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Il turismo in privato

Nell’estate di un paio di anni fa dovetti rimanere per qualche giorno a Reggio Emilia, non per un viaggio di piacere (Reggio ha un centro molto bello ma non è proprio il primo luogo in cui si vorrebbe passare una settimana in agosto).

Mi rivolsi alla famosa piattaforma degli alloggi privati, e quello che faceva più al caso mio era gestito da una coppia che metteva a disposizione dell’ospite una stanza all’interno del proprio appartamento.

Condividere gli spazi con loro fu un’esperienza per certi versi surreale, mi sentivo un ragazzo alla pari parecchio fuori tempo massimo. Ma anche piacevole: il loro modo di vivere il ruolo di “host” era quello di una reciproca conoscenza e di scambio umano, anche se per brevi periodi. Questo per dire che la famosa piattaforma non è in sé per forza il male assoluto, dipende da come la si gestisce.

Se diventa un modo per fare bed & breakfast scansando le regole e le tassazioni che spettano a chi fa ospitalità come impresa, è ovviamente un altro discorso.

E infatti si sono dovute mettere delle regole per cercare di non far diventare questo mondo un far west fuori controllo, soprattutto in aree ad alta vocazione turistica come la nostra. Ma si sa che nel nostro paese fatta la legge l’inganno è già pronto e allora

ecco che appare nel gruppo social di quartiere la richiesta “cerco appartamento per tot periodo” e la risposta “scrivimi in privato” facendo dubitare che in quel “privato” poi si paghi davvero la tassa di soggiorno.

Reggio Emilia è la patria del Tricolore ma noi, nel senso meno patriottico del termine, siamo bravi a fare le cose all’italiana.