Home Attualita Il primo pub d’Italia brinda ai suoi 60 anni

Il primo pub d’Italia brinda ai suoi 60 anni

LA STORIA. Il Rose&Crown a Marina centro. Una storia riminese di “testa e di cuore”

Quando ha aperto i battenti, nel lontano 1964, ha portato una ventata di inedita anglofonia in Italia. Oggi, a distanza di sessant’anni, il Rose& Crown conserva ancora lo stile inglese.

Mode e tendenze non hanno mai influenzato il locale di Marina centro, a Rimini, anzi proprio per questo il suo“British style” è sempre di moda.

Alduino ‘Richard’ Di Angelo, lo storico titolare, sorride sornione. E fa un cenno di intesa al figlio Roberto, al quale da qualche tempo ha passato il testimone.

Il prossimo agosto spegnerà 72 candeline, di cui quasi 50 anni trascorse al bancone del Rose& Crown.

“Li ho vissuti bene. Sapevo che avrei trascorso ogni sera al pub ma non avevo idea di come si sarebbe svolta la serata. Dirigere il Rose& Crown non è mai stata una routine”.

Oggi, però, in prima fila c’è suo figlio Roberto, classe 1983.

“Il passaggio generazionale è inevitabile, al Rose& Crown come in qualsiasi altra azienda.

Lo vivo serenamente, anche se a volte mi manca il contatto quotidiano con le persone.

I genitori possono consigliare i figli, ma mai forzarli. E io non ho mai imposto a Roberto di prendere il timone del pub.

Il lavoro fa crescere la persona, dà gratificazioni economiche ma deve piacere altrimenti diventa una sofferenza. Roberto è bravo, è portato ma la scelta di proseguire la dinastia dei Di Angelo al Rose& Crown è tutta sua”.

Il suo è anche un osservatorio della Rimini turistica. Com’è cambiata in questi anni?

“In sei decenni è normale che si modifichino usi e costumi, abitudini e psicologia. Negli anni Sessanta, Rimini era una vera capitale turistica del mondo.

Grazie alle agenzie di viaggio, la nostra Riviera era la patria di inglesi e scandinavi, e l’aeroporto Fellini in estate era lo scalo più frequentato d’Italia.

Quei tempi non esistono più, se non nelle cartoline e nei ricordi.

Il turista oggi si muove da solo, prenota su internet, ci sono nuovi competitor come la Spagna e la Grecia.

Ma anche Rimini e la sua offerta si sono modificate.

La classe politica e dirigenziale ha avito un grande intuito quando ha compreso che era necessario destagionalizzare il turismo. Il comparto fieristico- congressuale è stato decisivo in questo senso: ha positivamente ‘costretto’ l’industria turismo a cambiare passo, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Rimini ha fatto grandi passi in avanti ma altri ne restano da compiere”.

Faccia qualche esempio.

“L’aeroporto è un asset strategico per il turismo, sia fieristico-congressuale sia quello più tradizionale. Mentre lo scalo di Bologna fa il 95% dei passeggeri del’intera Emilia-Romagna, il ‘Fellini’ non è ancora riuscito a fare il necessario scatto in avanti. Ma tutto il territorio deve comprendere che l’aeroporto è strategico per la nostra economia e impegnarsi di conseguenza, perché è il territorio che vince, mai il singolo”.

Chi sono oggi gli avventori del Rose& Crown?

“Sono cambiati esattemente come si è modificato il turista che sceglie la Riviera.

Certo, siamo ancora un pub dove convivono allegramente avventori che vanno dai 16 agli 80 anni. Ci scelgono tedeschi, inglesi, scandinavi, belgi e olandesi ma si stanno affacciando anche nuovi turisti come polacchi e della Repubblica Ceca”.

Da quante persone è formata la vostra squadra?

“A pieno regime, l’ultima stagione ha visto in campo 16 dipendenti nel periodo invernale, e più del doppio in estate tra part time, tempo pieno e ragazzi che non possono lavorare dopo le ore 22.

Ma quello dei collaboratori è un tema davvero serio. La naturale inclinazione dei giovani riminesi a fare esperienza, perlomeno nel periodo estivo, non è da tempo più una sana abitudine”.

Con 60 anni di storia alle spalle potrebbe scrivere un libro. Ci racconti il Rose& Crown in due episodi.

“Nel 1990 gli inglesi riempivano le sale per seguire i Mondiali di calcio. In una sera mangiarono 800 uova.

Ma la vera lezione me l’ha offerta un inglese in un pomeriggio uggioso di luglio. ‘Che tempo di m….’, lo incalzo per fare conversazione. ‘ What’s the problem?’, mi risponde. Al Rose& Crown c’è sempre lo stesso tempo”.