Home Sociale & welfare Il sistema della mobilità, tra costa e entroterra

Il sistema della mobilità, tra costa e entroterra

Negli incontri istituzionali così come in quelli con i cittadini si sostiene sempre che occorre incrementare e migliorare i servizi pubblici offerti ai cittadini se si vogliono avere luoghi che siano degni di essere vissuti e che non generino motivi di abbandono. Bisogna vedere se le buone intenzioni sono poi confermate dai fatti. Ciò vale per i servizi legati alla sanità, alla scuola e al trasporto pubblico locale. Tutti servizi complessi e costosi, con risorse economiche sempre più limitate. Vediamo come vanno le cose nel trasporto pubblico.

Il Metromare è l’esempio più evidente di investimento compiuto nel trasporto pubblico nella provincia di Rimini. Collega Rimini a Riccione in soli 28 minuti ed ha riscosso un notevole successo. Ha conquistato anche un segmento di clientela abitualmente diffidente verso i mezzi pubblici ed è particolarmente apprezzato dai turisti. È costato poco meno di 100 milioni, tra realizzazione dell’infrastruttura e acquisto dei nuovi mezzi. Contribuisce certamente a limitare il traffico sulle strade e a diminuire la produzione di CO2. Ora è previsto che prosegua fino alla Fiera, migliorando la situazione della circolazione sulle strade riminesi ed entrando in sinergia con il sistema ferroviario. L’opera sarà interamente finanziata dai fondi del PNRR, per circa 60 milioni di euro.

Sulla costa vive la maggior parte dei residenti della provincia di Rimini ed è qui che soggiorna la stragrande maggioranza dei turisti che ospitiamo. Viene, però, da chiedersi quali e quanti siano i servizi del trasporto pubblico dedicati all’entroterra, cioè alla Valmarecchia e alla Valconca. Investimenti straordinari dedicati a queste due aree non sono previsti.

Le linee presenti nelle due vallate sono considerate a ‘domanda debole’ rispetto a quelle della costa cosiddette ‘forti’. Data la distribuzione della popolazione non potrebbe essere diversamente. Va considerato, però, che i cittadini delle due vallate, sia per lavorare sia per studiare, sono praticamente obbligati a muoversi tutti i giorni verso i poli attrattori di Rimini, Riccione e, in parte, Morciano e Santarcangelo.

Sui 7.4 milioni di km di percorrenze delle linee esistenti, 4.9 sono di linee urbane, ovvero quelle effettuate all’interno dei principali comuni. Metromare equivale a circa 500.000 km, a cui bisogna aggiungere 400.000 km legati alla filovia, il ‘vecchio’ 11. Le linee extra urbane sono 1.5 milioni di km, un quinto del totale.

La principale e più importante linea della Valmarecchia è senza dubbio la 160 che da Novafeltria arriva direttamente a Rimini in circa un’ora di viaggio e svolge una importante funzione di collegamento. Alla 160 si raccordano le linee minori che dai piccoli centri consentono così di avere una relazione da e per Rimini.

In Valconca esistono più direttrici. Certamente è rilevante la 124 che da Morciano assicura il collegamento con Rimini. È importante la 20, da Coriano per Rimini ed ancora la 43 da Coriano per Riccione, solo per fare qualche esempio.

Certamente i disagi non mancano, soprattutto per gli studenti che dalle località più lontane, Pennabilli o Saludecio, tutte le mattine debbono raggiungere gli istituti a Rimini o Riccione. Finora si è cercato di salvaguardare il più possibile il servizio di trasporto pubblico adattandolo alle necessità degli studenti, ai quali viene garantito un percorso casa-scuola e ritorno. Quello che manca è un servizio destinato ai lavoratori e agli utenti occasionali. Infatti, al di fuori degli orari di punta l’offerta dei trasporti è decisamente scarsa e nei giorni festivi e la sera assolutamente carente. Certo, la domanda è debole, ma finché ci sarà una scarsa offerta la situazione rimarrà invariata. Anzi destinata a peggiorare, visto che i trasferimenti dallo Stato alle Regioni, per coprire i costi del trasporto pubblico, sono destinati a diminuire. Così si creano sperequazioni che faranno aumentare le diseguaglianze tra cittadini che vivono a poche decine di chilometri gli uni dagli altri. Con il rischio che coloro che risiedono fuori dai centri urbani abbandonino il proprio territorio, producendo così fenomeni di spopolamento che comportano un degrado territoriale a cui sarà molto costoso e difficile porre rimedio.

Quindi, preservare il territorio vuol dire mantenere o addirittura migliorare i servizi, avendo la capacità di pensare il territorio come un eco-sistema complessivo, non ridotto alla semplice somma delle singole parti.

Alberto Rossini