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Il giovane Lord? Uno scimmione

Il circo - PH Michele Monasta

In prima italiana al Maggio Fiorentino l’opera comica scritta da Henze su libretto di Ingeborg Bachmann 

FIRENZE, 31 maggio 2025 – Un libretto comico, dai contorni grotteschi. Ispirandosi a una novella tedesca, la scrittrice Ingeborg Bachmann immagina una surreale vicenda ambientata nel 1830, quando l’ondata della rivoluzione francese e le imprese napoleoniche avevano sconvolto l’Europa, lasciando più che mai disorientata la perbenista provincia tedesca. Der junge Lord, il libretto realizzato per Hans Werner Henze (cui la Bachmann era legata da un collaudato sodalizio artistico), rappresenta una denuncia del conformismo legato a una determinata epoca storica, attuale anche quando quest’opera debuttò a Berlino nel 1965. E, verrebbe da aggiungere, oggi più che mai.

Der junge Lord – PH Michele Monasta

In un’immaginaria cittadina tedesca arriva un eccentrico Milord inglese – parla solo per bocca del suo segretario – con animali al seguito e circondato da inservienti neri: un corteo destinato a sconcertare i notabili del luogo. I comportamenti di Sir Edgard, che rifiuta gli inviti dei cittadini e invece si manifesta interessato e munifico nei confronti degli artisti di un circo italiano, susciteranno ancor più perplessità. Una presenza destinata, comunque, a far deflagrare le contraddizioni di quel microcosmo sociale: dopo un’iniziale diffidenza e paura del “diverso”, gli abitanti del luogo copieranno in modo acritico gli atteggiamenti di Lord Barrat – il supposto nipote di Sir Edgard – che in realtà è uno scimmione antropomorfo, ammaestrato. La musica di Henze aggiunge, poi, un’ulteriore dissacrazione rispetto al libretto e prende le distanze dal rigido dogmatismo imperante negli anni sessanta, rivalutando – sia con veloci sprazzi parodistici sia attraverso esplicite citazioni – l’opera italiana (da non dimenticare che il compositore è stato fra i pochi, nel secondo novecento, a scrivere per il teatro d’opera). L’esecuzione del Maggio Musicale Fiorentino, dove per la prima volta in Italia Der junge Lord è andato in scena con il testo originale tedesco, ha dunque colmato una vistosa lacuna, tanto più che il compositore tedesco è sempre stato legato al nostro paese, in cui si è stabilito nei primi anni cinquanta dopo aver lasciato la Germania.

Sul podio dell’orchestra fiorentina Markus Stenz – assiduo frequentatore della musica di Henze – ha sottolineato le innumerevoli sollecitazioni della partitura, valorizzandone anche le ascendenze operistiche: dagli echi delle farse rossiniane a certe reminiscenze primonovecentesche. E ha tratto dagli strumentisti, che lo hanno corrisposto in modo esemplare, sonorità nitide e cristalline, ben evidenti soprattutto negli interludi. Fondamentale, per la riuscita dell’esecuzione, pure il contributo dell’ottima compagnia di canto. A cominciare dal tenore Matteo Falcier, il giovane Lord del titolo: pur costretto a cantare con una maschera da scimmia sul volto, ha mostrato notevole scioltezza vocale e ottima prestanza fisica. Interprete di Luise l’espressivo soprano Marily Santoro, capace di comunicare nella sua aria l’attrazione per l’improbabile Lord; mentre il suo innamorato Wilhelm era Antonio Mandrillo, ancora un tenore, dall’emissione scorrevole e di ottima tenuta complessiva.
La parte del direttore di circo è stata concepita da Henze per Heldentenor: ruolo ricoperto da James Kee con adeguata sonorità. Un incisivo segretario è stato poi il baritono turco Levent Bakirci, mentre Marina Comparato incarnava, grazie a un’omogenea timbratura mezzosopranile, la baronessa Grünwiesel: prima ostile e poi accondiscendente verso le novità. Fra i notabili cittadini Andreas Mattersberger ha impresso sfumature di ridicolo sussiego al borgomastro; efficacissima, inoltre, Nikoletta Hertsak nel ruolo di Ida, mentre la cuoca giamaicana era la spiritosa Caterina Dellaere. E se è impossibile citare tutti i cantanti, nei panni del personaggio muto di Sir Edgard va ricordato il duttile attore Giovanni Franzoni.

Una lode spetta al coro (preparato da Lorenzo Fratini), assai coinvolto sul versante vocale e scenico. Resta ancora da parlare della messinscena di Daniele Menghini. Il giovane regista ha realizzato uno spettacolo piacevole e spiritoso, che coinvolge, oltre a innumerevoli figuranti, pure una compagnia circense. Potendo contare sulle scene di Davide Signorini, che delineano una visualità Biedermeier con qualche allusione al cabaret berlinese, e sui divertenti costumi di Nika Campisi, tiene conto dei numerosi stimoli offerti dal libretto e ne asseconda il congegno teatrale, ponendo l’accento soprattutto sull’ipocrisia dell’ambiente provinciale. Moltissime le trovate, con l’inevitabile rischio di qualche distrazione, ma l’immagine del bambino vestito da Napoleone che attraversa ogni tanto la scena – materializzazione delle aspettative dei benpensanti come degli anticonformisti – è destinata a rimanere impressa nella memoria.

Giulia  Vannoni