Il mio amico poliziotto di quartiere

    Antenne allerta, fiuto da segugio e falcata allenata. Si muove solerte tra strade e piazze. Vigila attento e instaura rapporti di fiducia con i cittadini. Non è un poliziotto della Volante e nemmeno un addetto alle squadre investigative. Si tratta del nuovo “custode” metropolitano, il poliziotto di quartiere.
    Istituito come figura nel 2003, oggi raccoglie i primi frutti di una lunga semina. Non abbondante, almeno a sentire gli ultimi dati della Corte dei Conti italiana che ha bocciato il progetto.
    Ma se a livello italiano le cose non sono andate come si sperava, a livello riminese si respira tutt’altra aria. Anzi, “sta prendendo sempre più piede e i benefici che se ne traggono sono molteplici”, spiega soddisfatto Simone Pineschi, capo ufficio gabinetto della Questura.
    Dal 2003 ad oggi, il progetto del poliziotto di quartiere è diventato un punto di riferimento. Partito in sordina, con appena 4 presenze in sole due aree, sono bastati i primi risultati positivi per aumentare personale e aree. Attualmente sono 8 i poliziotti a pieno regime in 4 zone ben definite della città, 2 per ogni area.
    “È prevista la zona centro-nord, la zona centro-sud, Marina Centro e Miramare”, precisa Pineschi. Proprio perché si tratta di quartiere, parola dal sapore antico quanto familiare, i poliziotti impiegati sono sempre gli stessi, questo, ovviamente per creare un vero e proprio legame con i residenti, “tant’è che in molti individuano prima la persona e poi il poliziotto”. Solo nei mesi estivi “le solite due facce” sono affiancate, per motivi di sovraffollamento, da forze militari. A sostenere le parole arrivano puntuali come sempre i freddi dati statistici: nel 2009 sono state 970 le pattuglie in tutte 4 le aree; 500 persone identificate; 4.600 contatti con esercizi commerciali; 52 incontri all’interno del “Progetto anziani” e 6 per l’iniziativa all’interno delle scuole, il tutto condito anche da 3 arresti.
    A proposito di manette ai polsi, nei primi quattro mesi del 2010, sono già due le persone fermate, l’ultima è stata un ungherese (scovato all’interno di una sala giochi di Marina centro) sul quale spiccava un mandato d’arresto internazionale.

    Chi è il poliziotto di quartiere?
    Ma chi è il poliziotto di quartiere? La rivoluzione ha un sapore antico, in quanto oltre a essere appiedato come nei decenni passati, deve riuscire a infiltrarsi nel tessuto sociale, non solo come poliziotto, ma anche come amico a cui rivolgersi con fiducia. Una figura che garantisca sicurezza, ma anche familiarità. Il passaggio da poliziotto di pattuglia, ad esempio, a quello di quartiere, non è automatico e i requisiti caratteriali per diventarlo, oltre ai corsi di formazione obbligatori, sono fondamentali. Il coordinatore ispettore capo Cangiotti non ha dubbi: “Forte sensibilità a socializzare e massima disponibilità nell’ascoltare gli altri sono alla base… altrimenti lo scopo di creare un rapporto di fiducia viene a mancare. E poi l’esperienza… solo il personale operativo con 10/15 anni di attività viene trasferito per questo tipo di mansioni”.

    L’esperienza di Piero
    Dal canto suo, chi può saperlo meglio del diretto interessato? Piero, poliziotto di quartiere da diversi anni, non nasconde due caratteristiche imprescindibili: la disponibilità e l’essere estroverso. “Nessuno verrà mai a farti una segnalazioni o a indicarti qualcosa di sospetto se si trova di fronte una persona musona e chiusa”, chiarisce Piero che, proprio grazie al suo buon carattere, nella zona centro nord di Rimini dove presta servizio, è conosciuto da tutti e tutti lo considerano un’ottima spalla sulla quale contare. Certo, il rapporto si è rodato e affinato nel tempo, tant’è che se prima i cittadini gli chiedevano se fosse successo qualcosa, oggi, se non lo vedono per qualche giorno, si preoccupano e lo chiamano. È proprio grazie a questa intesa che si crea una rete virtuosa di scambi d’informazioni più o meno utili per tenere sotto controllo il territorio. “Ogni contatto, così li chiamiamo in gergo, viene registrato sul nostro computer palmare e poi scaricato direttamente nell’archivio della Questura. Così non viene perso nulla”, spiega mentre ci mostra il funzionamento di quel piccolo ma utilissimo marchingegno dotato di un software apposito per il poliziotto di quartiere. Ma l’intero kit degli accessori non finisce qui: oltre al computer palmare, il poliziotto di quartiere è dotato di pistola, manette e radio portatile. La stessa divisa è stata rivisitata in chiave più elegante, in stile blu coloniale con berretto alla francese. E poi, per finire, Piero mi mostra il suo biglietto da visita che ormai possiedono tutti i commercianti della sua zona: “ci sono scritti i numeri di telefono”.

    Gli interventi sul territorio
    Quali sono le maggiori tipologie di reato denunciate dai poliziotti di quartiere? A dispetto degli altri colleghi, il poliziotto di quartiere svolge un’attività di prossimità, di vicinanza ai cittadini, e quindi prende in carico ogni segnalazione e procede con le dovute verifiche. A Rimini si tratta per lo più di questioni legate alla microcriminalità come furti, borseggi, parcheggiatori e venditori abusivi, problemi di sicurezza per gli anziani.
    “Gli uffici postali – riprende Pineschi – sono quelli che teniamo più sottocchio, soprattutto durante i giorni di ritiro delle pensioni. In quei casi mettiamo in allerta gli anziani, diamo loro piccoli consigli per diffidare da chiunque li voglia raggirare, li accompagniamo in caso di difficoltà”.
    Un meccanismo maturato e affinato nel corso degli anni che ha permesso di smascherare diverse truffe.

    Marzia Caserio