Home Editoriale IL NUOVO PAPA Una Chiesa più “Cattolica”

IL NUOVO PAPA Una Chiesa più “Cattolica”

Non è facile centrare l’obiettivo di questo commento, perché mentre lo scrivo i cardinali stanno entrando in Conclave ed esiste la concreta possibilità che quando il lettore avrà in mano questa pagina il nome del nuovo pontefice sia già noto. I tempi dell’editoria settimanale non sempre corrispondono a quelli del Signore, sarà dunque quel che sarà.

I media italiani si sono sprecati nell’individuare i potenziali candidati al papato, leggendo però la situazione con categorie che non appartengono alla vita della Chiesa e ancor meno al collegio dei cardinali, come la divisione schematica fra progressisti e conservatori. Anche perché tante biografie ci dicono che uno può apparire molto aperto alle tematiche sociali, ma profondamente conservatore sui valori più tradizionali (è per esempio il caso degli africani), mentre altri non vedono di buon occhio una chiesa troppo coinvolta nelle vicende del mondo (migrazioni, ecologia, pace) per il rischio di “annacquare la sua dimensione sacrale e liturgica”.

In realtà sembra che gran parte dei cardinali sia sulla linea di confermare e “dare gambe” alle tante piste che papa Bergoglio ha aperto, senza dover pensare di nominare necessariamente una sua fotocopia. Del resto ogni Papa ha il suo carisma, la sua personalità, la sua storia… L’elemento non nuovissimo, ma certamente rilevante di questa elezione, è stato l’impegno di papa Francesco a portare al centro della Chiesa le periferie geografiche e umane. Davvero oggi si può ben dire che la Chiesa è ancor più “cattolica”, universale. Roma rimane il luogo delle “radici”, ma la Chiesa ormai è un fenomeno globale; i suoi grandi numeri non appartengono più all’occidente, ma al Sud del mondo; il suo sguardo è rivolto con forza ad Oriente (si pensi all’accordo vaticano con la Cina, il nome di uno dei papabili è delle Filippine…), i temi e la lettura del mondo non appartengono più solo alla nostra cultura… Quel che sembra certo, favorito anche dall’enorme attenzione mondiale e dall’impressionante flusso di popolo che ha salutato Francesco, è che il prossimo Papa dovrà misurarsi con alcuni aspetti, che ormai sono entrati nel cuore della gente e non solo dei fedeli.

Francesco aveva vissuto la dittatura, le crisi economiche dell’Argentina, si era mosso in città in metropolitana. Questo gli facilitava un contatto immediato con le persone. Così la gente lo sentiva vero, uno di loro, credibile anche quando diventava tagliente e provocatorio. Per lui comunicare significava incontrare le persone dove sono e come sono.

Sono così nate le figure di “ospedale da campo”, il pastore che ha l’“odore delle pecore”, la “Chiesa in uscita”… Difficile fare passi indietro rispetto a queste immagini, che in sè sono trattati di teologia.

Il suo è stato un messaggio evangelico di mitezza e di speranza in un mondo zeppo di sfrontatezza e di arroganza. Immersi poi come siamo in una cultura di menzogna dire la verità diventa rivoluzionario.

Al Papa che viene i nostri auguri e la nostra preghiera. Lo Spirito Santo poi ci metterà del suo.