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Il Dio sconosciuto (l’Antico Testamento)

Rome Italy March 08 creation of Adam by Michelangelo

Meditazione sullo Spirito Santo in preparazione alla Pentecoste (1)

Lo Spirito Santo… chi è questo Personaggio, che sfugge a qualunque raffigurazione dai contorni precisi?

Delle persone del Padre e di suo figlio Gesù, la mente umana riesce a concepire l’immagine, i sentimenti e anche la voce, per cui è quasi naturale rivolgersi a loro in preghiera.

Non è così nei confronti dello Spirito Santo, che ci spinge ad immergerci nella lettura della Parola da Lui stesso ispirata, per seguire la progressiva ‘paziente’ rivelazione che Egli fa di sé.

Lo Spirito nell’AT

Sempre, nel corso dei secoli, l’uomo religioso ha intuito la presenza di un soffio divino nelle realtà create, ma per rappresentarlo è stato obbligato a partire dall’osservazione del cosmo.

La primitiva concezione che l’AT mostra della divinità segue i canoni dell’antropomorfismo, proprio dei racconti mitici pagani: a Yhwh vengono attribuite le funzioni caratteristiche degli umani; anch’Egli possiede un respiro e, talora, il suo soffio produce gli stessi effetti della tempesta e del vento (Es 14,21; Sal 18,16).

Con il suo alito Yhwh annienta i nemici e gli empi ( Il suo soffio è come un torrente che straripa… Is 30,28; Gb 4,9) e sottomette le mitiche forze del caos ( Al suo soffio si rasserenano i cieli…, Gb 26,13), ma ciò non significa che l’AT operi una identificazione del vento con lo Spirito di Dio, esso offre, piuttosto, una dimostrazione della signoria divina sugli elementi naturali ( Cavalcava un cherubino e volava…appariva sulle ali del vento…, 2Sam 22,11).

Evoluzione del concetto di spirito

Nella cultura ebraica il concetto di spirito divino ( ruah) ha subito una profonda evoluzione nel corso dei secoli. È scritto ancora con la esse minuscola, perché si cercherebbe invano, nell’AT l’assimilazione del respiro di Dio ad una Persona divina.

Nella Creazione

La primitiva riflessione israelitica lo identifica con una sostanza impalpabile, invisibile, di cui si possono constatare gli effetti: il vento o il respiro degli esseri animati ( Ogni essere che ha un alito di vita nelle narici…morì…, Gen 7,22; Es 10,13; Sal 48,8 ecc). È significativo che nella lingua ebraica il sostantivo ruah sia femminile, esso è, infatti, ritenuto capace di trasmettere la vita, come una madre.

Il progredire del pensiero di Israele elabora una suggestiva teologia della creazione: come nell’uomo la ruah si esprime nella creatività, così in Dio si esprime nell’opera creata per eccellenza: l’universo. Il racconto della genesi del cosmo recita: Quando Dio creò il cielo e la terra, lo spirito di Dio aleggiava sulle acque… (Gen 1,1-2). La cosmologia dell’antico oriente ha bene espresso la funzione fecondante del soffio divino assimilandolo ad un uccello che cova il grande uovo dell’universo, nel quale è racchiuso il germe di ogni vita. Ogni essere vivente risulta, così, pervaso dalla sacralità dello spirito di Dio.

Nell’uomo

Quando ’ Adam viene creato, non solo condivide con tutti gli esseri viventi lo spirito di vita ( ruah), ma la sua argilla riceve qualcosa in più: … il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita (n ešamah). La Bibbia usa questo termine solo in riferimento a Dio (e all’uomo) e l’uomo divenne un essere vivente (Gen 2,7). Ciò lo eleva al di sopra del resto della creazione, partecipandogli, in qualche modo, la somiglianza con Dio, quindi la sua regalità e il suo potere. Per questo ’Adam fa il suo ingresso trionfale nel cosmo come vicerè, con l’autorità di dare il giusto indirizzo alle cose create (Gen 1,26; 2,18-20).

Lo spirito presente nell’uomo produce in lui anche ogni sorta di abilità e talento artistico ( L’ha riempito dello spirito di Dio, perché egli abbia saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro…, Es 35,31-36).

Evolvendosi il pensiero di Israele attribuisce alla ruah umana la sede delle attività spirituali e volitive, delle percezioni e degli affetti (…pentiti, diranno tra loro, con animo ( pneuma = spirito) angosciato, Sap 5,3; Gb 32,8.18); è sinonimo di ‘cuore’ e di ‘ragione’ (… formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo, Ez 18,31).

Nei profeti e nelle guide carismatiche

Talora lo spirito di Dio produce nell’uomo facoltà speciali. L’AT dà particolare rilievo al ruolo di guide carismatiche scelte da Dio per mettere in atto la storia; esse sono periodicamente investite dal suo spirito, che le rende capaci di agire per il bene del popolo.

È il caso dei giudici (Gdc 3,10; 6,34) e dei

re, che l’effusione dello spirito rende collaboratori della divinità, accompagnandoli nel loro governo e nelle imprese ( Samuele prese il corno dell’olio e gliela versò sulla testa e lo consacrò…, e lo spirito del Signore si posò su Davide da quel giorno in poi, 1Sam 10,1ss).

Tra gli attributi degli uomini scelti da Dio un posto di rilievo occupa l’ispirazione profetica; Giuseppe e Daniele riescono ad interpretare anche sogni profetici mediante la ’ruah Elohim.

Molte volte nell’AT ricorre l’espressione ‘la parola di Yhwh giunse a…’, ma non è un semplice arrivare, è un afferrare inesorabile del profeta, che diventa, talora suo malgrado, ministro di essa (Am 3,8) e tramite di conoscenza del progetto di Dio sul suo popolo. Il piano del Creatore si snoda nei secoli con sempre nuove rivelazioni; il profeta Geremia svela una ulteriore dimensione dello spirito: un’alleanza nuova (… porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore, Ger 31,24ss).

Ezechiele ne specifica ulteriormente gli effetti (… vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo…,

Ez 36, 26), così la torah del Sinai non sarà più una rivelazione inafferrabile, anzi l’iscrizione di essa nel cuore dell’uomo produce l’identificazione del pensiero umano e del volere divino: è la circoncisione del cuore.

L’uomo è diventato nuovo, capace di conoscere Dio e di fare la sua volontà.

L’annuncio di salvezza per Israele, che prevede l’effusione dello Spirito, non è più limitata a singoli personaggi, ma è appannaggio dell’intero popolo di Dio.

Il profeta Gioele ne descrive anche gli effetti carismatici (Gl 3,1ss); a questo oracolo farà riferimento il discorso di Pietro il giorno di Pentecoste (At 2). (1- continua)

Laila Lucci