocchia della Resurrezione per l’originalità della composizione e dei materiali.
L’altro va alla parrocchia di Sant’Andrea dell’Ausa per la grazia, l’eleganza e il fascino delle statue originali in terracotta.
Non sono state classificate tre realizzazioni: Ponte Rotto, perché di carattere privato e non pubblico, Corpolò in piazza del Tituccio, originale, ma purtroppo rovinato delle intemperie e San Girolamo di Misano perché non ci è possibile giudicare una rassegna insieme a realizzazioni singole.
Buon anno a tutti e arrivederci all’anno prossimo.

Riccardo Ghinelli
e Vincenzo Sanchini

Nella foto La natività nel presepe della Riconciliazione