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Il Piano della Provincia

Cancellata amministrativamente e politicamente, sei anni dopo è ancora viva, gestisce settori importanti come edilizia scolastica, viabilità e pianificazione territoriale di area vasta, e un portafogli di oltre 20 milioni di euro di interventi nel 2021. La Provincia di Rimini c’è e vuole battere più di un colpo. Il presidente Riziero Santi ne è convinto.

Doveva essere chiusa, oggi a Rimini gestisce 8 milioni di euro l’anno solo di strade. La Provincia è un collettore tra comuni, regione e cittadini?

“Le Province, così come riformate dalla legge n. 56/2014, svolgono ancora funzioni fondamentali per la collettività, anzi direi essenziali, e negli anni dei pesanti tagli imposti dai Governi nazionali mi pare che ci siamo accorti tutti della loro importanza. Edilizia scolastica, viabilità, pianificazione territoriale di area vasta, programmazione del trasporto pubblico locale, pari opportunità: sono queste le principali funzioni che la legge assegna oggi alle Province. La parte del leone nel nostro bilancio la fanno la viabilità (manutenzione ordinaria e straordinaria di strade e ponti sulla rete viaria provinciale) e l’edilizia scolastica (progettazione e realizzazione di scuole destinate all’istruzione secondaria superiore, manutenzione ordinaria e straordinaria delle stesse, fra cui adeguamenti alla normativa antisismica e antincendio).

Quest’anno le risorse complessive (fra proprie, regionali e statali) ammontano a circa 13 milioni di spesa prevista per l’edilizia scolastica, di cui 11,7 per investimenti, e circa a 8 milioni per la viabilità, di cui 5,8 per spese in conto capitale. Nel 2014 i tagli avevano ridotto queste risorse a circa 400 mila euro per le scuole e a 735 mila per le strade: penso che questi numeri siano sufficientemente eloquenti per comprendere il danno che si è causato non tanto alle Province, quanto all’intera collettività”.

Nel 2013 il governo Letta con disegno di legge inizia la lotta per l’abolizione delle Province, considerate un fardello inutile da estirpare. Il ruolo politico odierno è sicuramente meno ‘ingombrante’ di allora, ma le Province sono rimaste. Per la paura di tagliare o perché ricopre un ruolo insostituibile?

“La lunga storia dei tentativi di abolizione e poi della riforma del 2014 dovrebbero aver insegnato almeno una cosa: l’architettura del sistema istituzionale, che deve governare un Paese di 60 milioni di abitanti e una società sempre più complessa, non si modifica eliminandone una parte senza predisporre un suo nuovo disegno complessivo, coerente e funzionale.

È velleitario ancora prima che demagogico. La complessità non si governa con ricette semplici e slogan, anche se far credere alla gente questa bufala pare più facile che lavorare sodo, con serietà e responsabilità.

L’attuale sistema istituzionale articolato su tre livelli, che colloca le Province in posizione intermedia, le rende non solo insostituibili ma indispensabili, come la storia degli ultimi cinque anni ha reso evidente. È per questo che ritengo fondamentale che il loro ruolo sia maggiormente legittimato e potenziato, facendo tornare in capo alle Province quelle funzioni che riservano loro gli ambiti ottimali, scientificamente determinati”.

I bilanci, però, sono molto dimagriti. Come riesce oggi la Provincia a conciliare passato, presente e rendiconti?

“Dopo i pesanti tagli postriforma Delrio, con il contributo allo Stato che aveva ridotto le capacità di spesa al lumicino, da un paio di anni c’è stata oggettivamente una inversione di tendenza. Ci si è resi conto che le funzioni lasciate in capo alle Province non sono a costo zero e che rivestono carattere essenziale, quindi siamo tornati a poter contare su bilanci più adeguati. Ma pur sempre insufficienti per rispondere totalmente alle legittime richieste del nostro territorio che ha bisogno di scuole moderne e sicure, di strade e ponti altrettanto sicuri e funzionali.

Il passato, il presente e i bilanci li conciliamo guardando al futuro e lavorando a testa bassa”.

Facciamo i conti. Strade e scuole al primo posto. Per i detrattori, però, la spesa per gli stipendi resta troppo alta.

“Probabilmente chi lo afferma non sa di cosa parla. L’organico si è più che dimezzato rispetto agli anni precedenti la riforma del 2014 e le spese per stipendi nella Provincia di Rimini si sono ridotte da una media annuale di 12,9 milioni di euro nel triennio 2011/2013 ai 4,3 milioni del 2020. Ovviamente i dipendenti vanno comunque pagati per il lavoro che svolgono”.

La Provincia di Rimini conta 98 dipendenti e 2 soli dirigenti. È un’anomalia in regione. ForlìCesena è più difficile da governare, che ha più dirigenti?

“Confrontando i dati sul numero di dipendenti e dirigenti delle Province emiliano-romagnole salta subito all’occhio che noi siamo l’unica Provincia con meno di 100 dipendenti (le altre ne hanno in media più di 150) e due soli dirigenti (come le altre due province romagnole). Penso che quella di Rimini sia la Provincia più ‘snella’ per ragioni di buona programmazione ma soprattutto storiche.

La nostra è una Provincia giovane, nata solo 25 anni fa dal Circondario, che si è potuta costruire ex novo sulla base di una pianificazione fondata sulle funzioni attribuite. Vero è pure che dopo la riforma del 2014 l’ente ha perduto troppo personale, anche in rapporto alle funzioni residue, il che ha creato difficoltà non lievi per portare avanti tutto il lavoro nei tempi stabiliti. Proprio per questo dall’anno scorso è in corso un potenziamento della struttura tramite concorsi, mirato in primo luogo ad irrobustire le due funzioni fondamentali: viabilità ed edilizia scolastica”.

La sede di Corso d’Augusto sembra svuotata, depotenziata. Cosa ‘contiene’ oggi?

“Quella era la sede di rappresentanza e della Presidenza della Provincia. Ho preferito portare il mio ufficio nella sede operativa di via Dario Campana, risparmiando nella gestione e potendo così stare al fianco dei funzionari e dei dipendenti. Allo stesso tempo abbiamo deciso di mettere a reddito la sede di corso d’Augusto concedendola in affitto agli ordini professionali tecnici, raggruppati nella Fondazione Rete Professioni tecniche Provincia di Rimini, che allestiranno la ‘Casa delle professioni’: svolgeranno iniziative di formazione, qualificazione, orientamento e informazione. Inoltre, parte dell’immobile viene utilizzato dall’Ufficio Scolastico Provinciale, in virtù degli obblighi previsti dalla Legge, e dalla mostra permanente sulla Rimini Romana”.

Le Province gestiscono risorse in settori strategici eppure sono totalmente assenti dal dibattito pubblico. Un ‘imbavagliamento’ normativo?

“Partiamo da una premessa. Nel dibattito pubblico è importante esserci quando il sistema istituzionale attribuisce al soggetto ruolo e funzioni nella materia di cui si discute. Così come oggi sono disegnate le Province, piaccia o meno, possiamo e dobbiamo far sentire la nostra voce sulle materie che ci competono e, ovviamente, ogniqualvolta la situazione richiede un ruolo sovracomunale, come è accaduto quest’anno con l’emergenza pandemica che ci ha richiesto un ruolo di coordinamento e interlocuzione su diversi fronti.

La Provincia, anche prima della riforma del 2014, era un ente intermedio fra Comuni e Regioni, e nel dibattito pubblico i riflettori dei media sono sempre principalmente puntati su questi livelli più che sulle Province. Ma l’importante non è essere visibili a tutti i costi, ma svolgere bene il proprio lavoro.

Se poi oggi guardiamo a temi come l’eolico in mare, Metromare e la nuova viabilità in Valmarecchia credo che la presenza della Provincia di Rimini nel dibattito pubblico – in primo luogo come soggetto di innovazione e cambiamento per il territorio – non sia trascurabile”.

L’assetto attuale della Provincia presenta almeno tre punti critici: l’elezione indiretta del Presidente e del Consiglio provinciale, l’incertezza del quadro finanziario in cui opera, la difficoltà di riordinare le funzioni di area vasta nel nuovo sistema.

“Occorre avere le idee chiare sulla complessiva architettura che si vuole dare alle istituzioni, capire chi fa cosa senza creare sovrapposizioni, doppioni e conflitti d’interesse, usare strumenti matematici e delle scienze sociali per individuare gli ambiti ottimali entro cui un ente svolge le sue funzioni. Poi dovrebbero venire i dettagli, importantissimi ma pur sempre conseguenti al disegno generale.

Dei tre punti critici il riordino delle funzioni di area vasta attiene al disegno complessivo e all’idea di governance che si intende costruire, le risorse vengono subito dopo ed è chiaro che devono iscriversi in un quadro il più possibile certo. Se le Province verranno legittimate pienamente e potenziate, come auspico, tornare all’elezione diretta degli organi politici sarà la conseguenza naturale delle cose.

Dobbiamo spingere per una revisione della legge 56/2014 e a livello regionale per una revisione della L.R. 13/2015 in modo che alcune funzioni tornino alle Province. Il riordino territoriale dovrebbe culminare in un nuovo Testo Unico delle Autonomie locali”.

Come fa il sindaco di un Comune ad essere anche Presidente della Provincia? Non c’è conflitto d’interessi?

“Questo è senz’altro uno dei punti critici della riforma del 2014, tuttavia io cerco di portare la mia esperienza di Sindaco come valore aggiunto al mio ruolo di Presidente. Da Sindaco ho a che fare tutti i giorni con i problemi della gente e con le fragilità del territorio, da Presidente ho la possibilità di avere uno sguardo largo e di essere incisivo nelle scelte. Da questa duplice visione nasce la mia battaglia per la perequazione e quindi per una equa distribuzione delle risorse sul territorio per bilanciare le opportunità fra le piccole e le grandi realtà territoriali, che è uno po’ lo scopo di un ente di coordinamento come la Provincia”.

Bilancio 2021: quali saranno le opere e i progetti più importanti che la Provincia andrà a finanziare nel prossimo anno? E quelli già in corso d’opera?

“Vorrei sottolineare che nel 2021 entrerà nella sua fase cruciale il processo di definizione del Piano territoriale di Area vasta (PTAV) che manderà in pensione il PTCP.

Il PTAV sarà un autentico piano strategico che delinea una filosofia di sviluppo e un contesto entro cui muoversi, e non solo un documento a cui conformarsi. Qui non entrano in gioco tanto le risorse finanziarie ma un’idea e un progetto di futuro, penso sia importante metterlo in evidenza.

Il prossimo anno sono poi previste risorse per l’edilizia scolastica pari a circa 6,7 milioni di euro e a 6,3 milioni per la viabilità. Previsioni di bilancio a parte, per il 2021, anche in ragione dei finanziamenti arrivati in corso d’anno, sono inseriti in programmazione interventi per oltre 20 milioni di euro, di cui circa 7 per la viabilità, destinati principalmente alla manutenzione dei ponti e alla stabilizzazione di movimenti franosi, e 13,5 per le scuole, concentrati soprattutto sugli adeguamenti sismici”.